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Jacopo Fo, il gran figlio di papà

Creato il 20 novembre 2011 da Albertocapece

Jacopo Fo, il gran figlio di papàMolti anni fa alcune ricerche condotte in Inghilterra e Usa stabilirono che l’intelligenza umana tende alla media. Il che in soldoni – facendo la tara dell’influsso dell’ ambiente -vuol dire che puoi essere intelligentissimo anche se sei figlio di due imbecilli e puoi essere imbecille se sei figlio di due geni. E’ uno dei casi in cui la lotteria del Dna è assolutamente democratica: al contrario di altre strutture fisiche, dei colori di pelle, occhi e capelli, di lievi differenze metaboliche, il cervello è una struttura così complicata, che richiede l’intervento di tanti e tali geni, di così complesse condizioni di crescita  che alla fine il risultato è prevalentemente medio.

Ma questa cosa deve essere sconosciuta alla stampa e al Paese in generale, perché basta essere figlio di, cugino di, talvolta amante di, anche se questo non implica fattori ereditari per trovarsi spalancate le porte dei giornali, qualsiasi fesseria si dica, specie se questa va ad omaggiare i nuovi potenti, quasi fosse un inchino a corte. E così con tante risorse intellettuali che ci sono in queste Paese e che vengono trascurate, trasparenti come fantasmi per il fatto di non essere figlie di premi nobel, ci tocca sopportare la lettura di un pezzo risibile e sgangherato di Jacopo Fo, adontato per il fatto che in “Servizio Pubblico” siano apparsi alcuni indignati con la tipica maschera di V per Vendetta.

Ora  ho troppi anni per indignarmi allo stesso modo delle nuove generazioni, ma all’illustre figlio di sarà sfuggito che quella maschera è diventata in tutto il mondo un simbolo di ribellione, peraltro assai spesso pacifica, contro i poteri forti o forse non è sfuggito, ma l’occasione di far capire al nuovo governo da che parte sta con un pretesto evidente, è risultata così incontenibile che non pur non avendo nulla da dire lo ha detto. Così  il rampollo, passato dalla difesa di brigatisti rossi, al punto G, dal comunismo alla sessualità con la quale pare trovarsi assai più a suo agio, si è slanciato in una filippica contro quelle maschere accusate di essere segno di crudeltà, di amore per la tortura, di antipacifismo e fascismo.

Perché se voi non lo sapeste (ma il pezzo lo potete leggere qui) bisogna cambiare le cose ridendo e salotteggiando, come del resto fa lui e per carità senza contestare il potere più di tanto perché “la situazione è tragica, se non riusciamo a ottenere alcuni essenziali cambiamenti, milioni di italiani rischiano di non avere più le medicine salvavita. In Grecia sta succedendo questo.”

Naturalmente sta succedendo per le maschere non per i diktat europei, non per la nullità della signora Merkel, non per la volontà della finanza internazionale e non per Papademos mandato ad Atene come commissario del Fmi. A volte mi chiedo se è maggiore la stupidità travestita dal banale bon ton del chiacchiericcio sulle spinte gentili e su un misterioso pensiero trasversale che io so dove potrebbe collocarsi alla perfezione o sia prevalente il conformismo truccato e alla fine servile di chi ha il sedere al caldo. non per meriti prorpi, ma di famiglia.

Anzi è stato proprio questo atteggiamento di tanta parte dell’ establishment dell’informazione e dintorni che ci ha regalato il ventennio berlusconiano, il deserto culturale e politico nel quale ci muoviamo, l’inazione che ha contraddistinto tanti di noi, la rassegnazione che è diventata un modus vivendi e che con l’emergenza si vuole radicare ancora di più.

Ma il papà non gli ha insegnato nulla? O gli ha permesso solo di essere immeritatamente sotto i riflettori? Ma si, ecco la maschera che veramente mi fa paura : quella del cinismo e dell’indifferenza travestita e trasversale dei figli di.

 


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