(…) Risalimmo il crinale che portava al bosco. Avevo portato la pila e il mio coltello a scatto italiano, che mi aveva accompagnato durante tutta la guerra d’Algeria: la lama misurava quindici centimetri e, con entrambi i lati taglienti come un rasoio, era un’arma temibile. Guido aveva preso una pala e aveva imbavagliato Ahmed. Lui non reagiva, come una pecora che va al macello; sapeva bene che niente poteva cambiare il suo destino. Impiegammo dieci minuti buoni a raggiungere la fossa che avevo scavato. Guido non smetteva di chiedermi:
- Sei sicuro che sia per di qua?Conoscevo tutti gli angoli del bosco e mi ci sarei orientato anche a occhi chiusi. Arrivati al luogo prescelto, senza avvertirlo, colpii nello stomaco Ahmed, che crollò con un tonfo sordo sulla terra ricoperta di foglie. Gemeva ininterrottamente sotto il bavaglio (…)