Un formaggio giapponese? Un nuovo SUV coreano? Una nuova catena di fai-da-te cinesi?
Niente di tutto questo.
Jakomaki è un quartiere di Helsinki, con la sua scuola di 500 studenti circa, dai 7 ai 16 anni, per il 35% di origine straniera.
Dai 7 ai 16 anni perché in Finlandia la scuola primaria è unica: dagli anni 70 i nove anni della scuola dell’obbligo sono stati unificati.
All’uscita non ci stanno genitori, nonni o babysitter:dopo mangiato i bambini si mettono gli scarponi pesanti e tornano a casa da soli. Ma la scuola non chiude, resta aperta fino alle nove di sera per le riunioni, per le famiglie, per i lavori di gruppo, per i corsi di recupero, per chi voglia usarla e senza pagare alcunché.
Su ogni banco c’è un computer portatile, ma questa non è una scuola d’elite: è una scuola normale, nella Finlandia i cui studenti sono sempre in testa nelle classifiche sull’istruzione dell’OCSE.
Nei primi anni le classi sono più numerose, con una sola maestra, negli ultimi anni ci sono meno studenti per classe e insegnanti specializzati per singole materie, oltre a docenti ad hoc per i ragazzi che hanno bisogno di sostegno.
Ma in altri Paesi europei vi è scuola unificata, servizi gratis, vita di quartiere, alta tecnologia, autonomia dei bambini. Cosa c’è in più a Jakomaki?
Buoni insegnanti.
In Finlandia per insegnare dalle elementari in su bisogna prendere un master: i corsi sono a numero chiuso e l’anno scorso l’università di Helsinki ha accettato solo il 9,8% delle domande. Gli stipendi sono più alti dell’Italia, ma comunque inferiori a quanto potrebbe guadagnare un altro laureato con master, nel pubblico o nel privato.
Cosa fa la differenza? Il ruolo sociale attribuito a chi insegna.
A Jakomaki la scuola gestisce direttamente “solo” 230 mila euro all’anno, su un totale di 4 milioni 410 mila aeuro di spese complessive, oltre a 150 mila euro per prevenire gli abbandoni degli studenti a rischio. In Italia, una scuola più o meno simile gestisce meno di 10 mila euro all’anno.
Ma non pensiate che la scuola Finlandese sia lussuosissima. Questo è il dato più stupefacente: è stato calcolato che uno studente italiano, che deve pagarsi libri e mensa, riceve in media il valore equivalente di 8.263 dollari, mentre uno studente finlandese (al quale lo Stato passa anche l’apparecchio per i denti) riceve in media 8.048 dollari.
E non è finita qui
Le ore obbligatorie annue a scuola alle elementari sono 891 per l’Italia e 608 per la Finlandia, contro una media di 781 della UE. E al liceo
La spesa scolastica si divide a metà tra Stato e Comuni e insegnanti e professori sono dipendenti comunali. Un decentramento spinto per una scuola uniforme: i test sulla qualità degli istituti scolastici danno gli stessi risultati in tutte le scuole del Paese: le differenze tra migliori e peggiori si spalmano all’interno delle scuole, non tra una scuola e l’altra.
Un utlimo dato: la Finlandia spende per l’istruzione il 12,6% del totale della spesa pubblica; l’Italia il 9,5%; la media UE è del 12,2%. Ma se anche l’Italia spendesse il doppio rispetto ad ora, i risultati sarebbero forse peggiori, perché non solo gli esperti di organizzazione, ma anche il buon senso insegna che prima ci si organizza e poi si spende, mentre in Italia non ci si organizza e si buttano i soldi.
Per forza che poi c’abbiamo (avuto) il trota nel consiglio regionale lombardo…
P.S.: questo post inaugura un nuovo tag: “Paesi nei quali trasferirsi“. Prevedo che a breve sarà quello con più post al suo attivo.
PP.SS.: lo so che in Finlandia fa un po’ più freddo che a Honolulu, però con gli opportuni accorgimenti ci si può scaldare lo stesso…
Graziella Schazad – Take on me