JAMES DEAN morire di velocità

Creato il 02 dicembre 2010 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Sono trascorsi oltre 50 anni, ma resta ancora intatto il mistero sulla tragica fine di James Dean. La morte dell’attore, mito del cinema mondiale, è ancora oggetto di domande e dubbi. Sulla dinamica dell’incidente, che ha stroncato la vita del giovane “ribelle”,  si riscontrano molte incongruenze ed interrogativi che il documentario in onda su History Channel cerca di risolvere.

James aveva una forte passione per il cinema e per le auto. Aveva la velocità nel sangue, amava le gare, amava la sensazione di libertà legata alla velocità.

La figura del “ribelle” incarnata dall’attore fu, sin dall’inizio, assunta come propria dalla nuova tendenza giovanile, restò a Hollywood appena diciotto mesi ed ebbe il tempo di recitare solo in tre pellicole ma, pur in questo esiguo arco di tempo, rivoluzionò non soltanto la vita di milioni di teen-ager, ma anche lo stile di recitazione di parecchi attori cinematografici.

James Dean, all’anagrafe James Byron Dean, morì il 30 settembre del 1955 a soli 24 anni, mentre veniva trasportato per emorragia all’ospedale di Paso Robles in California. La sua Porsche Spyder 550 si scontrò con un’auto, una Ford del 1950, condotta da uno studente di 23 anni, Donald Turnipseed.

Secondo la versione ufficiale, l’auto guidata dallo studente, svoltò a sinistra tagliando la strada al giovane attore, forse per distrazione. L’impatto fu devastante.

Con la morte di James Dean, uomo, prende vita James Dean, il mito. Solitario, irrequieto, dal fascino un po’ tenebroso, un eroe per la gioventù americana,  in grado di rappresentarne lo straniamento, di denunciarne l’incomprensione, di esorcizzarne la solitudine.

James, viaggiava a velocità sostenuta ed era diretto a Salinas per partecipare ad una gara automobilistica, nonostante l’amore per le competizioni su 4 ruote ed i motori,  Dean era sostenitore di una campagna sociale per scoraggiare i giovani a viaggiare ad alta velocità, quindi sembra strano che stesse correndo come un folle.

Resta il fatto che  era un pilota e non temeva la velocità, faceva parte della sua personalità. Più forte correva e più amava correre,  aveva i soldi e poteva permettersi il meglio in fatto di auto. Nel 1953 la Porsche Spyder 550 era un’auto sportiva efficace e sensibile, la più potente e veloce, la leggerezza della vettura (590 kg), la penetrazione aerodinamica e la buona distribuzione delle masse, consentivano di raggiungere la velocità di 220 km/h, con capacità di accelerazione  da 0 a 100 km/h in meno di 10 secondi, mantenendo spiccate doti di agilità direzionale.

Jimmy la acquista e porta la sua passione sui circuiti, decide di provarla in una nuova gara e per completare il rodaggio percorre la strada che lo porta al circuito, ma non ritornerà più da quel viaggio verso una nuova gara, un viaggio che si concluderà in tragedia.

La Porche finisce sul bordo della strada, esplosa, disintegrata, un impatto violento al quale l’auto non resiste, i pezzi schizzano da tutte le parti.

Cosa ha provocato l’incidente? Qual’era la velocità sostenuta dal conducente? Chi era alla guida del mezzo?

Grazie a nuove indagini e all’uso della computer grafica è possibile fare luce su questi dubbi e ricostruire le dinamiche dell’incidente, constatando inequivocabilmente che James Dean  era alla guida dell’auto, non ha nessuna colpa per l’incidente, ha frenato prima dell’impatto e stava procedendo a 110/120 km orari su una strada dove il limite era di 90km orari.

Pertanto avrebbe potuto aggirare l’ostacolo imprevisto, continuare a girare altri film e a vivere se fosse andato più lento come del resto egli stesso suggeriva ai giovani dell’epoca.

La morte di James Dean contribuisce a trasformare l’attore in  un’icona che la cultura giovanile ha introiettato, ormai quasi inconsapevolmente, e la cui leggenda continua a perpetuarsi da più generazioni, senza peraltro veder diminuire il suo sottile fascino e la sua attualità. Non è facile trovare un altro personaggio che, al suo pari, ha influenzato tanto, e così a lungo, i comportamenti, il modo di vestire, dei giovani; al punto da poter affermare che in ogni giovane c’è riposto qualcosa che appartiene a James Dean, prototipo di ogni teenager e che la sua morte è degna del mito del ribelle americano.

La grandezza di James Dean, e il segreto del suo incredibile e duraturo successo, consiste nell’esser riuscito, grazie anche al suo indubbio talento, a infondere le pellicole di qualcosa di unico, come lo era la sua irrequieta personalità e, allo stesso tempo, a rendersi interprete universale non soltanto dei giovani americani del dopoguerra, ma anche dello spirito profondo dei giovani d’ogni tempo.


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