Quantunque non ci crediate, James Taylor, in concerto all’Auditorium Conciliazione di Roma il prossimo 30 marzo (http://www.auditoriumconciliazione.it/index.php?option=com_content&view=article&id=163), non vive nel leggendario canyon Laurel in California, ma nel cuore più rurale del Massachusetts, immerso tra olmi e roveri centenari, e antichi binari dei treni che riportano indietro a un passato quasi mitologico degli Stati Uniti.
La vitalità della scena capeggiata da artisti come Jonathan Wilson mantiene viva la fiamma della musica folk-rock alternativa in questo idillico enclave californiano a poche miglia da Sunset Strip e Hollywood Boulevard che ai suoi tempi attrasse artisti del calibro di Jim Morrison, Joni Mitchell, Franz Zappa o Jackson Browne; molto probabilmente non è aliena al revival di interesse per la sua musica, anche se Taylor ha sempre mantenuto nel tempo un numero costante di fan assolutamente fedeli.
Dopo tutto si tratta di un musicista con alle spalle cinque Grammy e una statuetta del Rock & Roll Hall of Fame, vinta nel 2000 ed è per questo che in molti conoscono le sue canzoni senza sapere effettivamente chi sia: Taylor è sempre stato un eccellente compositore di testi per altri artisti e una persona con una sorprendente capacità di ispirare il lavoro di altri artisti. Un esempio tra tutti, la sua canzone Something in the Way She Moves, venne usata da George Harrison, che suonò nel primo album di Taylor come amico, nonostante non appaia nei ringraziamenti (James Taylor era stato preso nelle scuderie come primo artista non britannico della casa discografica Apple Records da Paul McCartney; anche lui ha collaborato, però ufficialmente, nell’album prima menzionato) come primo verso della sua famosissima canzone Something.
In parte per la conoscenza dei Beatles e in parte per la qualità delle canzoni, con complesse e profonde strutture armoniche nonostante la semplice apparenza, in parte per la sua natura selvaggia e indomabile dalla tendenza autodistruttiva che faceva presagire una possibile morte prematura, quel disco non passò inosservato, così come non lo saranno i suoi lavori degli anni settanta che lo fecero diventare l’artista di culto odierno, così come qualche altro successo commerciale, come You´ve got a Friend.
Il suo crescente successo anche tra i giovani di adesso si deve probabilmente alla sua posizione nella lotta delle case discografiche contro la musica libera in Internet; Taylor, nonostante il suo talento per la narrazione, è uno dei massimi rappresentanti di quello che possiamo chiamare stile confessionale di scrivere canzoni, non capisce in che forma la musica possa appartenere esclusivamente a nessuno, neanche al suo supposto creatore.
Paul Oilzum
Se affitti uno degli appartamenti a Roma e il 30 marzo partecipi al concerto dell’Auditorium Conciliazione, avrai il privilegio di sentire dal vivo uno degli ultimi artisti degli anni ’60, un’autentica leggenda vivente.
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