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Jamila è troppo bella

Creato il 20 aprile 2011 da Jitsumu

Jamila è troppo bellaJamila non è una giovane ribelle. Veste l’abito tradizionale, ha il capo coperto dal hijab. Ha 19 anni, è alta un metro e ottanta, è educata e molto timida; ed è bella, bellissima. Di una bellezza arcana, magnetica.  La sua unica colpa è questa. E' per questo motivo che i suoi tre fratelli le hanno proibito di continuare a frequentare la scuola, un istituto professionale a Brescia. Nessuna minaccia, solo una nuova regola da seguire senza fiatare: non ti è più permesso di uscire di casa da sola. Jamila ha ubbidito come sempre. Ma questa volta il sacrificio era grande. Troppo grande.Dopo un avvio scolastico difficoltoso a causa del deficit linguistico, la giovane pachistana si risolleva da sola, e a fine quadrimestre vanta una pagella immacolata, merito di una curiosità e di una costanza inarrestabili.

Jamila è troppo bella

Hina Saleem, uccisa nel 2006

"Temo di fare la fine di Hina", aveva detto ad un docente, ricordando il caso della ragazza pakistana uccisa dal padre cinque anni fa. Confessando che i suoi tre fratelli - il padre è morto anni fa in un incidente sul lavoro - la costringevano a stare a casa per paura che la sua bellezza potesse provocare attenzioni esagerate da parte di altri ragazzi. Mentre lei, dicevano i fratelli, doveva sposarsi con un connazionale.Il  caso esplode dopo la lettera a BresciaOggi dell'insegnante Fabio M., che insegna Storia e Italiano a 26 studenti di una Prima – 4 bresciani, gli altri da ogni parte del mondo – e che mette nero su bianco "il senso d’impotenza per una ingiustizia".Srive il professore: "...ha interrotto la frequenza a causa del volere dei famigliari, ai quali sarebbe venuto all'orecchio di sguardi, innamoramenti, dediche d'affetto inconcepibili per l'onore dei parenti, che l'avrebbero promessa in sposa a un individuo mai visto nella sua lontana terra natia...quando l’abbiamo vista sparire ci siamo detti “ecco, ci risiamo”... è una ragazza dolce, sensibilissima, dall’intelligenza cristallina, dalla voglia di studiare e di capire encomiabili".Inconcepibile per una retriva cultura maschilista che Jamila potesse anche solo attirare l’attenzione dei ragazzi della scuola che frequentava.Anche una innocente e involontaria attrazione suscitata appare come una macchia sul curriculum di una donna promessa a un cugino che vive in Pakistan.
Jamila è troppo bella
Le compagne di classe le mandavano ricariche di cellulare per evitare che rimanesse isolata. Temevano fosse già stata rispedita al suo paese d'origine come minacciavano i fratelli. Jamila ha confidato al professore che è duro essere pakistana: non si è libere di fare, di dire, di andare. Lei vorrebbe vivere per sé, invece le tocca vivere in nome dell’onore.E’ difficile recidere i fili con il passato, una forza di gravità che risucchia. Così le spose promesse procedono a zig-zag, incerte tra desiderio di spiccare il volo e desiderio di essere accettate. Come è accaduto anche a Khatoon, giovane pakistana che alcuni mesi fa scappò da casa, a Brescia, per convolare a nozze in un paese della Bassa con il fidanzato da lei scelto, un indiano. Il padre per riaverla inscenò un sequestro (e venne denunciato). Ma lei, trascorso un periodo in una struttura protetta, è tornata a casa. E Jamila? «E’ già iscritta al prossimo anno. La speranza è che qualcuno si faccia vivo – si stringe nelle spalle il professore - ha il permesso di soggiorno in scadenza, per il rinnovo serve l’attestazione di frequenza della scuola».Poi la mediazione della questura e del console del Pakistan, Syed Muhammad Farook, che hanno incontrato i familiari. "L'amore è un diritto - ha spiegato il console ai connazionali - l'Islam e il Corano proteggono i diritti umani, prevedono la libertà di scelta per il futuro".La ragazza ora potrà tornare a scuola. E avrà il diritto di scegliere l'uomo a cui legarsi. "Fondamentale - ha detto il console - è capire che non siamo in presenza di forme di integralismo religioso", ma semplicemente di "differenze culturali, a cui viene dato un risalto eccessivo. Bisogna operare con la mediazione culturale". 
Jamila è troppo bella
Il capo della squadra mobile di Brescia, Riccardo Tumminia, ha spiegato che non sono emerse responsabilità penali per i famigliari. "La ragazza non era chiusa a chiave, anche se non era libera di uscire, frequentare la scuola e incontrare gli amici perché così le era stato ordinato di fare dai fratelli".Nella famiglia, dopo la scomparsa del padre, erano loro ad aver assunto un ruolo sempre più rilevante, con la madre relegata ai margini delle decisioni, che non conosce nemmeno la lingua italiana. La questura ha confermato che la "preoccupazione dei fratelli era causata dalla bellezza della sorella e dal fastidio che dava loro l'attenzione dei ragazzi verso di lei".Il caso di Hina torna tragicamente alla mente anche se questa volta, per fortuna, non si è arrivati a un delitto. "So che nessuno mi può costringere a tornare in Pakistan, che posso tornare a scuola" dice Jamila.
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