Jane Austen. 200th Anniversary
SognandoLeggendo. Lo Speciale.
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Recensione di Mansfield Park
Titolo: Mansfield Park
Autore: Jane Austen (trad. M. F. Melchiorri; intr. O. De Zordo)
Edito da: Newton Compton (Collana: eNewton classici)
Genere: Romance storico, I Grandi Classici, Letteratura
Prezzo: 1,99 € (edizione cartacea 6,00€)
Pagine: 320 pag.
Voto:
Trama: Fanny Price viene adottata dagli zii Sir Thomas e Lady Bertram e cresciuta nella lussuosa proprietà di Mansfield Park. Considerata la “parente povera”, viene posta di fronte alla differenza tra l’educazione ricevuta (fondata sul senso del dovere, l’abnegazione, la virtù) e il modello educativo della spregiudicata Mary Crawford.
Fanny realizza la propria ascesa sociale sposando alla fine il cugino Edmund e stabilendosi a Mansfield Park in modo definitivo, ma pagando l’alto prezzo della negazione della propria libertà e spontaneità.
Recensione
di molly68
“Il fasto della casa la sbalordiva, ma non riusciva a consolarla. Le stanze erano troppo grandi perché vi si potesse muovere con disinvoltura; temeva di rompere qualsiasi cosa toccasse e si aggirava quasi furtivamente, nel costante terrore di una cosa o di un’altra, rifugiandosi spesso a piangere nella sua camera.”
Questo romanzo è il più ambiguo e controverso scritto dalla nostra Jane. La critica lo accolse con indifferenza, registrando la mancanza di quella vivacità e leggerezza che avevano conquistato i lettori nelle precedenti pubblicazioni. Il tono del testo è serio e moraleggiante e ricalca un genere abbastanza diffuso all’epoca, il conduct book, riservato al pubblico femminile.
La narrazione passa attraverso i momenti più importanti della vita di Fanny Price, la giovane protagonista, raccontandoci la sua educazione, la vita domestica, il corteggiamento e il matrimonio finale. A una lettura più attenta, però, ecco che il moral tale si trasforma in qualcosa di più familiare e riconosciamo la penna arguta di Jane: una sottile vena ironica scorre tra le righe e prende di mira, destabilizzandoli, proprio i principi morali e le norme comportamentali che la voce narrante sembra a un primo sguardo condividere e apprezzare.
Mansfield Park diventa allora un romanzo sconcertante, dall’apparente intento didattico, ma pieno di contraddizioni (volute), di messaggi (impliciti), di incertezze che rendono difficile capire le reali intenzioni dell’autrice. In realtà, questo libro è un attacco agli stereotipi educativi dell’epoca e Jane usa uno stratagemma sottile e non facilmente individuabile a un primo sguardo per dirci qual è la sua vera posizione, narrando la storia da due punti di vista coesistenti: la voce narrante (esterna e onnisciente, portavoce della morale che “ufficialmente” si vuole fornire) e l’autrice (nascosta e indiretta, critica impietosa dell’intero sistema ritratto nel romanzo), deridendo sia il modello femminile rappresentato dalla sua eroina sia il lettore che ne condivida e ne apprezzi i valori.
In definitiva, attraverso le vicende sentimentali e non della ragazza (volutamente chiamata Price, a testimonianza del prezzo che occorre pagare per raggiungere certi obiettivi), possiamo facilmente indovinare cosa pensi la scrittrice della cultura che ha generato lo stereotipo femminile incarnato da Fanny, perfetto angelo del focolare (che anticipa in questo l’ideale di donna dell’epoca vittoriana), che mai in tutto il romanzo catturerà la simpatia di chi legge, pur facendo tenerezza perché risulta chiara la sua condizione di vittima di quei principi educativi che negano spontaneità e individualità alle donne.
L’antieroina del romanzo, l’affascinante, indecorosa e intelligente Mary Crawford è (nonostante le apparenti critiche) quella che colpisce di più la fantasia dell’Autrice, anche se le viene riservata una fine non felice: vi si accenna appena, ma capiamo che la punizione per la sua mancanza di autocontrollo sarà una lunga solitudine. La società limita lo spazio riservato al femminile, una donna non può vivere apertamente i propri desideri e le proprie passioni senza subire umiliazioni e sventure. A meno che non lo faccia attraverso la finzione teatrale.
Con l’episodio della rappresentazione allestita a Mansfield Park durante l’assenza di Sir Thomas, Jane stabilisce un gioco sottile tra vita e teatro, dove quest’ultimo – che dovrebbe essere il luogo della finzione per eccellenza – diventa l’unico posto in cui si può mettere in scena quella verità che va taciuta nella vita.
Ecco dunque che, vestendo i panni degli attori, i personaggi del romanzo possono esprimere i loro veri sentimenti e vivere le proprie passioni senza finire tragicamente, cosa che nella realtà non è consentita.
La rabbia trattenuta di Jane Austen nei confronti delle convenzioni sociali che permea tutto il romanzo lascia l’amaro in bocca, nonostante l’apparente lieto fine: siamo sicuri che Fanny, pur ottenendo affetto, vantaggi economici e una posizione nella scala sociale con la sua umiltà e la sottomissione, sarà davvero felice?
Le puntate del nostro speciale su Jane Austen e le sue opere:
i link successivi alla puntata che avete appena visionato si attiveranno di giorno in giorno, mano a mano che gli articoli verranno pubblicati.
- #1 – Jane Austen. 200th Anniversary – Duecento e non sentirli…
- #2 – Ritratto di Jane. Biografia, note e approfondimenti sulla vita della scrittrice.
- #3 – Recensione di Ragione e Sentimento
- #4 – Jane Austen al cinema. Parte 1
- #5 - Recensione di Orgoglio e Pregiudizio
- #6 – Il Telefilm. Orgoglio e Pregiudizio (1995)
- #7 – Racconto “Betrayal and innocence” di Monica Serra
- #8 – Recensione di Mansfield Park
- #9 – Racconto “Steamfield Park” di Monica Serra
- #10 - Recensione di Emma
- #11 – Jane Austen al cinema. Parte 2
- #12 - Recensione di L’abbazia di Northanger
- #13 – Racconto “Northanger Abbey’s Secret” di Monica Serra
- #14 – Recensione di Persuasione
- #15 – Avvistamenti da Pemberly. Alcune opere moderne ispirate ai classici austiani.
- #16 – Recensione de Il Diario di Mr Darcy di Amanda Grunge
- #17 – Manga tratti dalle opere austiane
- #18 – …
Stay tuned!