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Janis

Creato il 15 ottobre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
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  • Anno: 2015
  • Durata: 115'
  • Distribuzione: I Wonder Pictures
  • Genere: Documentario
  • Regia: Amy Berg
  • Data di uscita: 08-October-2015

Sinossi: Il documentario racconta le tappe principali della vita della cantante Janis Joplin, dall’esibizione al Monterey Pop nel 1967 a Woodstock nel 1969 fino al Festival Express nel 1970, e include interviste con familiari, amici e rock star a lei contemporanee. Nella colonna sonora ci sono i successi di Janis Joplin, tra cui Cry Baby, Mercedes Benz e Piece of My Heart. Amy Berg mostra la donna dietro il mito, oltre l’icona del rock&roll, rivela la donna gentile, innocente ma forte. Ben nota come icona del rock, la storia personale di Janis Joplin è molto complessa. Janis funge da narratore per raccontarci la sua vita attraverso le lettere che scrisse ai suoi amici, parenti e amanti, facendoci percorrere un viaggio che parte dalla sua infanzia.

Recensione: Amy Berg fa rivivere sul grande schermo Janis Joplin, la voce bianca del blues maledettamente interrotta a soli 27 anni, la stessa esigua e leggendaria età delle compiante icone rock Jim Morrison, Jimi Hendrix e, a seguire, Amy Winehouse. Ha impiegato ben 8 anni la Berg a completare questo ritratto intimo e commovente di una donna sensibile e insicura sempre in cerca di approvazione, artista grintosa dalle urla laceranti sul palcoscenico, squarciate da ferite dure a guarire. Il biopic – mostrato a Toronto, London e Venezia Film Festival – con cui Hollywood ha finora puntualmente mancato l’appuntamento per l’evidente difficoltà di affidare a un corpo altro la soul di Janis viene magistralmente realizzato da Berg con l’unica Janis possibile, quella prematuramente strappata alla vita nel 1970 e riportata in scena con immagini di repertorio. La regista candidata all’Oscar per Deliver Us from Evil compone un’agiografia della cantante cha ha marcato la storia della musica basata su ricercati e ben inseriti footage tenuti insieme dalle lettere scritte dalla cantautrice ad amici, familiari ed amati e lette per noi da Cat Power. ll lavoro di ricerca negli archivi personali della rockstar, la selezione di filmati di repertorio con una Joplin raggiante, l’equilibrio sempre mantenuto tra vita privata e personaggio pubblico compongono un racconto di impianto classico, non del tutto originale, e tuttavia fortemente sentito e coinvolgente.

Nel ripercorrere le tappe della ragazza di Port Arthur, un’adolescente non accettata dai suoi coetanei, cacciata dal coro della scuola e approdata a San Francisco in cerca di se stessa, Berg rende giustizia alla carriera e vita di una stella bruciata troppo in fretta. In fuga sulla East Coast come molti suoi contemporanei, Janis inizia a esplorare la sua sessualità con donne e uomini – qui la Berg assicura un numero equo di testimonianze di entrambi i sessi, fissa per sempre la sua vocazione e dedizione musicale, si avvicina a un ragazzo infedele che le promette di sposarla, incontra un oscuro compagno di viaggio difficile da abbandonare, l’eroina. È così che ha inizio “the rise and the fall” nella musica blues per la fan sovvertitrice di schemi e convenzioni di Bob Dylan, Odetta e Billie Holiday, l’ascesa meritata di una ragazza dalle idee liberali fisicamente diversa dai canoni estetici del periodo, come la ricordano i fratelli Linda e Michael, una ragazza emarginata e ferita che non smise mai di cercare l’approvazione della famiglia pur rinnegandone i valori.

In questa meticolosa ballata cinematografica dalla tragedia annunciata, la regista non manca di dettagliare i processi creativi collaborativi, non sempre privi di conflittualità, come nel caso del percorso con la prima band maschile Big Brother & the Holding Company o dell’incisione successiva di Summertime, documentata da preziose immagini d’archivio. Janis, che amava essere attorniata da musicisti uomini, trovò nella Holding Company il suo primo porto sicuro nonché il trampolino di lancio per una carriera da solista ampiamente cercata dal suo talento scalpitante. Il suo grido primordiale portatore di un dolore ancestrale non tarderà infatti a esprimersi sui grandi palcoscenici di Monterey Pop e Woodstock, tra gli altri. Il viaggio epico nella tumultuosa carriera di una voce ribelle e nell’intimità di una donna ora amata ora abbandonata giunge soave al triste e prematuro epilogo. L’occhio della camera elude rispettoso il momento della solitaria dipartita, a soli 27 anni “non sentiti”, quando l’atteso messaggio di un amore partito alla ricerca di se stesso e cantato tra lacrime e fiducia schiva per colpa di un destino beffardo quegli occhi spenti per sempre da un’overdose.

Francesca Vantaggiato

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