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Jara: una passione high tech

Creato il 25 gennaio 2016 da Alessandro Ligas @TTecnologico

di Alessandro Ligas

Jara: una passione high tech
In quasi tutte le case c’è un vaso con il basilico, prezzemolo o qualche altra pianta aromatica. I più intraprendenti, in genere quelli che hanno più spazio, riescono anche a coltivare ortaggi o altre piante. Alla base c’è il desiderio di mangiare cibi sani e controllati. Ma non sempre c’è una corrispondenza tra piantare e riuscire a far crescere il nostro arbusto/ortaggio questo perché non tutti hanno il famoso “pollice verde” o hanno il tempo sufficiente per dedicarsi a loro.

Da qui nasce l’idea di tre studentesse dell’Ateneo del capoluogo, Barbara Sanna, studentessa di ingegneria chimica, Monica Caboni, studentessa di ingegneria elettrica e Alessia Vargiu, studentessa di biologia, che hanno il desiderio di mangiare cibi sani e controllati e da qui l’intuizione: “quale metodo migliore se non produrlo direttamente noi nelle nostre case”. Ovviamente coltivare richiede tanto tempo, spazio, cure ed attenzioni cose che in città sono difficile da portare avanti.

Per questo hanno ideato Jara un vaso automatizzato per la coltivazione di ortaggi. Un’idea d’impresa rosa nata all’interno di un percorso che promuove la cultura dell’imprenditorialità, dell’innovazione e del fare, il Contamination Lab.

Le abbiamo incontrate e ci hanno spiegato la loro idea e le sue evoluzioni.

Jara: una passione high tech

Chi è Jara cosa fa e con quali obiettivi nasce?
Jara è un vaso automatizzato per la coltivazione di ortaggi dal design moderno. Gestisce la crescita dell’ortaggio, dal seme sino al frutto maturo, in un habitat accuratamente studiato

Come siete nati?
Il tutto ha inizio all’interno del Contamination Lab, un luogo di contaminazione tra studenti di discipline diverse con lo scopo di promuovere la cultura dell’imprenditorialità, dell’innovazione e del fare, l’interdisciplinarietà e nuovi modelli di apprendimento. E’ finalizzato a esporre gli studenti a un ambiente stimolante per lo sviluppo di progetti di innovazione a vocazione imprenditoriale.

Come nasce il nome Jara.
C’è voluto del tempo prima di trovare un nome che racchiudesse tutto ciò che avremmo voluto trasmettere con il nostro vaso: semplicità perché, pur essendo complicato e articolato al suo interno, è di facile utilizzo; femminilità, essendo un team di sole donne; premura perché si prende cura di ogni seme piantato.

Parlando con le nonne abbiamo scoperto che uno dei modi di chiamare il vaso in sardo è “sa giara”, un grande vaso in argilla presente un tempo nelle loro case. Noi abbiamo voluto riprendere il nome dandogli la giusta modernità. Il nostro non è un semplice vaso, per il suo carattere tecnologico, ma ci piaceva l’idea di trasmettere la semplicità, la praticità e la particolarità della “giara”.

Come funziona?
Jara possiede un dispositivo automatizzato che gestisce l’irrigazione e introduce i nutrienti necessari in base alle esigenze degli ortaggi; è inoltre dotato di un sistema in grado di difenderla dall’attacco degli insetti, con l’utilizzo di biopesticidi, di preciso oli essenziali, non tossici per l’uomo, che vengono nebulizzati sulla coltivazione nelle giuste quantità. Comunica tramite feedback luminosi (rosso se la batteria è quasi scarica, verde se il serbatoio dell’acqua è da riempire e giallo se le ricariche dei biopesticidi sono da sostituire) e con l’AppJara informerà l’utente del suo stato funzionale. Insieme a Jara verrà fornito lo Starter Kit costituito da: i semi, una miscela di terreno appositamente studiata, le ricariche per i biopesticidi ed i nutrienti. Ma anche l’occhio vuole la sua parte, per questo Jara possiede un design moderno e curato. Un vaso che funziona anche se non è collegato alla corrente elettrica, grazie a delle batterie che garantiranno il funzionamento del sistema, e per questo può essere posizionato in qualsiasi punto della casa. Sono tantissimi gli ortaggi che possono essere coltivati, non ci sono limiti alle dimensioni, il primo prototipo studiato è di 50x40x37, ma il secondo prototipo, che si sta studiando grazie all’aiuto di Francesca Mereu del FabLab Cagliari, sarà di dimensioni più ridotte.

A chi si rivolge?
A coloro che vorrebbero coltivare ortaggi e erbe aromatiche fresche e di stagione, direttamente in casa, ma non possiedono il tempo necessario per via di impegni di lavoro quotidiani, oppure non possiedono il cosiddetto “pollice verde”.

Qual è il vostro modello di business?
Inizialmente venderemo il vaso nei principali negozi di giardinaggio a Cagliari per poi avviare la vendita tramite il nostro e-commerce e raggiungere le principali città d’Italia.

Che difficoltà avete incontrato nel realizzare il vostro progetto? Come le avete risolte?
Le difficoltà riscontrate sono varie, da quelle di più semplice risoluzione a quelle più articolate, ma le abbiamo sempre affrontate senza lasciarci scoraggiare e abbattere. Nel risolverli abbiamo creato una rete di collaborazioni con esperti del settore ma anche all’interno dell’università con studenti di corsi differenti che hanno deciso di lavorare con noi. Ora la sfida più grande sarà ottenere un finanziamento per realizzare il nostro progetto, ma siamo determinate.

Jara: una passione high tech
Qual è stato il vostro iter?
Il nostro viaggio inizia all’interno del Contamination Lab, che ci ha dato e continua a darci tanto. Una volta abbozzata l’idea l’abbiamo migliorata giorno per giorno, ponendoci dei problemi a cui trovare una soluzione, in modo da renderla versatile e adatta ad ogni esigenza. Abbiamo studiato le esigenze di ortaggi e erbe aromatiche, grazie alla collaborazione con esperti dell’Agris Sardegna; creato il dispositivo automatizzato per la gestione di Jara; studiato i materiali e una forma originale e caratteristica. Dalla teoria siamo passate alla pratica, costruendo il nostro primo prototipo ma il perfezionamento non termina qui. Continuiamo con test prove pratiche finché Jara sarà pronta per esser inserita nel mercato, speriamo a breve.

Come è nata la vostra squadra e come è composta?
Abbiamo creato il nostro team basandoci prima di tutto sull’intesa e la sintonia e in un secondo momento sulle competenze di ciascuna. L’idea sarebbe nata sulla base dei nostri interessi e passioni, e così è stato, quindi era essenziale creare un team armonico e determinato.Siamo un team di sole donne e le competenze e le passioni sono le più adatte per Jara: Barbara Sanna, classe 1992, studentessa di ingegneria chimica, Monica Caboni, classe 1988, studentessa di ingegneria elettrica e Alessia Vargiu, classe 1993, studentessa di biologia.

Che ruolo ha la rete nel vostro business?
Fondamentale. Siamo su Facebook come “Jara” e possediamo il nostro sito web, in cui è illustrata Jara e il suo obiettivo. Inoltre chiunque sia interessato può lasciare la sua mail direttamente sul sito, in modo da ottenere, quando sarà disponibile l’acquisto del vaso, uno sconto sostanzioso.

Quali sono le competenze necessarie per avviare una startup e come si costruiscono?
Le competenze possono essere varie, molte si possiedono già altre si acquisiscono con le proprie esperienze, dagli errori di chi ha percorso questo cammino prima di noi e seguendo i suggerimenti di chi ha più esperienza in questo campo.

Quali risultati avete ottenuto e quali sono i vostri prossimi passi?
Abbiamo il nostro primo prototipo con il quale attueremo tutti i test e basandoci sul rendering, nato grazie alla collaborazione con Silvia Gibillini, esperta designer, e visibile nel nostro sito, costruiremo il secondo prototipo. I prossimi passi saranno mirati a far conoscere Jara, tramite eventi in cui chiunque potrà vedere il suo funzionamento e il suo design, a creare collaborazioni e ad ottenere un finanziamento per la sua produzione.

Quali sono le tre principali azioni che dovrebbero attuare le istituzioni per supportare lo sviluppo delle startup?
Più accessibilità e pubblicità ai bandi e ai finanziamenti; più informazione sul mondo delle   startup e più fondi alle istituzioni scolastiche e agli enti locali per la creazione di progetti e corsi, come il Contamination Lab, che possano formare giovani imprenditori così da prepararli alle sfide che ogni startupper incontrerà nel proprio cammino professionale e per renderli capaci di competere al meglio a livello internazionale!

Cosa vuol dire per voi innovare?
Modificare un qualcosa di già esistente per poterlo riutilizzare in un modo completamente nuovo e non ancora pensato!

In un “tweet” cosa consigliate a chi, come voi, vuol fare impresa?
Abbiate passione per la vostra idea, è questa che vi farà rialzare dopo ogni caduta più determinati di prima.

In bocca al lupo
Crepi

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