Titolo: Jayber Crow
Titolo originale: Jayber Crow
Autore: Wendell Berry
Traduttore: Vincenzo Perna
Editore: Lindau
Prezzo: € 24 euro
Data di uscita: 3 luglio 2014
Genere: Romanzo
Pagine: 520 p
Wendell Berry è un poeta. Wendell Berry è un agricoltore. Wendell Berry è un contestatore che crede nella disobbedienza civile. È un rivoluzionario pacifista le cui idee jeffersoniane (in breve fare gli interessi dell’agricoltura e non delle banche, sostenere le fattorie piuttosto che l’edificazione selvaggia per costruire città su città) di rispetto verso la natura e l’agricoltura piacciono al Presidente Obama. Wendell Berry vive in una fattoria del Kentucky con la moglie, è un prolifico scrittore con all’attivo oltre cinquanta pubblicazioni tra romanzi, saggi e raccolte di poesie. Non possiede una televisione, detesta i computer e ogni tecnologia tranne i pannelli solari, che usa nella sua proprietà, e un lettore cd. E’ suo l’aforisma “Mangiare è un atto agricolo”, citato spesso da Michael Pollan (di cui consiglio Il dilemma dell’onnivoro, Adelphi).
Un intellettuale che lavora la terra, dunque, e che in Jayber Crow (romanzo uscito nel 2000 negli Stati Uniti, ma pubblicato solo ora da Lindau nella traduzione di Vincenzo Perna), attraverso lo sguardo del barbiere protagonista, esprime il suo scetticismo verso l’America del cemento, delle città a misura di macchina e non di uomo, del profitto a ogni costo, della gente stressata che anche nel weekend è perennemente in corsa: «Il loro riposo è un’agitazione perenne», osserva Jayber.
Ambientato nella cittadina di Port William, un’invenzione letteraria, il romanzo ruota attorno alla vita di Jayber Crow, ragazzo che perde i genitori piuttosto presto, va a vivere dagli zii, poi in un orfanotrofio. Una volta cresciuto per poco non diventa prete, Jayber però si rende conto che i principi cristiani non riescono ancora a rispondere a molte delle domande che si pone sul mondo. Nel 1937 approda nella cittadina di Port William, e ne diventa l’unico barbiere. Il suo negozio è il confessionale del paese attorno a cui ruotano tante diverse piccole storie, quelle di una comunità solida in cui tutti si conoscono e si sostengono, che viene attraversata dai grandi eventi della storia americana, da Pearl Harbor alla guerra in Vietnam. Non si sposerà mai Jayber. Ama da lontano e in modo struggente Mattie, che però si lega a un arrogante bulletto di Port William.
Jayber Crow è un romanzo nostalgico su un tempo passato – un’America rurale e più rispettosa verso la natura, più innocente –, che ha un sapore dolce e amaro, come tutte le cose struggenti. Il barbiere di Port William con la sua testimonianza ci ricorda che l’uomo è solo un elemento di un ecosistema, ma anche il più pericoloso, il più devastante. Il protagonista si inserisce nella grande tradizione americana del Trascendentalismo, scegliendo un modo di vivere degno di Henry David Thoreau.
Ma Jayber Crow è molto più di tutto questo: è un romanzo sulla perdita (dei genitori, dell’amore, dei ragazzi di Port William mai più tornati dalla guerra, del proprio negozio), sulla fede, e anche una meravigliosa storia d’amore. Jayber ama per tutta la vita Mattie, a volte fantastica persino che sia sua moglie: «Essere sposati e vivere da soli è terribile. Dormire soli come morti dentro la terra: così mi sentivo nelle notti peggiori». Jayber aiuterà Mattie in diverse occasioni e senza chiedere mai nulla in cambio, costruendo un legame sentimentale a cui Wendell Berry ha dedicato le pagine più intense e profonde di questo romanzo.
Finito Jayber Crow ho avuto voglia di a) andare a trovare i Berry nel Kentucky, sedermi sulla veranda e ascoltare Mr. B. b) sentire il profumo degli aster, come Jayber nel bosco.