Jazz Band – Pupi Avati

Creato il 19 dicembre 2012 da Maxscorda @MaxScorda

19 dicembre 2012 Lascia un commento

Ricordo, ricordo tutto. Forse tutto no e come potrei del resto, avevo dieci anni eppure dopo le tre serate trasmesse in Rai, imparai a conoscere Capolicchio, Delle Piane e Cavina, come molti italiani stampai il nome di Avati bene in testa e non nego che una certa predilezione per il dixie provenga proprio da quelle parti.
Storia di amici nella Bologna bagnata dal sole degli anni ’50 e cullata nella passione per il jazz. Storia loro e delle loro famiglie, di una citta’ e delle leggende che rendono talvolta le giornate una splendida sorpresa. 
"Ragazzi scimmia del jazz" come li chiama Conte, cravatte sbagliate e il jazz con la "e" ben marcata e tante "z" finali per capirci.
Tre episodi trasmessi tra Aprile e Maggio 1978, per un prodotto su misura per famiglie, popolare, non populista e tantomeno banale.
Semplice ma non semplicistica, la narrazione resta appesa come un sogno alla fantasia dello spettatore, ognuno ben conscio di trovarsi innanzi alla rappresentazione di ricordi, non ai ricordi in senso stretto.
L’operazione compiuta da Avati non e’ la pedissequa ricostruzione di qualcosa che e’ stato, semmai al contrario, e’ la fantasia che corre libera mescolandosi col passato, non la pura verita’ ma la favola che ogni verita’ serba in se’.
Sara’ per questo che da bambino mi e’ piaciuto e per le stesse ragioni mi piace a distanza di tanti anni ora che sono adulto. Avati evoca emozioni non immagini e ci riesce con gli strumenti a lui cari, jazz, amici e donne, non necessariamente in quest’ordine, con la nostalgia dell’innocenza perduta da un intero popolo perche’ era proprio di quelle settimane, di quei giorni  il barbaro eccidio comunista di Moro e la sua scorta e riprendere contatto con la parte sana della societa’ civile, fu certamente terapeutico.
Del resto quella era una Bologna leggendaria prima che il rosso degli anni ’70 la sfasciasse, citta’ culla del jazz di Avati ma parimenti dello swing da night di Dino Sarti o dei sogni di rock’n'roll di Andrea Mingardi e pare molto per un luogo soltanto eppure e’ possibile quando la vera fantasia e’ al potere.
Ad ogni modo e’ una favola, la realta’ conta poco, il tempo ancora meno, da guardare senza tempo e senza eta’ per puro piacere.

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