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Jazzpunk – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 20/02/2014

Cover Jazzpunk

PC TESTATO SU
PC

Genere:

Sviluppatore:

Produttore: Adult Swim Games

Distributore: Digital Delivery

Lingua: Inglese

Giocatori: 1

Data di uscita: 07/02/2014

VISITA LA SCHEDA DI Jazzpunk

Pro-1Pazzesco e surreale, pieno zeppo di deliranti situazioni tutte da scoprire Contro-1Prima o poi finisce

Pro-2Stile visivo/artistico pregevole e comparto sonoro ispirato

Pro-3È originalità allo stato puro

Due ragazzi, Luis Hernandez e Jess Brouse, un piccolo studio indipendente situato a Toronto e l’amore per la pizza. Basterebbe solo quest’ultimo particolare per diventarne fan, eppure eccoci qui a parlare di Jazzpunk, un titolo che sa come divertire, rendersi originale e per questo diverso dal solito e dal già visto. Necrophone Games, questo il nome del team di sviluppo, non ha certo una grossa fama e le precedenti loro produzioni (Beetlenaut, Honeypunch, Corvettaclysm 1998) a parte i nomi particolari non son rimasti impressi nelle menti dei videogiocatori. Jazzpunk, come vedremo, è il videogioco giusto per invertire questa tendenza.

jazzpunk-evidenza

OGGI VADO A CACCIA DI PICCIONI

Far ridere, intrattenere, deliziare con poco. Non tutti i giochi riescono a conseguire questo scopo, sia perché nella maggior parte dei casi propongono approcci più seriosi e sia perché, altrettanto spesso, l’idea di base fa acqua da tutte le parti. Jazzpunk si prende poco sul serio e ci vuol poco per capirlo. Il filmato introduttivo è tutto dire, le situazioni paradossali iniziano fin da lì e, nelle purtroppo poche ore di gioco utili ad arrivare ai titoli di coda, queste si ripetono senza sosta, in un crescendo di delirio misto a pazzia ed originalità, ma anche rimandi ad epoche passate, a produzioni videoludiche importanti, commedie, film e cartoon. Niente verrà sparato direttamente sul vostro schermo, le tantissime gag introdotte andranno cercate esplorando il mondo di gioco; in tal modo il giocatore potrà decidere se dirigersi verso l’obiettivo principale, oppure se entrar pian piano nel vero universo creato da Necrophone Games e girovagare grazie ad un sistema open world per assistere a situazioni paradossali, uniche, diverse. Come del resto è Jazzpunk, diverso dal solito, perché punta a divertire il suo acquirente, ma in modo geniale, elaborato, inaspettato, senza scendere nel ridicolo o nel ripetitivo e noioso, come tanti altri titoli hanno fatto in passato (i riferimenti a McPixel o Octodad: Dadliest Catch sono tutt’altro che casuali). Ma cos’è Jazzpunk? Se dovessimo definirlo in poche parole, potremmo parlare di una pazza avventura in prima persona, ma sarebbe un modo superficiale per descriverlo. Potremmo piuttosto inserirlo in un genere tutto nuovo, un po’ sandbox, un po’ parodia, un po’ contenitore di scherzi, un altro po’ miscuglio di mini-giochi.

Tra fotocopie delle vostre chiappe, discorsi sconci, robottine prostitute e rispettive avance, gag pazzesche, piccioni, rane e ragni, ed agenti segreti tutt’intorno, Jazzpunk in circa quattro ore di gameplay si erige ad esponente indie esplosivo, capace di regalare puro divertimento e risate a frotte. Fin dal primo incarico – l’infiltrazione in un consolato sovietico – la follia riversata in ogni pixel e codice di gioco riesce a straripare; capito questo, s’inizia a comprendere anche che conseguire immediatamente l’obiettivo principale sarebbe un grave errore. Jazzpunk va gustato in ogni suo angolo, perlustrando ogni area, interagendo con ogni individuo, più o meno strano: molti di questi avranno delle side quest da proporci ed ognuna di queste (spesso e volentieri ci vedranno immersi in strani mini-giochi), una volta portate a termine, migliorerà la nostra giornata. È quindi tutto a discrezione di chi gioca: limitare l’esplorazione, anche se per dover di cronaca le aree non sono mai troppo grandi, comporterà grosse limitazioni in termini di longevità e di intrattenimento. Questo, nonostante gli obiettivi principali siano stati ponderati in maniera tale che l’anima del gioco emergesse per differenziarsi da qualsiasi altra produzione indie ad oggi disponibile. Non solo, anche ognuno degli oggetti raccoglibili o con cui è possibile interagire spiccano per design ed originalità, aiutando nella creazione di situazioni davvero surreali che accompagnano nel migliore dei modi possibili ogni incarico che ci verrà affidato. La marcia in più è che in Jazzpunk tutto ciò avviene in maniera scorrevole, fluida, naturale, senza forzature di sorta o passaggi scontati: l’imprevedibilità è difatti la seconda freccia nell’arco di questa piccola produzione indipendente.

Anche il comparto tecnico, seppur non caratterizzato da grafiche pompate, primeggia per stile artistico, colori, varietà delle ambientazioni e dettagli che la sola ideazione hanno richiesto, a nostro avviso, notti insonni e l’assunzione di strane sostanze. Lo stile molto cartoonesco s’incastra alla perfezione nelle situazioni di gioco e la leggerezza e la fluidità con le quali spostamenti ed esplorazioni avvengono fanno il resto. Lo stesso dicasi per il lato sonoro, con ottimi effetti e brani che vanno a chiudere il cerchio, delineando una bontà qualitativa sinonimo di tanto lavoro, impegno e testing.

Jazzpunk – Recensione IN CONCLUSIONE
Jazzpunk è un titolo sorprendente e giocherellone, una vera e propria ventata d'aria fresca in un mercato indie che negli ultimi mesi ci ha regalato poche perle. Pregno di comicità, umorismo e situazioni al limite del ridicolo e demenziale, ma sempre ben contestualizzate all'interno di location e missioni apparentemente più seriose, il lavoro di Necrophone Games è degno d'elogio. Partendo da qui, non ci vuol poi molto ad inserirlo nella lista degli indie più spassosi dell'anno, sperando di aver l'imbarazzo della scelta in un prossimo futuro. ZVOTO 8
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