Affranta per gli eventi accaduti a Parigi, rimango sconcertata e ancora più addolorata dai tanti commenti di odio verso l’Islam.
Fatti di violenza del genere vanno condannati a prescindere dalla razza e dalla religione, senza sconfinare nel qualunquismo prendendosela con chi non ha colpe. Mi fa male al cuore leggere frasi di odio verso chi, invece, con me si è sempre dimostrato generoso.
Il mio non è un discorso pro Islam: non sono una persona religiosa e non sono interessata nemmeno al Cristianesimo. Parlo di persone che certamente stanno soffrendo come tutti noi.
Chi se la prende con arabi e islamici a prescindere sicuramente non è stato sfamato in piena notte da una donna tunisina che aveva notato un paio di stranieri aspettare al freddo davanti a un meccanico, con l’auto in panne.
Certamente queste persone cariche di rabbia non hanno mai condiviso il cibo con alcuni berberi nel deserto marocchino; non gli è mai stato offerto un caffè in cambio di quattro chiacchiere in Siria; non sono mai stati ringraziati con le lacrime agli occhi da un pastore nomade a cui hanno donato un paio di scarpe, per evitare che l’uomo camminasse a piedi nudi sui sassi. Nessun contadino turco deve aver regalato a voi, pieni di odio, frutta e verdura appena colte. Non siete mai stati accolti in una casa come se foste figli naturali di quella terra e di quelle persone.
Voi che citate con trasporto il pensiero delirante della Fallaci, non siete mai stati costretti ad abbandonare la vostra casa e il vostro Paese perché martoriato da una guerra assurda. Questa esperienza, per fortuna, non l’ho provata nemmeno io, ma se continuerete a diffondere tutto questo odio facendo il gioco dei terroristi, presto capiterà anche a tutti noi.
Je suis Charlie, certo, ma voglio ricordare tutti i musulmani meravigliosi che ho incontrato sulla mia strada, sperando che l’odio la smetta di produrre ancora più odio.