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Je Vous Trouve Très Beau, ovvero l’Amore Interessato

Creato il 16 gennaio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Je Vous Trouve Très Beau, ovvero l’Amore Interessato

Michela Tetto

Se molti di noi continuano a credere che una relazione debba basarsi soprattutto sull’amore, c’è chi invece vede in essa uno strumento per soddisfare i propri bisogni, per curare i propri interessi. La regista francese Isabelle Mergault, nel suo piccolo capolavoro, Je vous trouve très beau (in italiano “Vi trovo bellissimo”) ha analizzato, in chiave romantica, un aspetto di questa tendenza alla strumentalizzazione del matrimonio da parte di quegli uomini, che, rimasti vedovi, si rendono conto di aver bisogno di una donna o, per l’esattezza di una colf, se non vogliono vedere la propria casa trasformarsi in un letamaio. Nel film, uscito nel 2006 e vincitore nel 2007 del premio César, il protagonista, Aymé, interpretato dall’attore francese Michel Blanc (il vicino di Scope ne L’inquilino del terzo piano di Polanski, e Paride Taccone ne Il mostro di Benigni) contadino dedito solo al suo lavoro, dopo essere rimasto vedovo, si rende conto di aver bisogno di una donna che si occupi delle faccende domestiche. Decide così di rivolgersi ad un’agente matrimoniale, che, sentite le sue esigenze, gli consiglia di andare a cercare una moglie in Romania. Perché proprio lì? Probabilmente perché gran parte delle donne rumene farebbe qualsiasi cosa pur di uscire dallo stato di povertà in cui si trova nel suo paese, anche sposare un uomo e poter così emigrare all’estero, dedicandosi a lui come farebbe una colf piuttosto che una moglie. Il titolo della pellicola nasce da questa frase ricorrente che le ragazze “candidate” a future mogli di Aymé ripetono durante il colloquio col loro potenziale marito, per accattivarsene il favore; tuttavia egli sa di essere alquanto brutto e poco attraente e quindi comprende il loro fine.

una immagine di Medeea Marinescu e Michel Blanc 620x399 su Je Vous Trouve Très Beau, ovvero l’Amore Interessato

Finché arriva Elena (Medeea Marinescu, star del cinema rumeno), una ragazza madre desiderosa di andare in Francia per guadagnare a sufficienza in modo da poter aprire una scuola di danza, insieme alla sorella, in Romania; solo lei riesce a comprendere di cosa ha bisogno Aymé e confessa di amare gli animali, di aver voluto sempre vivere in una fattoria e che, no, non lo trova affatto “très beau”. Aymé, decide quindi di prendere con sé Elena e di portarla in Francia. A cambiare, però, non sarà solo la vita della ragazza, ma anche di Aymé che, circondato dall’innocenza e dalla dolcezza di Elena, sembra raddolcirsi, fino ad innamorarsene. Ma Elena soffre la solitudine, lontana dalla sua famiglia, e decide di tornare in Romania, proprio quando Aymé inizia ad ammettere a se stesso i propri sentimenti. Il film è stato distribuito in Germania, Belgio, Stati Uniti, perfino in Libano, ma non in Italia, nonostante quella rumena sia ad oggi la più grande comunità d’immigrati presente nel nostro paese; sarebbe quindi stato molto interessante vederne le reazioni. L’immagine che dà delle donne rumene appare tanto stereotipata quanto quella del siciliano con la lupara nascosta dentro l’armadio. Non vi svelo il finale, ma dirvi che l’intera trama, per quanto spunto di riflessione, è abbastanza banale, vi farà ben comprendere quale esso sarà. Non è quello a catturare lo spettatore dal momento, che, come già detto, l’andamento della vicenda è quanto sarà scontato. Scontato non è, però, il personaggio di Elena: è la luce contro la buia esistenza di Aymé, la spensieratezza che l’uomo non aveva mai provato sino ad allora. Il contrasto è così forte da apparire inizialmente impossibile che tra i due possa nascere l’amore. Diventa così testimonianza del fatto che l’amore travalica le opposizioni, che non è fatto solo per persone che si trovano “très beaux”.

una immagine di Je vous trouve tres beau 2006 di Isabelle Mergault su Je Vous Trouve Très Beau, ovvero l’Amore Interessato


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