English: Joseph Stalin after 1943 in military uniform with shoulder marks of the Marshal of the Soviet Union. (Photo credit: Wikipedia)
Sapere di stare combattendo una battaglia persa fin dalla partenza, senza alcuna possibilità di mutare il corso degli accadimenti, un imperativo che ci spinge però a seguire una strada diversa da quella della convenienza e del facile vivere, per senso di giustizia, spirito combattivo. Sono queste le motivazioni che spingono ad agire i protagonisti di questo affascinante debutto, sorretto da una prosa intelligente e bella. Una lettera perduta ( “come giochi una partita quando sai fin dall’inizio che è perduta?”, mandata dal padre ad un campione di scacchi russo) è lo spunto per una ricerca attraverso vicende segnate sì da sconfitte, ma ricche di vita ed orgoglio, narrate alternativamente da Irina e Alekzandr! L’autrice riesce a far quadrare il difficile cerchio composto da accadimenti personali e dal volto del potere nella Russia del Novecento, ritratti in maniera davvero efficace, e su quella contemporanea, visto che arriviamo al lato oscuro del potere di zar Putin.
(Con una gustosa barzelletta: «c’è Stalin che appare in sogno a Putin» disse Viktor. «Putin, gli fa Stalin. Per mantenere il potere devi fare due cose: dipingere il Cremlino di verde e uccidere tutti i tuoi avversari politici. Putin lo guarda e gli risponde: perché di verde?»)
Jennifer DuBois, Storia parziale delle cause perse, Mondadori
Leningrado, 1980. Il giovane Aleksandr Bezetov è diventato il nuovo campione di scacchi. E con questo è entrato nel mirino del Partito, che gli promette una vita di agi in cambio della sua collaborazione. Aleksandr sceglie invece di unirsi ad alcu ni amici per dare vita a una rivista clandestina, iniziando la sua attività di dissidente. Sa di avere scelto di giocare una partita senza possibilità di vittoria, ma una profonda convinzione nei propri ideali, e l’amore per una donna misteriosa, lo spingono ad agire. Cambridge, Massachusetts, 2006. Irina Ellison ha trent’anni e sa di aver ereditato dal padre la corea di Huntington, una grave malattia degenerativa. Facendo ordine tra le sue carte trova una lettera da lui scritta al grande scacchista russo, in cui gli poneva un’unica domanda: come si gioca una partita quando si capisce che è già persa in partenza? Aleksandr non rispose mai. Vedendo progredire i sintomi della malattia, Irina decide di partire per la Russia alla ricerca di Aleksandr, per avere la risposta che il padre non aveva mai ottenuto. Ad attenderla c’è una strada segnata da sconfitte irrimediabili: la malattia, la partita a scacchi contro un invincibile avversario, la Russia del sottomarino Kursk, della scuola di Beslan, dell’omicidio della Politkovskaja. Eppure tutti i protagonisti di questa storia sembrano mossi da un’incrollabile fiducia perché, come Aleksandr, credono che “a volte c’è bisogno di difendere una cosa realmente importante, e non solo il simbolo di una cosa importante”.