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Jennifer lawrence in canotta at the end of the street

Creato il 18 giugno 2013 da Cannibal Kid
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JENNIFER LAWRENCE IN CANOTTA AT THE END OF THE STREETHates - House at the End of the Street (USA, Canada 2012) Regia: Mark Tonderai Cast: Jennifer Lawrence, Elisabeth Shue, Max Theriot, Nolan Gerard Funk, Gil Bellows, Eva Link, Allie MacDonald Genere: horrorino Se ti piace guarda anche: Prigione di vetro, Silent House
Chissenefrega se questo film fa cagare, ma non dalla paura. Fa cagare cagare. Chissenefrega se è girato da cani e non da Cannes. Chissenefrega se il the end alla end of the street è un finale davvero ridicolo. C’è Jennifer Lawrence in tutto il suo splendorence, e ciò basta per renderla una visione fondamentale.
Partiamo da lì. Dall’unica nota intonata dell’intera pellicola: Jennifer Lawrence. Ci sono un paio di breve scene in cui Jennifer Lawrence canta. Strimpella la chitarra e canta. E lo fa anche bene. È gnocca, è una delle migliori attrici in circolazione, ha già vinto un Oscar, sa tirare con l’arco, canta e suona… c’è qualcosa che non può fare, questa ragazza? A quanto pare, sì: girare un buon horror. Almeno per ora, un’impresa che non le è riuscita. Anche se, a dirla tutta, in realtà la voce che si sente nel film non è davvero quella dell’attrice, che nel montaggio finale è stata sostituita da delle cantanti professioniste. Ma non importa. Nella mia testa sa comunque cantare. 90 minuti di Jennifer Lawrence in canotta attillata, di Jennifer Lawrence bagnata sotto la pioggia, di Jennifer Lawrence che limona duro, di Jennifer Lawrence che canta e suona sono per me l’equivalente dei 90 minuti di Spagna - Italia 4 – 0 agli ultimi Europei per uno spagnolo.

JENNIFER LAWRENCE IN CANOTTA AT THE END OF THE STREET

"Sarà stato sincero Cannibal quando m'ha detto che canto meglio di Adele?"

Fine delle note, anzi della nota intonata. Tutto il resto è totalmente scordato, fuori tempo, come se i One Direction facessero da coristi ad Adele. Jennifer Lawrence con la sua sola presenza sa illuminare la scena di un film per il resto interamente buio. Ma buio non dark, che paura! Buio pesto, nel senso qualcuno stacchi la spina alla cinepresa del regista, tale Mark Tonderai. Non possiamo nemmeno giustificarlo per essere un esordiente, perché non lo è, avendo alle spalle già una pellicola, Hush del 2008, per lo più ignorata e non credo a gran torto. Il Tonderai gira piazzando qualche effettaccio di regia qua e là, come se stesse filmando un video musicale o una puntata di Gossip Girl. Ce la mette tutta per gridarci: “Quanto sono bravo, quanto sono bravo!” e invece ottiene l’effetto opposto e noi possiamo solo gridargli: “Quanto sei scarso, quanto sei scarso!” e anche: “Vergogna per essere riuscito a fare un film da schifo nonostante la presenza di Jennifer Lawrence.” Ogni tanto fa persino vorticare la macchina da presa intorno ai personaggi, stile Gabriele Muccino, stile mal di mare, quando l’unica cosa che avrebbe dovuto fare sarebbe stata tenere la camera fissa su Jennifer Lawrence e sul suo decolleté per tutta la durata del film. C’andava tanto?

JENNIFER LAWRENCE IN CANOTTA AT THE END OF THE STREET

Un primo piano di Jennifer Lawrence

Se la regia fa pena, la sceneggiatura per non sfigurare non vuole essere da meno. E riesce a fare persino di peggio. Lo spunto di partenza non è che sia dei più originali e folgoranti: una ragazza gnocca (Jennifer Lawrence, ovviamente) va a vivere insieme alla mamma MILF discretamente gnocca pure lei (Elisabeth Shue) nella classica casina sperduta in mezzo a un bosco. Dall’altra parte, at the end of the street, si trova l’inquietante dimora in cui qualche tempo prima una ragazza ha fatto fuori i suoi genitori e poi è scomparsa. In questa casa ora ci vive l’altro figlio della coppia fatta fuori, un tipo (Max Theriot di Bates Motel e My Soul to Take) naturalmente very very creepy. La gnocca Jennifer sarà altrettanto naturalmente attratta dal fascino creepy del tipo creepy, ma attenta Jennifer!, perché è talmente creepy che rischi di crepare…

JENNIFER LAWRENCE IN CANOTTA AT THE END OF THE STREET

Un altro primo piano di Jennifer Lawrence

Lo spunto è quel che è. Già visto in un sacco di altri orrori simili, però se ben sviluppato poteva comunque garantire una serata all’insegna di qualche bel brivido. Invece è stato sviluppato non solo nella maniera più prevedibile e scontata che si possa immaginare, ma il film è scritto proprio da far schifo. I dialoghi sono di una pochezza disarmante. Roba che Jennifer dovrebbe andare dal suo agente e colpirlo con una freccia, facendo tesoro degli insegnamenti di Hunger Games. I personaggi sono messi lì e poi abbandonati. Gli eventi succedono senza che abbiano un’effettiva utilità ai fini dello svolgimento della storia. Ad esempio, il già citato fatto che Jennifer Lawrence canti e suoni. Ok, sono i momenti migliori di tutto il film, oltre a quelli in cui corre in stile Baywatch, però che reale utilità hanno? Non potevano essere sfruttati meglio per l’evoluzione della trama? Così come anche la comparsa di alcuni personaggi secondari, come lo stronzetto Nolan Gerard Funk (visto in alcuni episodi di Glee, sempre nella parte dello stronzetto). Non potevano fargli ricoprire un ruolo maggiore nella parte finale? Così, giusto per movimentare la situazione. E invece no. Invece la parte finale scivola nella noia nonostante e sottolineo nonostante la presenza costante e folgorante di Jennifer Lawrence in canotta. C’è da sperare che ora Jennifer, ormai entrata nello stardom delle attrici più pagate di Hollywood grazie a Hunger Games e premiata agli Oscar per Il lato positivo, eviti di girare altri filmetti di tale livello. Perché se un suo fan come il sottoscritto a un horrorino come questo dà 4, che voto volete gli dia uno che non è un suo fan?
Perché, esistono persone che non sono fan di Jennifer Lawrence?
Argh! Questo sì che sarebbe un ottimo spunto per un film dell'orrore. (voto a Jennifer Lawrence in canotta 10/10 voto al film 4/10)
The Movie Shelter

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