Don’t be fooled by the rocks that I got, I am still Jenny from the block, I used to have a little now I have a lot, no matter where I go, I know where I came from…
Cosi cantava Jennifer Lopez in “Jenny from the block“, cosi cantano ancora oggi i rapper afro-americani nelle loro fiabe moderne, dove con parole strapazzate inneggiano al successo di ragazzi di periferia arricchitisi magicamente con una canzone; fama, donne, macchine, ville con piscina e droga; il paradiso finalmente ottenuto. New York e’ oggi la mecca dei magnati della finanza e delle costruzioni, dei giovani rampolli russi e cinesi figli di “papa’ oligarca”, di artisti famosi. New York e’ anche la mecca dei giovani professionisti europei, quelli che ti cercano solo per sapere se “hai i contatti giusti” e che venderebbero la nonna pur di trovare il modo per rimanere qui. New York, e’ una citta’ complessa, una citta’ in cui convive la piu’ varia umanita’ e dove per questo, se si osserva attentamente in giro con mente aperta, si impara molto sull’animo umano. Qui non c’e’ solo “Jenny from the Bronx“, ma c’e’ anche “Jenny da Hartford“, “Jenny da Napoli”, “Jenny da Tirana” e “Jenny da Calcutta”. New York era soprattutto la mecca dei “burini arricchiti”: oggi non lo e’ piu’. Oggi non diventi “Jenny from the block” neanche se hai talento e voglia di fare e spesso neanche i contatti bastano piu’: la pacchia e’ finita e consiglio a chi volesse tentare l’impresa di rimanere a casa, dovunque essa sia.