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Jeremy bentham

Da Marta Saponaro

JEREMY BENTHAM


Ancora oggi, siamo nel ventunesimo secolo, siamo impegnati in una battaglia morale che quest'uomo, vissuto molto tempo fa, aveva sollevato. Purtroppo abbiamo lasciato cadere nell'oblio certe affermazioni e solo grazie all'impegno ed al lavoro dei volontari e delle persone attive in varie associazioni, oggi stiamo cercando di risolvere questa questione.

Così affermava Jeremy Bentham nel lontano 1789:

"La questione non è Possono ragionare né Possono parlare, ma Possono soffrire?"

Chi fu Jeremy Bentham?

Nacque nell'East End di Londra, a Spitalfields , nel 1748. Molto giovane dimostrò di essere un genio infatti venne scoperto seduto alla scrivania paterna a leggere un grosso volume di storia dell'Inghilterra quando era assai piccolo. Pensate che a tre anni già studiava il latino. Divenuto più grande frequentò al Regina College di Oxford. Il padre era un avvocato e confidava nel fatto che anche il suo amato e prodigioso figlio avrebbe seguito i suoi passi., magari diventando Lord Cancelliere d'Inghilterra. Purtroppo le aspettative paterne non si realizzarono in quanto il giovane rimase negativamente impressionato dalle parole di Sir William Blackstone . Così impiego il resto della sua vita a scrivere sulla legge per cercare di trovare nuovi metodi per migliorarla. Questa sua attività la portò avanti per tutta la vita: ogni giorno, infatti, era solito redarre tra le10 e le 20 pagine, fece ciò fino ad ottant'anni.

Bentham oltre ad essere stato un giurista fu filosofo e scrisse "Introduzione alla giustizia della morale e della legislazione", quindi propose delle idee per il carcere Panopticon, ma non vide, per mancanza di fondi, realizzare nulla.

JEREMY BENTHAM

La sua dottrina ispirò grandi pensatori. Quando morì, 1832, lasciò il suo corpo per essere dissezionato pubblicamente dal suo amico, dottor Thomas Southwood Smith, chiedendo che il corpo venga conservato come auto-icona.

Si può considerare Bentham come il fondatore dell'utilitarismo moderno . La filosofia morale deve, secondo il suo pensiero, basarsi su un unico principio e metodo di calcolo.

Ha molto in comune con la strada iniziata da Hume ma, differentemente da quest'ultimo, Jeremy va oltre in quanto non si limita solo a descrivere i comportamenti umani, ma anche a fornire criteri e regole per il comportamento morale .

Obiettivo prefissato era quello di riformare la legislazione penale fornendo alla politica e alla giurisprudenza una scienza morale in grado di enunciare una lista di leggi dove vengano spiegati i reati e le rispettive pene in modo che così tutti i sudditi possano sapere in anticipo e con certezza che cosa accade se si infrangono le leggi.

Egli parte da un presupposto comune a tutti coloro abbracciarono l'idea dell'utilità. Tutti noi siamo soggetti a due padroni il dolore ed il piacere. Ma poiché apparteniamo ad una comunità dobbiamo tutti, per rendere efficiente la comunità stessa ossia il nostro mondo e la nostra esistenza e convivenza con gli altri, tendere ad aumentare la felicità sociale anche a discapito di quella personale, massimizzazione dell'utilità. Una società deve tendere, grazie all'educazione e alla legislazione, all'armonizzazione.

Per questo si pose il quesito citato all'inizio.

Sono trascorsi dei secoli e sotto un certo punto di vista questo interrogativo è ancora attuale infatti gli avvenimenti mondiali dimostrano che non è assolutamente vero che abbiamo abolito la schiavitù tra gli esseri umani, senza, poi, tralasciare il comportamento abominevole che abbiamo verso tutte le altre forme di vita.

Vi propongo ora la lettura di un articolo di Amnesty International dal titolo

LE MODERNE FORME DI SCHIAVITÙ

La schiavitù purtroppo non è un ricordo di un barbaro passato, ancor oggi milioni di persone vivono questa in condizione anche se ufficialmente la schiavitù è condannata e vietata da tutti gli Stati. Non si conosce il loro numero esatto di questi moderni schiavi, alcuni parlano qualche decina di milioni altri di centinaia e molti sono bambini. Questo perché la schiavitù è un fenomeno sommerso, vietato e ciò non di meno possibile proprio grazie alla connivenza di quelle autorità che dovrebbero combatterlo.

Le moderne forme di schiavitù prendono nomi diversi, schiavitù per debiti, servitù della gleba, lavoro coatto, sfruttamento sessuale, matrimonio forzato precoce, schiavitù per motivi rituali o religiosi, ma hanno tutte un comune denominatore: si tratta di

costrizione al lavoro di esseri umani che sono diventati in qualche modo "proprietà" di un'altra persona.

Gli schiavi fanno sempre parte dei settori più poveri e vulnerabili della società. Si tratta in genere di appartenenti a gruppi con uno status sociale inferiore, a minoranze etniche o religiose, a popolazioni indigene o a gruppi nomadi, molto spesso donne e bambini. Essi però non diventano schiavi a causa della loro appartenenza, ma è questa che li predispone alla povertà e allo sfruttamento e quindi alla schiavitù.

Vecchia e nuova schiavitù

In passato il proprietario possedeva 'legalmente' gli schiavi che aveva spesso comprato ad un alto costo d'acquisto. Era quindi nel suo interesse 'conservarlo' nel miglior stato possibile, in modo da poter rifarsi del suo investimento. Ora gli schiavi, anche se sono resi e mantenuti tali sotto la minaccia costante della violenza, e spesso fisicamente imprigionati, non sono 'proprietà legale' di nessuno, ma sono costretti a lavorare senza per qualcuno compenso fino allo sfinimento. Sono schiavi 'usa e getta': costano poco, c'è ne sono in abbondanza, e quando non 'funzionano' più si abbandonano a se stessi. Altri li sostituiranno

Le forme più comuni di schiavitù:

Schiavitù per debiti - E' forse la forma di schiavitù più diffusa. Essa è legata ad un modello di prestito ad usura, sviluppato soprattutto in ambito rurale, secondo il quale quando le famiglie più povere ricevono prestiti da un proprietario terriero devono dare in cambio il lavoro gratuito di uno o due dei suoi membri. Poiché in genere gli interessi applicati sono molto alti, le persone coinvolte

Cos'è la schiavitù?

S i distingue la schiavitù da altre forme di violazione dei diritti umani per alcune caratteristiche:

- costrizione al lavoro mediante minacce e violenze fisiche e psicologiche;

- appartenenza ad un 'datore di lavoro' che ha completo controllo sul lavoro (tipo e durata) dello schiavo;

- essere comprati/venduti come 'proprietà';

- subire restrizioni fisiche e non avere più libertà di movimento.

sono costretti a lavorare a vita per il proprietario terriero. Esse sono tenute sotto sorveglianza, anche armata, e possono subire violenze fisiche e sessuali. A volte la famiglia non riesce a pagare il debito e la condizione di schiavitù si tramanda di padre in figlio. Oggi sono 20 milioni in tutto il mondo le persone schiave per debiti, distribuite tra le piantagioni in Africa, nei Caraibi e nel sud-est asiatico. Anche se questa forma di schiavitù è vietata per legge, essa è difficile da sconfiggere perché radicata nella povertà e nelle tradizioni locali.

Servitù della gleba - Esistono ancor oggi delle forme di schiavitù che legano i braccianti ai loro proprietari terrieri. In questo caso non si tratta di debiti, ma di consuetudini radicate nelle tradizioni locali per cui individui, famiglie o interi gruppi sociali sono costretti a lavorare senza salario. I braccianti, infatti, non hanno l'effettiva proprietà della terra e possono coltivarla, solo se accettano di lavorare, su base permanente, per i proprietari terrieri. Nelle tenute più grandi vi possono essere anche 100-200 lavoranti agricoli. Il compenso per il lavoro svolto non è in denaro, ma in buoni acquisto, che possono essere spesi solo in spacci che appartengono agli stessi proprietari.

Lavoro coatto - Secondo questa pratica persone sono reclutate illegalmente da governi, movimenti politici o privati e costrette a lavorare sotto la minaccia di violenze o altre punizioni. Anche questa forma di schiavitù colpisce soprattutto gli individui più deboli o svantaggiati - rifugiati, appartenenti a minoranze etniche, donne e bambini. In Myanmar, ad esempio, è pratica frequente che nelle regioni militarizzate che sono state teatro di combattimento con i gruppi di opposizione, l'esercito costringa gli appartenenti a minoranze etniche a lavorare gratuitamente per "progetti di sviluppo" quali la ricostruzione di strade, la costruzione o riparazione di accampamenti oppure in lavori agricoli per i militari. I capi villaggio sono tenuti a fornire settimanalmente all'esercito un certo numero di lavoratori e ne viene escluso solamente chi è in grado di pagare la propria esenzione. Il periodo lavorativo può andare da pochi giorni alla settimana ad una quindicina di giorni al mese, rendendo così impossibile ai lavoratori di guadagnarsi il sostentamento. Trasportare forniture militari è un altro tipo di lavoro coatto nei paesi colpiti da conflitti interni. I portatori sono spesso oggetto di maltrattamenti e crudeltà. La gravosità dei carichi da trasportare e l'alimentazione insufficiente, li possono sfinire a morte, specie se ragazzi. Si sono verificati casi in cui le persone forzate a lavorare per l'esercito sono state costretti ad entrare nei campi minati, usati come "detector umani di mine", o siano state uccise, terminato l'incarico.

Le Nazioni Unite stimano che ogni anno circa 4 milioni di individui siano trasportati e venduti, conla forza o con l'inganno, per essere impiegati come schiavi in diverse forme di lavoro forzato, nel lavoro domestico, nell'accattonaggio o nella prostituzione. La maggior parte di loro sono donne e bambini. Nell'Africa Occidentale vi è di un'alta domanda di bambini, soprattutto ragazze, che dal Togo, il Benin e il Camerun, vengono instradati in Gabon o in Nigeria per lavorare nei mercati o per lavori domestici in aree benestanti intorno a Lagos (Nigeria) e a Libreville (Gabon). Bambini sottoposti alla brutalità della schiavitù domestica si ritrovano anche nei paesi industrializzati: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, ecc. Dal Sud Asia al Golfo Persico la tratta serve a fornire bambini per le corse di cammelli. Nel sud est asiatico, le ragazze vengono vendute e comprate perla prostituzione.

Le vie del traffico passano attraverso percorsi disagevoli e pericolosi. Non di rado i bambini possono morire durante il viaggio.

Nel nord dell'Uganda è attivo un movimento armato, l'Esercito di Resistenza del Signore (LRA) che rapisce bambini e ragazzi d'ambo i sessi per costringerli a combattere. I ragazzi più giovani sono spesso impiegati come portatori. Sono costretti a lavori faticosi e turni massacranti; in cambio ricevono cibo a volte insufficiente a sfamarli come testimoniato, da ragazzini che erano fuggiti, ad inviati di Amnesty International. "Una volta al mese gli arabi portavano sorgo e mais, ma bastava solo per i comandanti. Noi mangiavamo le foglie di patata.." (O.J, dicembre 1996) "Io raccoglievo acqua. L'area era sabbiosa e dovevo percorrere circa sei miglia. Per prendere acqua impiegavo tre ore. Una volta vidi un ragazzo morto. Era sotto un albero. Pensavo stesse riposando, ma era morto. Io cucinavo il sorgo degli arabi...A noi lasciavano le foglie." (J., 1996) "A O. c'era molta gente così il cibo era poco. C'erano nove ragazze che dovevano dividersi cibo molto scarso... La gente moriva di sete perché c'era poca acqua. Si doveva scavare il terreno per trovarla." (V., 1997) Le ragazze oltre che al lavoro coatto sono costrette al matrimonio forzato e alla schiavitù sessuale.

Salome, domestica bambina in Togo, testimonianza raccolta da WAO-Afrique, partner di Antislavery in Togo. "Lasciammo Cotonou in febbraio... eravamo in 6 del Benin. A Sémé

prendemmo due bus insieme ad altre persone che erano arrivate al confine in taxi per lo stesso motivo... per tutto marzo aspettammo la barca. [...] Durante tutto il tempo dovemmo trovarci il cibo e lavorare nel villaggio. All'inizio di aprile ci imbarcammo e venimmo trasportati in Gabon. Durante il viaggio perdemmo l'acqua. Dovemmo bere l'acqua di mare ed eravamo tutti molto deboli [...] ma Sèvérin non bevve. Egli divenne sempre più debole. Quando arrivammo a Libreville fummo fermati dalla Guardia Costiera. Gli scafisti si gettarono in acqua e scomparvero [...] arrivati a riva ci fu data dell'acqua da bere. Lui [Sèvérin] era molto debole... stava male. Quando la polizia se ne rese conto parlò di chiamare un'ambulanza, ma l'ambulanza non arrivò mai e lui morì"

Commercio sessuale di minori

La componente più importante del traffico di esseri umani è quella legata alla prostituzione e alla pornografia. Il commercio sessuale di minori è sempre esistito, anche se in gradi diversi in quasi tutte le società, tuttavia negli ultimi decenni si è assistito al nascere e al consolidarsi di una fiorente industria del sesso in alcuni paesi di Asia, Africa e America Latina. Le cifre dell'Unicef parlano di almeno un milione tra bambine e ragazze nella sola Asia. L'età delle vittime del traffico tende sempre di più ad abbassarsi nell'errata convinzione che i bambini trasmettano meno facilmente malattie sessuali, quali HIV/AIDS. Eppure sono proprio le ragazze più giovani ad essere più a rischio di contagio. Una volta ammalate esse vengono abbandonate a se stesse. Trattate come appestate molto difficilmente verranno accolte nei loro villaggi di origine.

La legislazione internazionale

" Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma" (art. 4 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)

La schiavitù è proibita dalla legislazione internazionale. Esistono due Convenzioni contro la schiavitù, la prima del 1926 e la seconda del 1956. La prima Convenzione, adottata dalla Società delle Nazioni, venne successivamente fatta propria dall'Organizzazione delle Nazioni Unite ed emendata con un protocollo nel 1953. Altri trattati internazionali specifici sono: la Convenzione sul lavoro forzato, del 1932, la Convenzione per l'abolizione del lavoro forzato, del 1957, la Convenzione per la soppressione del traffico di persone e il commercio della prostituzione, del 1949 ed infine la Dichiarazione di Stoccolma del 1996, adottata durante il primo Congresso Mondiale contro il commercio sessuale e lo sfruttamento dei minori.

 http://www.amnesty.it

per approfondimenti su Bentham vi propongo la lettura di alcuni siti:
Jermy Bentham riflessioni.it, il Panopticon, Foucalt e il Panopticon, Jeremy Bentham auto-icona
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