Due libri apparentemente distanti, perlomeno come ambientazione: Argentina, Algeria . Il loro passato ha però una storia di sangue e violenze, che fatalmente, prima o poi, riaffiora.
A prima vista, Sotto questo sole tremendo, già pubblicato in Francia e Germania, sembrerebbe un noir. Tanto è lo stile, dai toni vagamente chandleriani , per quanto l’ambientazione lo renda atipico: un paesino dell’Argentina bruciato dal sole. Poi, subito qualcosa fa percepire qualcosa di diverso: animali piuttosto strani (coleotteri pericolosi per l’uomo), il caldo atroce che modifica il territorio e le abitudini dei suoi abitanti, e renderebbe impossibile la vita ad un estraneo, per poi arrivare al cuore centrale del romanzo: il passato tragico e violento dell’Argentina che ritorna. Meno di duecento pagine che si leggono d’un fiato,
Sotto questo sole tremendo
CARLOS BUSQUED,Atmosphere Libri
Traduzione di Silvia Busqued
Cetarti trascina le sue giornate rinchiuso in casa, sprofondato davanti alla TV in nuvole di fumo. Una sera, mentre Discovery Channel trasmette un documentario sulla pesca dei calamari giganti, squilla inaspettato il telefono. Un tale da Lapachito, nel Chaco, lo informa che sua madre e suo fratello sono stati uccisi a colpi di fucile. Sedici ore e settecento chilometri più tardi Cetarti si ritroverà così nella profonda provincia argentina, in un paese di strade melmose, case diroccate, sole implacabile, per recuperare i resti dei suoi familiari. Dentro la teca domestica, o fuori, sotto un sole tremendo, il paesaggio è lo stesso: un mondo senza accadimenti e senza emozioni, come se tutto fosse già stato e dell’umano esistere non restasse altro che la condanna a un moto perpetuo e inerziale. Non diversamente dalla vecchia elefantessa del circo condannata a danzare senza tregua da scariche elettriche, anche Cetarti scivola inerte incontro al suo destino. Che lo accoglie con la faccia grossa e i denti marci di Duarte, ex sottufficiale dell’aeronautica, collega e amico dell’assassino di sua madre. Insieme a Duarte e al suo giovane e stordito aiutante, Cetarti proseguirà il suo vagabondare in un nulla stipato di espedienti per sopravvivere: una truffa per riscuotere l’assicurazione dei defunti, il trasloco nella stamberga del fratello ucciso e da tempo perso di vista (stravagante collezionista di spazzatura varia e insetti stecchiti), il misterioso sodalizio con una salamandra, il coinvolgimento nei traffici criminali dell’ex sottufficiale. Il viaggio di ritorno dei tre da Cordoba, dopo aver incassato i soldi dell’assicurazione, riserva un inatteso finale
Carlos Busqued
Classe 1970, Carlos Busqued ha fatto parlare di sé con Sotto questo sole tremendo, sua opera prima. Blogger, collaboratore di piccole e strane riviste, Busqued scrive con una prosa che ha permesso alla stampa di avvicinarlo a Raymond Carver. Ma non è il caso di aspettarsi uno stile minimalista. Al contrario, Busqued usa un linguaggio turpe, grasso, che va dritto al cuore dell’espressione, senza fronzoli e senza troppe inutili spiegazioni, retto da una struttura narrativa più che solida, che non toglie il fiato dal collo del lettore. Sotto questo sole tremendo è stato già pubblicato in Germania e Francia.
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Guerra d’Algeria. Tre uomini, due francesi, amici e reduci della seconda guerra mondiale e dell’Indocina, e un capo ribelle. Attraverso una polifonia di voci, Jerome Ferrari , narra una “ferita ancora aperta”. Perché un uomo torturato dalla Gestapo passa dall’altro lato della barricata, trasformandosi in carnefice? Perché uomini uniti da un vincolo profondo, il cameratismo,possono arrivare ad odiarsi? Cosa può insegnare loro un uomo che si è macchiato del sangue di molti innocenti, uccisi in attentati terroristici?
Così si confessa l’autore: «Non volevo scrivere semplicemente un romanzo storico o un romanzo realista. M’interessava piuttosto parlare di una situazione universale, ancora d’attualità in Iraq, in Afghanistan o negli Stati Uniti del dopo 11 settembre».
Lo stile è denso e lirico, a tratti forse troppo nelle pagine in cui il tenente Andreani fa sentire la propria voce, l’impatto emotivo sul lettore è comunque forte!
Jérôme Ferrari
Dove ho lasciato l’anima, Fazi editore
traduzione di Maurizio Ferrara
Il 5 luglio 1962, dopo otto anni, si concludeva la guerra franco-algerina e l’Algeria conquistava la propria indipendenza. A cinquant’anni da quella data, il romanzo di Ferrari, pluripremiato in Francia, fa i conti con una delle più laceranti vicende storiche del secondo Novecento e riflette sulle menzogne morali implicite in ogni guerra.
Algeria, 1957. Nel pieno di una guerra feroce e logorante, tre uomini si trovano riuniti nello stesso luogo, una villa sferzata dal vento del deserto, a condividere un angolo di inferno. Il capitano francese André Degorce, reduce della prigionia in Indocina e già giovane partigiano sopravvissuto alla barbarie di Buchenwald, guida ora la divisione incaricata di stroncare la resistenza algerina. Suo adesso è il ruolo del carnefice, del torturatore e ha appena conseguito un importante successo: l’arresto di Tahar, il Puro, uno dei massimi capi dell’ALN, braccio armato dell’esercito di liberazione. Di fronte a quest’uomo inflessibile e consapevole del proprio destino, e con cui intraprende un duro e intenso dialogo, Degorce sperimenta il castigo interiore dell’aguzzino, di colui che non riesce più a ritrovare se stesso dietro i comandi di morte che pure impartisce. È il tenente Andreani, che con il capitano ha già condiviso gli orrori del passato, a svelare la menzogna morale che si cela dietro la tortura e a mostrargli la verità di quella spietata pedagogia della guerra cui tutti loro partecipano. Jérôme Ferrari, attraverso la voce di tre personaggi uniti dalla Storia e divisi da un dolore che non può essere condiviso, fa i conti con una lacerante pagina di storia e riflette, con uno stile crudo e diretto, sul tema dell’impossibilità dell’espiazione, sulla violenza intrinseca alla condizione umana.
Jérôme Ferrari è nato a Parigi nel 1968. Ha insegnato filosofia per quattro anni in un liceo di Algeri, attualmente vive e lavora in Corsica. È autore di quattro romanzi, tutti usciti per Actes Sud. Tra i più stimati scrittori della nuova scena francese, con questo romanzo ha ricevuto, oltre al Premio Roman France Télévision 2010, anche il Premio Larbaud 2011, il Premio Initiales 2011 e il Gran Premio Poncetton Société des Gens de Lettres 2010.