Il 2016 si apre con la polemica Checco Zalone sì, Checco Zalone no.
Se fate parte di questa seconda categoria vi giudicheranno snob, radical chic o rosiconi.
Anch’io, che credevo di essere immune a vita dall’essere definito un radical chic (categoria che mi fa venir voglia di mettere mano alla pistola), sono stato apostrofato come tale perché appartengo allo schieramento “Checco Zalone no”.
Ovviamente ai tempi di Facebook non c’è più spazio per le mezze misure e per i discorsi complessi, ma grazie a Dio esistono i blog personali, dove ciascuno può dire la sua con più calma.
Quindi cercherò di spiegarvi perché a me piacciono il vecchio Lino Banfi, Jerry Calà, Abatantuono in versione “terrunciello”, Fantozzi e Fracchia, il Verdone degli anni ’80 e ’90, Renato Pozzetto, ma NON Zalone.
Come avrete notato poc’anzi, del mio elenco fanno parte dei comici per così dire più raffinati – Verdone e Villaggio – e dei comici che per larga parte della loro carriera hanno recitato in pellicole dichiaratamente trash.
Penso a Lino Banfi, a Calà e al Diego nazionale.
Alcuni loro film non solo mi piacciono, ma li conosco a memoria.
Prendetemi letteralmete. Se dico “a memoria”, significa che posso citarvi tutte le battute per filo e per segno.
Cito, a mo’ di esempio, tre pellicole che potrei recitare seduta stante:
- L’Allenatore nel Pallone
- Vacanze in America
- Il ragazzo di campagna
Come vedete ho elencato tre titoli che se non sono trash poco ci manca.
Eppure io li adoro, così come adoro la comicità surreale e “sociale” dei primi Fantozzi, e l’umorismo agrodolce del Verdone di Borotalco, Acqua e Sapone e Compagni di Scuola.
Un tempo esisteva uno stile anche nel produrre film trash.
Può sembrare un controsenso ma non lo è.
Prendiamo Vacanze in America – per me un cult assoluto. Oltre ad avere delle scene comiche palesemente azzeccate, si regge su un cast fatto di ottimi professionisti e di grandi caratteristi: Fabio Ferrari, Fabio Camilli, Paolo Baroni e altri.
Il fenomeno dei caratteristi è ancora più evidente nei vecchi film di Verdone. La sora Lella, Angelo Infanti, Fabrizio Bracconieri, Isabella De Bernardi, Angelo Bernabucci etc etc. Fino ad arrivare all’immenso Mario Brega che in più di un’occasione ha rubato la scena a Verdone stesso.
Erano dunque film corali e, anche nel caso di quelli privi di qualunque spessore e profondità, erano girati con senso del ritmo e da attori che venivano prevalentemente dal cabaret “di strada” e dal teatro. Solo più tardi i comici hanno iniziato a nascere direttamente in TV.
Checco Zalone è uno di questi.
Zalone è una “creatura” di Zelig.
I suoi film sembrano puntate extended di Zelig.
Non credo sia un caso.
Ho visto tutti i suoi film, tranne Quo Vado.
Cado dalle Nubi mi ha divertito. Ho riso di gusto in più di un’occasione. Ci ho visto anche diversi spunti di critica sociale, seppur velata. La canzone I uomini sessuali è un gioiellino, perché descrive ciò che molti italiani pensano dei gay, magari credendosi progressisti e moderni.
La cosa drammatica è – semmai – che molti di coloro che hanno riso guardando Cado dalle Nubi si identificano in Checco, invece di divertirsi per l’ottusità paradossale che lo contraddistingue.
A parte questo, i film successivi di Zalone sono tutti uguali.
Il personaggio è lo stesso, salvo qualche sfaccettatura, le situazioni comiche sono le medesime. La critica all’italiano medio si è fatta molto più grezza e buonista, come dire che in fondo noi siamo davvero così, ma siamo brave persone, quindi ridiamoci su e via.
I comprimari e i caratteristi sono praticamente assenti da tutti i film di Zalone, tranne il primo, dove Dino Abbrescia e Ivano Marescotti hanno più di un merito nel dettare i ritmi comici alla sceneggiatura.
A me Zelig non ha mai fatto ridere, fatta eccezione per qualche artista proposto dalle prime edizioni del programma (Ale e Franz, Natalino Balasso).
In compenso Zelig ha frantumato il record di ascolti in quasi tutte le sue edizioni, così come fa Zalone al botteghino, a ogni nuovo film.
Quindi evidentemente il mio senso del comico è diverso. Anzi no: è sbagliato.
Riesco ancora a ridere per Gigi e Andrea in una trashata assoluta come Mezzo destro mezzo sinistro, ma non per Zalone che si dispera per cercare il posto fisso.
Comunque lui fa i miliardi e io no, quindi probabilmente il torto sta unicamente dalla mia parte.
O almeno così dicono.
Ma tutto ciò che ho scritto finora in realtà non conta nulla.
I giudizi su un comico sono e restano soggettivi.
Zalone vi fa ridere? Va bene, lo accetto. A me non cambia niente, la mia vita non ne esce in nessun modo alterata.
Il vero problema è semmai un altro.
Per esempio è il fatto che il 40% delle sale cinematografiche italiane stanno trasmettendo Quo Vado. In pratica quasi un cinema su due ci impone di vedere ‘sto cazzo di film e magari di farcelo piacere.
Con buona pace delle decine di pellicole che in Italia non vengono distribuite – o che vengono distribuite con settimane/mesi di ritardo – perché Medusa Film ha deciso che tutti devono assistere alle peripezie di Checco che cerca il posto fisso.
Nulla di nuovo sul fronte mediatico, per carità.
Siamo dalle parti di quelli che per anni ci hanno raccontato quanto Jovanotti sia un cantante bravo e maturo, o di quanto Fabio Volo sia uno scrittore che “parla alla gente comune”.
Non è colpa né degli Zalone, né dei Jovanotti né dei Volo, se loro sono onnipresenti e sovraesposti.
Il libero mercato probabilmente non è più tanto libero, e altre persone hanno deciso cosa è meglio vedere/ascoltare/leggere, non lasciando alcuna possibilità di scegliere al consumatore più pigro, quello che non va su Google a cercare altra roba, nuova o vecchia che sia, ma di cui i marketing media quasi-monopolisti del nostro paese non parlano MAI.
La sensazione conclusiva è quella di essere presi per il culo, che ne so, da Cecco, il nipote del fornaio.
(A.G. – Follow me on Twitter)