★★★☆☆
Clint Eastwood ha qui proposto un musical leggero, in cui però inserisce storie di famiglie distrutte e vite perdute che aggiungono molto ad un film altrimenti troppo modesto |"Cosa ti piace della musica?"
"Tanto per cominciare...tutto!"
Si sfonderebbe una porta aperta se si volesse affermare una volta di più la piccolezza di Jersey Boys nei confronti di altri capolavori del regista (che non stiamo a citare): i toni qui sono più accesi, leggiadri, quasi anonimi; i fallimenti del passato assenti. Ne risente tutto l'impianto narrativo del film, che forse avrebbe esatto un regista meno tradizionalista. Fortunatamente, al di là dell'esecuzione, classica e pulita come sempre, Eastwood cerca di arricchire il racconto con un substrato che ci parla di vite perdute e famiglie distrutte che giustifica (in parte) le scelte tecniche del regista, riuscendo a farci apprezzare quello che altrimenti sarebbe stato il film meno personale realizzato da Clint negli ultimi 15 anni.
Invece Clint Eastwood è lì con i "Four Seasons", la sua passione è vitale come la loro, e sebbene sia lo spirito leggiadro dei quattro interpreti a dare al film il suo stampo più significativo, il regista non rinuncia a replicare situazioni tipiche del suo modo di fare film, cosicché quando la morte si palesa (non diciamo come), proprio per il modo in cui viene raccontata e affrontata, si potrebbe indovinare il nome di chi ha diretto questo Jersey Boys anche senza saperlo.