Jesus Christ Savior

Creato il 02 maggio 2011 da Eraserhead
L’indimenticabile prologo di Kinski, il mio nemico più caro (1999) mostrava l’attore tedesco urlare di Gesù e della fede da un palcoscenico immerso nell’oscurità. Cosa ci faceva lì? Perché un uomo come lui parlava (a modo suo) di religione di fronte ad un pubblico pronto a beccarlo ogni cinque minuti? Peter Geyer, il regista di questo documentario, riprende fedelmente il filmato d’epoca relativo allo spettacolo di Kinski e lo ripropone intervallandolo a delle scritte sullo schermo.
Tuttavia questo è un documentario atipico perché non ha praticamente nulla di esplicativo; c’è solo una telecamera puntata dal basso verso l’alto su un uomo che parla, stop. Nient’altro. Allora più che un documentario in senso stretto ci troviamo di fronte ad un documento storico che si forgia su una materia prima dura come il cemento: Klaus Kinski.
Ha un che di cinematograficamente metaforico lo scenario in cui vive questo film, esiste l’uomo-cinema Kinski che viene ascoltato (/insultato) da una platea di uomini-spettatori, ma la luce è tutta per l’istrionico Klaus che da buon egocentrico patologico non vuole e non può dividere il palco con nessuno. D’altronde anche nella sua carriera (almeno quella legata a Herzog) grazie all’incredibile carisma era capace di prendersi la scena e spostare tutto il resto sullo sfondo.
Cosa resta perciò di Jesus Christus Erlöser? Il ritratto di un attore ai margini dello star system – notevoli le inquadrature da lontano che rendono Kinski una stellina solitaria nel buio profondo –, o il semplice delirio di un uomo che si credeva una specie di ultimo apostolo? Fa effetto pensare a Kinski come il tramite del verbo divino, eppure fanno altrettanto effetto le sottolineature da esso poste e ahimè sempre recenti alle ipocrisie del sistema ecclesiastico. Era pazzo Kinski? Che banalità pensarlo e dirlo, sarà che molto spesso siamo troppo normali e banali noi.

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