Jethro Tull: “Nightcap” versus “A Passion Play”

Creato il 25 ottobre 2011 da Paveloescobar
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Nightcap dei mitici Jethro Tull, pubblicato nel 1993, è un doppio album che mi ha sempre incuriosito, come spiegherò successivamente. I Jethro Tull sono uno dei miei gruppi preferiti e negli anni 70 Ian Anderson era un vulcano d’idee tant’è che alcuni brani venivano “scartati” perché non ci stavano nel vinile. Proprio nel secondo cd di questo album ci sono alcune bonus tracks scartate in quel magico periodo e alcuni brani non sono affatto degli scarti e son stati inseriti nelle varie rimasterizzazioni dei cd, come per esempio “Paradise Steakhouse”.
Ma parliamo in particolare del primo cd che è l’oggetto di questo post. Nel 1972, dopo “Thick as a Brick”, i Jethro Tull stavano lavorando ad un doppio album nella cattedrale Chateau D’Heuroville. In seguito a vari problemi, questo progetto fallì e vide la luce solo vent’anni dopo e tali lavori vennero appunto ribattezzati “The Chateau D’Isaster Tapes”, che occupano appunto il primo cd di Nightcap.
Come sanno i fan dei Jethro Tull, l’album successivo fu A Passion Play, pubblicato nel 1973, un album che divise e divide ancora oggi la critica. Un album composto da due suite ed in particolare nella prima suite vi sono partiture del progetto fallito ma riarrangiate in modo diverso. L’album l’ho ascoltato svariate volte e la sensazione che ho avuto è di aver sentito tante idee buone ma assemblate non nel migliore dei modi. Risultato finale: album un po’ freddo, scritto magari di fretta in seguito al tempo perso per il progetto fallito con la conseguenza di non trovare il bandolo della matassa, la giusta chiave di Volta!

Per rendersi conto di questa freddezza, basta ascoltare Nightcap! I brani sono quasi tutti originali e gli unici punti in comune con A passion play sono “Critiche Oblique” e “Tiger Toon” (dove viene ripresa la parte iniziale della prima suite di “A passion play”), mentre vi è un breve brano “Solitaire” che fu messo in War Child, album pubblicato nel 1974. “Critique Oblique” e “Post Last” sono strepitosi, brani di A Passion Play (“Critiche Oblique”) ma composti e riarrangiati meglio, più compiuti e più lunghi, più nel contesto giusto. “Critiche Oblique” di “A Passion Play” sembra con il freno a mano tirato, mentre in Nightcap l’atmosfera più acustica, più folk-rock rende giustizia a quel brano. Inoltre qui Ian Anderson canta di meno e suona di più il flauto. Ascoltando questo cd è un vero peccato che quel progetto non andò a buon fine dato che Ian Anderson e soci erano nel loro miglior momento di maggior creatività, ovvero 1971-1975.
 
Onestamente non so se le partiture quanto siano state ritoccate ovvero se sono le stesse che Anderson ha ritrovato 20 anni dopo. A quanto sembra lui ha deciso di incidere le parti di flauto mancanti e di non incidere delle parti vocali e credo che abbia preso la giusta decisione. Quello che posso dire di certo è che il sound è quello, ovvero quello legato alla sfera del folk-rock e meno vicino al prog come invece è nel caso di “A passion play” e di conseguenza gli arrangiamenti li trovo più riusciti. Comunque in ogni caso è un album ispirato che consiglio vivamente.
Buon ascolto!
 


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