Biografilm Festival 2014 si è aperto all'insegna di Jimi Hendrix. Un magnifico regalo per gli appassionati del mito di Seattle, ma anche un'occasione per innamorarsi, per chi non ne fosse ancora stregato, della sua personalità (fuori e sopra il palco) e della sua chitarra selvaggia e raffinatissima, tutta scariche, flussi ed esplosioni di energia, potente e fluida: un'appendice del corpo ma anche un totem stupendo a cui unirsi in amplessi elettrici. Hendrix la accarezza e la strofina, la percorre con le sue dita veloci e avide, ne fruga le corde coi denti, la struscia contro le casse: le chiede sempre di più per un istinto irrefrenabile di ascesi erotico-catartica. Chi non ricorda Hendrix a Monterey muoversi sulla chitarra come su una donna e pregarla di dargli di più? E poi bruciarla e lanciarne pezzi a un pubblico prima affascinato dal carisma di un musicista che sembrava voleva estrarre dal suo strumento tutti i suoni possibili, poi esterrefatto, quasi spaventato dalla potenza della performance?
Jimi Hendrix è stato un genio della chitarra elettrica, di là dagli stereotipi che lo ingabbiano nel binomio “droga e sesso” e che sono parte integrante del suo mito. Era però m
isconosciuto fino a quel primo concerto rock internazionale che si svolse a Monterey nel 1967. Cosa era accaduto prima? Lo racconta Jimi: All Is By My Side di John Ridley (noto per il suo recente 12 anno schiavo) e prodotto da Danny Bramson, presente in sala. È stato un film difficile da portare a termine, ha confessato il produttore. Tutta la stampa contro: come si poteva raccontare un mito? Ma la sceneggiatura forte c'era, ed era stato trovato anche il volto giusto: André3000 (già cantante e fondatore degli Outkast). Benché non sempre eccelso, il film ci offre dunque una prospettiva inedita su Hendrix, raccontando all'incirca un anno di vita: quello del periodo londinese pre-Monterey.Si parte con Jimi che suona nei locali di Seattle, dove viene notato da Linda Keith (la ragazza di Keith Richards). Ed è l'inizio di un percorso di formazione personale e artistico. Sarà Linda a spingere Hendrix a non accettare qualunque offerta con rassegnazione, a stimolare in lui l'ambizione, la disciplina, il coraggio di mostrarsi (ad esempio proponendosi per suonare insieme a un già noto Eric Clapton, che, ai primi accordi del giovane americano, abbandona il palco). Sarà ancora Linda Keith che lo porterà a Londra, dove si svilupperà l'identità artistica del musicista. Pochi e rapidi gli accenni a droga e sesso: non contano. Scopriamo semmai il giovane dolce e scontroso, ferito e riservato, «profondo in modo insopportabile», che riversa tutta la sua energia suonando quell'estensione del suo corpo plastico che è la chitarra elettrica. Monterey non è raccontato: è l'esito del suo viaggio alla scoperta della propria via.
Ma a Monterey è dedicato il bel documentario Jimi Plays Monterey di Chris Hegedus e D. A. Pennebaker, uno dei primi rockumentary della storia del cinema, montato nell'86 a partire dai filmati girati sul palco in cui il musicista semisconosciuto sconvolse gli spettatori e si impose sulla scena musicale Pennebaker, pure lui presente in sala, ha raccontato come fu possibile riprendere tutto avvicinandosi a pochi centimetri da Hendrix. Accadde che i registi vennero invitati a riprendere l'evento. Ma la pellicola costava cara, così decisero di filmare solo una canzone per artista. Una lampadina rosa sul palco avrebbe segnalato la canzone scelta ai cameraman, autorizzati per l'occasione a muoversi liberamente sul palco. Con Hendrix, quella lampadina non si spense mai. E si dovette correre a Los Angeles a comprare altra pellicola. I filmati del '67 sono poi stati ripresi e rimontati, preceduti solo da un breve richiamo storico. E ci mostrano il gigante che Hendrix è diventato. Così noi saliamo sul palco di Monterey e ci troviamo vicinissimi a Hendrix. Lo vediamo muoversi libero, selvaggio e sensuale, coi suoi abiti sgargianti e le sue piume di struzzo, vulcanico ed erotico. Un ringraziamento è d'obbligo alla 10^ di Biografilm Festival, che unisce la ricerca del nuovo alla riproposta del noto ma di valore che, come spesso accade, non trova molti canali di distribuzione. I due lavori saranno proiettati a più riprese nel corso del Festival, che chiuderà i battenti il 16 giugno. Controllate il programma, se volete un Hendrix che forse non avete mai visto. http://www.sulromanzo.it/blog/kurt-cobain-mickey-rooney-e-gli-yellow-rock-rscs-70