"I miei soggetti sono sempre gli stessi: il sud, il mediterraneo, le donne dal sedere e dal seno abbondante e rotondo, la musica, il jazz, i vicoli, i quartieri poveri di Barcellona, Toulouse, New York, la complicità tra uomo e donna..." - mi disse - e davvero io sentivo eros, calore, desiderio e piacere nei suoi lavori. Gli chiesi se si fosse ispirato all'arte africana (in particolare pensavo alla scultura del Benin) direttamente, in alcune opere oppure se la sua ispirazione fossero stati gli artisti europei che negli anni '30 avevano tratto ispirazione da quell'arte a essere stati per lui il riferimento. Gli si illuminò il viso, rispondendomi "questi ultimi".
E mi parlò della calligrafia, e del fascino della scrittura di lettere che componevano parole, del suo ricorso a ideogrammi giapponesi e cinesi, o della grafia del sanscrito - lingue ch'egli ignorava completamente, ma che lo affascinavano vicivamente e anche per la connessione tra visualizzazione-parola-lingua-cultura-pensiero. Ne ammirava incantato l'equilibrio, e lo spessore e le informazioni ulteriori che si aggiungevano a quelle puramente visive della pittura. Perché lui nei suoi quadri scrive anche, a volte in francese indicando quindi specifici messaggi, altre ponendo a caso parvenze di lettere ispirate appunto ad alfabeti non europei.
Vi segnalo alcune opere, sperando che vi possano piacere e dare sensazioni analoghe a quelle che ho provato io. Sebbene in assenza del contesto di profumi provenzali, sapori del Porto, e sonorità linguistiche tra il francese, l'occitano e il catalano, sicuramente le percezioni che avremo di tale opere saranno tra noi diverse. O no? :-)
En attendant 2000
Le repas de quartier
Claudie mas y mas