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Job act e pubblico impiego: cialtroni o reazionari?

Creato il 28 dicembre 2014 da Albertocapece

imagesTra le delizie del job act si è insinuato un veleno mortale anche per quelli che hanno fatto carte false per approvarlo : vale o no anche per il pubblico impiego? Una distinzione esplicita non è scritta da nessuna parte e il fatto che al lavoro pubblico si acceda per concorso ( sappiamo bene che questo troppo spesso coincide con raccomandazione o assunzione di clientela, visto lo stato delle selezioni in Italia) non è certo un elemento tale da introdurre una disparità ormai drammatica nel mondo del lavoro. Specie se poi si tratta di una normativa che giustifica la rapina di diritti, tutele e salario, in nome di una grottesca eguaglianza al ribasso.

Naturalmente la questione è tutta elettorale visto che è proprio dal pubblico impiego che viene il grosso del voto piddino ed è presumibile che fino al giorno delle urne la questione rimarrà dentro una salamoia di polemiche e ambiguità per attrarre le allodole cornute e contente. Ma l’appassionante domanda che i media maistream si pongono, vista l’incertezza che regna sovrana, è se questi incidenti di percorso facciano parte di un disegno che non si vuole esplicitare al Paese e in Parlamento o siano frutto di incompetenza e dilettantismo legislativo.

Si tratta di un falso interrogativo: le due cose, la cialtroneria e il disegno più o meno occulto non soltanto possono benissimo coesistere, ma sono un insieme logico e necessario in presenza di un ceto politico del tutto subalterno ad altri poteri siano essi Confidustria ( che ha di fatto scritto il job act) o la troika o l’insieme della finanza. Un processo di graduale ma dissimulato asservimento alle logiche e alle istituzioni di mercato, la riduzione della democrazia a fatto formale, lo scasso delle costituzioni, ha bisogno di incompetenza, assenza di idee e di ideali, di teste mediocri nelle quali solo gli slogan e i pensieri fatti riescono ad entrare.  Anzi la competenza, l’intelligenza, la chiarezza possono creare ostacoli ai disegni dietro le quinte, anche nel caso di un’adesione di massima ad essi: i cialtroni sono invece una mano santa perché non capiscono bene quello che fanno, credono a tutto ciò che rientra nel loro interesse personale, sanno mentire perché la loro vita stessa è una dissimulazione e creano abbastanza confusione da disorientare le persone e impedire la nascita di una opposizione sociale coordinata e allargata. Basti vedere come anche la sinistra si sia immolata sull’altare dell’europeismo di maniera e della moneta unica, essendo ormai incapace di vedere le trasformazioni del nemico.

A un certo punto del cammino, quando è inevitabile scoprire parte del disegno, il cialtrone diventa persino necessario: il suo zigzagare rende difficile prendere la mira o raccapezzarsi pur seguendo egli passo per passo la ricetta che gli è stata imposta e che diviene la sua fede.  Basti pensare alle speranze suscitate da uno come Renzi da cui nessuno nella vita reale comprerebbe una bici usata, ma che ora dovrebbe salvare il Paese.


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