Magazine Cinema
La trama (con parole mie): dai primi assemblaggi di schede madri nel garage dei genitori in California alla conquista del mondo con l'Ipod, il percorso professionale e personale di Steve Jobs, anima della Apple ed innovatore a tutti i costi, che pur di vedere realizzati i suoi sogni sacrificò spesso e volentieri la componente umana del lavoro.Dall'università abbandonata ai primi successi, dal conflitto che portò all'abbandono della sua creatura con il consiglio d'amministrazione ed il suo rivale John Sculley, dagli anni settanta degli acidi alla "musica in tasca" del nuovo millennio, uno sguardo sulla vita di uno dei più influenti nomi dell'informatica - e della pop culture - di tutti i tempi scomparso prematuramente nel duemilaundici.
Onestamente, per quanto utente Apple, non mi sono mai interessato più di tanto alla figura di Steve Jobs se non per la sua acquisizione - e primo lancio, di fatto - della Pixar originaria, ed allo stesso modo sono rimasto immune, nel corso degli anni, al fascino da status symbol che i prodotti targati con la mela hanno esercitato negli ultimi quindici anni sul pubblico di tutto il mondo, prendendo spesso e volentieri per il culo amici e colleghi assolutamente Apple-addicted.
A questo si aggiungano il fatto che ai quattro angoli della blogosfera il biopic incentrato sulla vita dell'anima della Apple, Steve Jobs, scomparso nel duemilaundici, ha finito per raccogliere poco più di un pugno di mosche e che personalmente detesti Ashton Kutcher, e la frittata è fatta: non che Jobs sia un titolo difficile da guardare - anzi, per le sue due ore e oltre è più che scorrevole - o in grado di stuzzicare l'incazzatura dell'audience, quanto semplicemente non abbastanza forte da avvincere e coinvolgere come fece qualche anno fa il biopic dedicato ad un altro celebre "antipatico" tecnologico, il Mark Zuckerberg dello splendido The social network.
Il lavoro di Joshua Michael Stern - poco più che un onesto artigiano -, infatti, appare assolutamente privo di originalità e mordente, si dilunga troppo nella prima parte per avanzare a colpi d'accetta nella seconda - a conti fatti, quella più interessante, considerata la sferzata di energia che portò il secondo avvento di Jobs alla Apple giunta alla fine degli anni novanta in profonda crisi -, concede troppa fiducia ad un protagonista costruito a tavolino sia per quanto riguarda la recitazione che nella sua riproposizione "di fiction" e manca completamente del guizzo in grado di trasformare un fin troppo consueto film hollywoodiano in un vero e proprio racconto in grado di trascendere dalla realtà divenendo quasi fiction pur conservando il rispetto per gli accadimenti che possono averlo ispirato.
L'impressione, dunque, è quella di assistere ad uno spettacolo onesto quanto inutile, che scorre via senza colpo ferire, non appassiona e si consegna senza neppure lottare al grande dimenticatoio delle visioni inutili o quasi: certo, ora posso dire di conoscere un pò di più Steve Jobs, che come il già citato Zuckerberg non era propriamente un mostro nei rapporti umani, di aver scoperto che uno dei giganti dell'informatica attuale nacque dalle prospettive di gloria di un gruppo di geniali nerd pronti a fare promesse ben oltre le loro aspettative, e che come il sogno americano ben promette, prima o poi per chi crede e si rimbocca le maniche la ricompensa arriva.
Ma resta decisamente troppo poco perchè Jobs stia alla storia del Cinema quanto il personaggio che l'ha ispirato sta a quella della nostra società attuale, così come mancano all'appello il respiro retorico del blockbuster destinato ai grandi incassi o le ambizioni autoriali di una proposta d'essai: nulla, dunque, che possa davvero lasciare il segno nel corso e al termine della visione, e che rende faticoso anche scrivere qualcosa che vada oltre al "ne carne ne pesce" che sto cercando di tradurre in qualcosa di più del paio di righe che meriterebbe il lavoro di Stern.
Sarebbe stato preferibile assistere ad uno spettacolo da bottigliate, più divertente da recensire e che, senza dubbio, avrebbe stimolato di più anche un amante delle sfide come fu Steve Jobs.
MrFord
"Oh peace train sounding louderglide on the peace train
come on now peace train
yes, peace train holy roller."Cat Stevens - "Peace train" -
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