Magazine Carriere

Jobs Act: Atto 2

Creato il 09 maggio 2014 da Propostalavoro @propostalavoro

Jobs Act: Atto 2Come anticipato, il dl Poletti – o dl lavoro o Jobs Act, che dir si voglia – è approdato, in settimana, in Senato, dove, grazie ad un nuovo voto di fiducia, è stato approvato, nonostante le accese proteste delle opposizioni.

Inoltre, com'era prevedibile, il testo uscito dal Senato, ha subito delle variazioni, rispetto alla versione approvata dalla Camera, a causa dell'introduzione di alcune novità. Vediamo quali:

1. Contratto di apprendistato – Pur mantenendo inalterato l'obbligo formativo, viene trasformato in un semplice contratto precario, grazie all'introduzione della norma secondo cui, può essere utilizzato anche solo a tempo determinato, non essendo più finalizzato all'assunzione in azienda. Viene, inoltre, estesa la sua applicazione anche ai lavori stagionali.

2. Obbligo formativo – Contrariamente a quanto stabilito nel testo precedente, la formazione, durante l'apprendistato, sarà sia pubblica che privata: l'apprendista, infatti, dovrà seguire corsi formativi, promossi sia dall'azienda, che da Enti pubblici, in particolare dalle Regioni, che dovranno attrezzarsi in tal senso, soprattutto dal punto di vista economico.

Inoltre, in caso di inadempimento dell'obbligo formativo, da parte del datore di lavoro, il contratto di apprendistato si trasformerà in semplice contratto a tempo determinato, perdendo tutti i vantaggi fiscali e contributivi che lo caratterizzano.

3. Stabilizzazioni – La liberalizzazione del mercato del lavoro compie un ulteriore salto in avanti, con la cancellazione dell'obbligo di stabilizzare i contratti precari, eccedenti il 20% della forza lavoro totale, sostituito da una semplice sanzione.

L'azienda che supera tale soglia, infatti, si vedrà recapitare una multa pari al 20% della retribuzione del primo contratto eccedente il limite, salendo, poi, al 50% delle retribuzioni, per le successive violazioni. Le somme, versate nelle casse dello Stato, finiranno in un apposito fondo per l'occupazione.

Anche la norma che obbliga a stabilizzare almeno il 20% degli apprendistati viene modificata: sarà applicabile solo nelle aziende con più di 50 dipendenti (prima, ne bastavano 30).

4. Diritto di prelazione per le assunzioni – Nella precedente versione del testo, il dl lavoro prevedeva che, in caso di assunzioni a tempo indeterminato all'interno di un'impresa, i precari – con particolare attenzione, alle donne -, già presenti in azienda, avevano automaticamente un diritto di precedenza su chiunque.

Il nuovo testo, invece, cancella questo automatismo e impone che il diritto di precedenza sia esplicitamente citato nel contratto e sia applicabile solo per i lavoratori (stagionali compresi) con contratti superiori ai sei mesi, nella stessa azienda. In pratica, basta che non sia scritto e non ci sarà nessuna precedenza.

Il passo indietro è veramente notevole: un nuova ondata di precariato selvaggio sta per abbattersi sui lavoratori italiani, già stremati dalla crisi. A queste critiche, i vertici del Governo rispondono che il dl Poletti non è ancora il Jobs Act, in quanto manca la parte che riguarda reddito minimo, riforma del welfare, riforma dei centri per l'impiego, contratto unico a tutele crescenti.

Un'affermazione che, però, sa di vera e propria presa in giro: la seconda parte del Jobs Act è, con tutta probabilità, destinata a finire nel dimenticatoio, grazie alla delega al Parlamento, cui era ricorso il Governo, con la scusa che, nell'immediato, serviva una scossa e con la promessa che, in futuro, si sarebbe provveduto alla stabilizzazione. Campa cavallo…

Il Jobs Act, in questa sua incarnazione, si rivela, quindi, essere una delle leggi più precarizzanti mai emanate: il contratto di apprendistato non è più finalizzato all'inserimento in azienda; il datore di lavoro non nè obbligato nè incentivato a stabilizzare nessuno; il lavoratore, che con l'ascesa di Renzi sperava nel contratto a tutele crescenti, dovrà continuare a sognare, mentre, per anni, si troverà in totale balia dell'azienda.

Non c'è che dire: proprio un bel danno, cui si aggiunge una beffa anche peggiore, perchè prorpio la lotta al precariato è stata uno dei maggiori cavalli di battaglia del rottamatore, che gli ha permesso di conquistare prima la segreteria del Pd, poi il Governo.

Ora, il dl lavoro ritorna alla Camera per l'ultima e decisiva votazione, ma visto com'è andata fino ad oggi, sperare in un suo miglioramento è pura utopia.

Danilo


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog