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Jobs Act Autonomi: analisi sintetica dei 4 cardini del provvedimento

Creato il 01 febbraio 2016 da Ediltecnicoit @EdiltecnicoIT
Jobs Act Autonomi

È giunta nel Consiglio dei ministri di giovedì scorso l’approvazione del tanto atteso Ddl sul lavoro autonomo (battezzato a seconda dell’attitudine dell’interlocutore “Jobs Act Autonomi” o “Statuto degli autonomi”): il primo pacchetto di tutele avrà validità per circa 2 milioni di partite IVA e professionisti nel nostro Paese, compresi i collaboratori coordinati e continuativi.

Deducibilità totale delle spese di formazione, maternità e malattia, pagamenti, clausole abusive, infortuni: questi gli ambiti principali entro cui il nuovo provvedimento diffonderà i suoi effetti dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (prevista nelle prossime settimane dopo la discussione parlamentare). Tramite questo provvedimento “vengono ampliate le tutele per oltre 2 milioni di lavoratori autonomi – sottolinea Maurizio Del Conte, giuslavorista alla Bocconi di Milano e neo presidente dell’Anpal – confidiamo adesso in un percorso parlamentare il più rapido possibile”

Spese per la formazione
Viene introdotta l’integrale deducibilità degli esborsi, nei limiti di 10mila euro l’anno, sostenuti dai singoli lavoratori autonomi per la partecipazione a convegni, congressi e corsi di aggiornamento professionale (ad esclusione dell’incentivo fiscale per le spese di viaggio e soggiorno). Deducibilità definita al 100% (ma nei limiti di 5mila euro) anche per le spese per i servizi per il lavoro; si potranno dedurre anche le spese per gli oneri sostenuti per la garanzia contro il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro autonomo fornita da forme assicurative o di solidarietà. Per partite IVA e professionisti si dovranno aprire anche le porte dei centri per l’impiego e delle agenzie private «che dovranno aiutarli, con servizi dedicati», aggiunge Marco Leonardi, economista alla Statale di Milano, e neo consigliere di palazzo Chigi per i temi del lavoro.

Maternità e malattia
Le lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS avranno diritto all’indennità di maternità, continuando a lavorare. Su tale linea, gli iscritti alla gestione separata possono usufruire dei congedi parentali massimo di 6 mesi entro i primi 3 anni del bambino.

Pagamenti e clausole abusive
Sul fronte del lavoro autonomo si sancisce inoltre lo “stop ai contratti capestro”, spiega margine della riunione governativa il ministro del lavoro, Giuliano Poletti. Il disegno di legge, infatti, prevede l’espressa nullità delle clausole che attribuiscono al committente la facoltà di modificare unilateralmente (o recedere senza preavviso) dal contratto e di quelle che fissano termini di pagamento superiori a 60 giorni dalla fattura. Il provvedimento disciplina poi il delicato tema delle invenzioni del lavoratore autonomo. In caso di apporti originali o di vere e proprie invenzioni fatte in esecuzione o in adempimento del contratto, si stabilisce che i relativi diritti di utilizzo economico spettino al professionista, e non al committente, che al più ne può trarre un vantaggio.

Parentesi subordinati: il “lavoro agile”
All’interno del medesimo disegno di legge viene disciplinato il lavoro agile, ovverosia la modalità di lavoro subordinato svolto in parte da “remoto”, con smartphone o computer: il lavoratore avrà diritto di ricevere un trattamento economico e normativo non inferiore a quello dei suoi colleghi che svolgono la stessa mansione, così come potrà beneficiare della detassazione del premio di produttività (oltre ad avere la tutela contro gli infortuni e le malattie professionali).

Punti di vista
Una riflessione in merito al percorso che imbocca il legislatore attraverso tale scelta normativa viene effettuata da Maria Carla De Cesari sul Sole24Ore di venerdì scorso: “Di che cosa ha bisogno un professionista per poter prestare i propri servizi? A che cosa ha diritto? – si chiede De Cesari – Alla prima categoria di domande cercano di rispondere, per esempio, le norme che ampliano gli sconti fiscali per le spese di formazione, la disciplina contro i ritardi nei pagamenti e le clausole vessatorie (regole, queste ultime, utili in particolare, alle partite IVA e ai collaboratori). Alla seconda categoria vanno ricondotte alcune tutele per gli iscritti alla Gestione separata. A tutto il lavoro autonomo si riferisce la previsione dell’accesso a regime, senza limiti di programma, ai fondi europei, in quanto i professionisti sono, per la UE, piccole e medie imprese a prescindere dalla veste giudica con la quale si esercita l’attività. Si tratta, dunque, di un mix di tutele e di diritti, essenziale però per esercitare le professioni, in concorrenza, ma senza subalternità. Probabilmente si tratta di un primo passo, che ha dovuto fare i conti con i limiti del bilancio pubblico. La struttura leggera deve costituire un motivo di sollecitazione al Parlamento a non perdersi nei meandri dei vecchi dibattiti e dei vecchi steccati”.

In questa direzione si fa spazio anche l’entusiasmo dei principali enti di rappresentanza dei lavoratori autonomi (Acta, Alta partecipazione, Confassociazioni e Confprofessioni): attraverso un comunicato stampa affermano che ”misure quali la deducibilità integrale delle spese di formazione, il rispetto dei termini di pagamento e l’accesso agli appalti pubblici e la conferma dei fondi strutturali europei rappresentano senza dubbio una tappa fondamentale per competere ad armi pari sul mercato dei servizi professionali. Allo stesso tempo il rafforzamento di diritti fondamentali sulla maternità, sulla malattia e gli infortuni sono il segno tangibile di un rinnovato interesse per una parte importante del tessuto economico del Paese. Il Ddl sul lavoro autonomo rappresenta, infatti, l’inizio di un nuovo percorso di crescita per l’intero Paese, reso possibile dalla sensibilità di una larga parte del governo e del parlamento, ma anche dalla perseveranza di quanti hanno portato avanti una battaglia di equità e di giustizia, per affermare l’identità del lavoro autonomo e professionale. Naturalmente, alcune parti del provvedimento sono perfettibili, sia nella definizione delle misure di tutela, sia sul fronte previdenziale e fiscale, prima di arrivare in tempi rapidi all’approvazione finale in parlamento”.

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