Sono reazioni miste, tendenti al negativo quelle emerse nelle ultime ore a proposito del tanto atteso Jobs Act Autonomi, ovverosia il disegno di legge approvato lo scorso 28 gennaio in Consiglio dei ministri. Il testo (che ora è atteso alla Camera e di cui si aspetta ancora una relazione tecnica esplicativa di alcuni nodi oscuri presenti al suo interno) riforma in maniera rilevante il lavoro di professionisti e partite IVA.
Per un focus sui contenuti essenziali del disegno di legge consulta in proposito l’articolo Jobs Act Autonomi: analisi sintetica dei 4 cardini del provvedimento.
“L’approvazione del Jobs Act degli autonomi è una notizia che non possiamo che accogliere con soddisfazione”. Ad affermare ciò è Andrea Tomasi, Presidente di Fondazione INARCASSA (braccio operativo sui temi della professione creato da Inarcassa), commentando l’approvazione del ddl: “Il provvedimento è certamente sintomo di una rinnovata attenzione riservata dal Governo al mondo delle partite IVA e delle professioni ordinistiche. Tuttavia – prosegue Tomasi – ci spiace constatare che il testo del Governo non affronti due questioni di centrale rilevanza per i lavoratori autonomi e quindi anche per i liberi professionisti: il riconoscimento dell’equo compenso e l’introduzione di forme di garanzia per il pagamento delle prestazioni. Temi questi chiave, soprattutto perché il fine del disegno di legge è quello di tutelare il lavoro autonomo, affermandone finalmente la giusta dignità. La ratio stessa del provvedimento risulterebbe, quindi, frustrata se nel corso dell’iter legislativo non trovassero cittadinanza tali punti. Si tratta di una questione di principio, poiché ci si riferisce qui a profili che una disciplina organica del lavoro autonomo non può non affermare. È finalmente la giusta occasione per predisporre un sistema di tutele per i lavoratori autonomi che si avvicini a quello del lavoro dipendente. Per questo ci auguriamo che Governo e Parlamento continuino a dimostrare la disponibilità al dialogo con le categorie interessate e i professionisti coinvolti, al fine di migliorare ulteriormente il testo in sede di dibattito parlamentare”.
Sono invece delusi “ma non rassegnati” i professionisti tecnici appartenenti a Confedertecnica i quali, per voce del presidente Calogero Lo Castro, esprimono il loro parere “del tutto privo di entusiasmo”. ”Mancano del tutto – spiega Lo Castro – reali misure a favore di una ripresa della categoria dei liberi professionisti tecnici. La deducibilità delle spese relative alle assicurazioni per il mancato pagamento delle prestazioni, suona come una beffa per chi non vuole abituarsi a considerare una incontrastabile prassi quella del lavoro non pagato. Uno Stato che deroga dal suo dovere primario, cioè la tutela del giusto diritto dei suoi cittadini, e li incentiva piuttosto a rivolgersi ad assicurazioni per il mancato incasso, dimostra di avere con il mondo del lavoro un rapporto sempre più lontano”.
“Non per niente Confedertecnica ha chiesto al MISE prima e al Ministero del Lavoro poi un incontro che non è mai avvenuto, a monte dell’elaborazione di questo ddl. Ma come dicevo non siamo rassegnati: vogliamo far pesare la nostra voce più che mai e torniamo a chiedere un tavolo di confronto che possa, a partire dai decreti attuativi di questo maldestro ddl, correggerne la rotta e segnare un punto di svolta nel necessario dialogo tra politica e mondo reale – conclude Lo Castro – Altri preferiscono applaudire, noi preferiamo approfondire: i professionisti hanno bisogno di tutele e non di appiattimento.
Regime forfetario dei professionisti tecnici dopo la Legge di Stabilità
Lisa de Simone , 2015, Maggioli Editore
9,90 € 8.90 € Acquista
su www.maggiolieditore.it