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“Jobs Act”: cos’è e cosa ci aspetta

Creato il 03 settembre 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino “Jobs Act”: cos’è e cosa ci aspetta - 3 settembre 2014

LavoroDi Mario Marrandino. Il “Jobs Act” sarà il baluardo iniziale post-ferie del governo Renzi. Ma come la vede l’opinione pubblica e politica che ruota intorno al premier? C’è chi dice che sia essenziale, chi preferisce evitarlo, chi invece non sa neanche di cosa sta parlando.

Il cosiddetto Jobs Act, è un disegno di legge che, citando Renzi, “speriamo di poter approvare il prima possibile, ragionevolmente entro l’anno”. Perché? Perché è un provvedimento atto a ridisegnare tutto il sistema del lavoro prendendo come esempio la “Germania”, che è “un nostro modello, non un nostro nemico”. 

Nella conferenza sui “mille giorni”, tenutasi ieri, primo settembre, e non poco criticata, Renzi concentra buona parte del suo discorso sul tema del lavoro e, sfoggiando il link del sito http://passodopopasso.italia.it/, emblema di questo nuovo iter politico, dà addirittura notizia di occupazione in aumento tra febbraio e luglio: il governo ha stimato che in quell’arco di tempo, prevedendo che il dl Poletti sia legge, ci siamo un aumento del +0,2% di lavoratori (circa 44.128 unità). Bisogna però per ora pensare al presente, in ballo c’è il “Jobs Act” e il 4 settembre si riprenderà all’esame di Madama.

Renzi: “Riscriviamo lo Statuto dei lavoratori, cambiamo gli ammortizzatori sociali, il che vuol dire guardare la luna anziché il dito”. Nuovi orizzonti, nuove forme contrattuali che favoriscono l’inserimento al mondo del lavoro, una lancia spezzata a favore dei giovani, maggior tutela per il lavoratore. A volte potrebbe sembrare ironico usare queste parole, quando dovrebbero essere la quotidianità.

Cosa prevede il Jobs Act di Renzi e Poletti? Il fiore all’occhiello è il cosiddetto contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, secondo cui l’articolo 18 non si applicherebbe per i soli primi tre anni dall’assunzione. L’idea, per quanto semplice, ha trovato molteplici scogli, specialmente nel Nuovo Centrodestra.

La questione della maternità spicca tra le tante: tutte le lavoratrici, indipendentemente dal contratto di lavoro che posseggono, hanno diritto alla tutela per la maternità. Un obiettivo nobile, c’è da dirlo, ed è assolutamente importante mettere in luce questo aspetto della riforma, specialmente data la situazione italiana, per cui una donna è “impossibilitata” dalle circostanze ad avere un figlio se non quando quest’ultima riesce ad ottenere il tanto agognato “contratto a tempo indeterminato”. Ammesso di riuscirci.

Si parla di una riforma degli ammortizzatori sociali “di stampo europeo” con tutele uguali per tutti, della nascita di un’Agenzia nazionale per l’impiego e una semplificazione di tutte le procedure, tanto artificiose e burocratizzate come noi sappiamo, legate al mondo del lavoro.


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