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Jobs Act: la nuova riforma del lavoro è legge

Creato il 05 dicembre 2014 da Propostalavoro @propostalavoro

Jobs Act: la nuova riforma del lavoro è leggeAlla fime Renzi ce l'ha fatta: il Jobs Act è legge, grazie al diktat della fiducia, imposta ieri al Senato. Ora il Governo ha 6 mesi di tempo per approvare i decreti attuativi e finalmente la legge sarà completa.

Eh sì, perché quella uscita dal Parlamento non è una legge in tutto e per tutto, ma una scatola semivuota, che ora spetterà al Rottamatore e i suoi riempire di contenuti. Quali? Riforma dell'Articolo 18, contratto a tutele crescenti, nuovi ammortizzatori sociali ecc. Tutto pronto per gennaio, a detta del Premier.

Articolo 18 – Che Renzi sia un nemico dello Statuto dei Lavoratori, è cosa risaputa. Infatti, nella sua visione della riforma, non è mai esistita la possibilità di reintegro sul posto di lavoro, ad esclusione del licenziamento discriminatorio (bella roba: vai a dimostrare, davanti ad un giudice, che il tuo capo ti ha buttato fuori per la tua religione, per il tuo orientamento sessuale o per le tue idee politiche). In tutti gli altri casi, invece, sarà previsto un indennizzo economico.

Però, visto che l'obiettivo dichiarato è "eliminare il dualismo tutelati-precari, estendendo le tutele a tutti", ci spieghino com'è, logicamente possibile, estendere un diritto a tutti, con una legge che, invece, lo elimina. Mah.

Contratti – Il contratto a tutele crescenti è la vera superstar della riforma: la panacea di tutti i mali contro il precariato, l'arma con cui si potrà abbattere la disoccupazione, far ripartire l'economia del Paese, cancellare la fame nel mondo e chiudere il buco dell'ozono.

Scherzi a parte, anche in questo caso, la logica latita e parecchio: come si può combattere il precariato, con un contratto precario? Sì, perchè alla fine, è di questo che si tratta: come, altrimenti, si può definire un contratto che prevede un numero imprecisato di rinnovi e nessun obbligo di assunzione?

Infine, che ne sarà delle altre 46 tipologie di contratto? Boh, qui il Governo è molto vago: qualcuno sostiene che spariranno tutte, sostituite dal contratto unico renziano; altri pensano che alcune tipologie debbano rimanere; altri ancora paventano che il contratto a tutele crescenti sarà solo il 47° della lista.

Inoltre, si parla del demansionamento come di una misura eccezionale, da utilizzare, ad esempio, quando un'azienda è in crisi e propone un taglio di stipendi e mansioni, per salvare posti di lavoro. Sulla carta, qualcosa di molto simile ai contratti di solidarietà, ma restano delle perplessità: quali figure saranno investite? Il demansionamento sarà momentaneo o premanente? Lo sapremo solo con i decreti governativi.

Ammortizzatori sociali – Via la cassa integrazione, furoi la mobilità (già in via di estinzione) ed addio all'Aspi: dopo il contratto unico, ecco l'ammortizzatore sociale unico, la Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego), di cui usufruiranno non solo i lavoratori dipendenti, ma anche i collaboratori a progetto.

La Naspi prevede l'erogazione di un sussidio di disoccupazione, di importo compreso tra i 1000 e i 1200 euro mensili, erogabili fino ad un tempo massimo di due anni (6 mesi per i collaboratori) e "a scalare", ovvero l'importo diminuisce con il passare del tempo, fino a scendere a 700 euro mensili. Infine, ma solo per i casi più difficili, stabiliti in base al reddito, al termine della Naspi, può esservi un'ulteriore sussidio di disoccupazione.

Inoltre, è prevista l'estensione della maternità anche alle lavoratrici con contratto precario.

Agenzia Unica – A vigilare sul ricollocamento del disoccupato, ci penserà l'Agenzia Unica Federale del Lavoro, ovvero la nuova versione degli attuali Centri per l'Impiego. Il disoccupato che percepisce la Naspi, infatti, sarà inserito in un percorso di formazione e lavoro, per accelerare il suo rientro nelle fila degli occupati. Come e con quali risorse, però, non è dato saperlo ancora.

Questo, in soldoni, è il testo del Jobs Act, così come è stato approvato dal Parlamento. Ora non resta che attendere i decreti del Governo che, nello specifico, ci daranno un'idea più precisa del progetto renziano e della sua attuabilità, soprattutto in termini di risorse.

Quando e come saranno introdotte le nuove regole, è ancora oggetto di discussione: speriamo solo che il Governo non si faccia prendere dalla fretta, nè che adotti soluzioni pasticciate, stile esodati, solo per fare bella figura davanti alle telecamere. Intanto, aspettiamo Gennaio e le prossime novità.

Danilo


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