CONTACT (id., 1997) di Robert Zemeckis
Contact è un film complesso, stratificato, che mette molta carne al fuoco e paga anch'esso (come tutti i film commerciali!) un prezzo all'industria hollywoodiana, nella persona di Matthew McCounaghey - uno degli attori più legnosi e inespressivi che abbiano mai calcato gli Studios - eppure resta, a mio modestissimo parere, una pietra miliare della fantascienza "adulta", degno epigono (e non me ne frega di apparire blasfemo!) di 2001: odissea nello spazio, di cui può apparire come la versione "attualizzata" ai giorni nostri, aggiornata alla società moderna e multietnica di oggi (con tutti i problemi e le opportunità che ne conseguono).
La trama è nota: Ellie Arroway, una giovane scienziata determinata e idealista (e soprattutto atea), riesce a captare un messaggio alieno proveniente dalla stella Vega, che sembra contenere una richiesta di aiuto. Nel messaggio sono contenute le istruzioni per costruire una specie di macchina del tempo, che dovrà servire a trasportare un passeggero a cui sarà affidato il compito del sospirato "contatto". Ovvio che toccherà proprio ad Ellie salire sulla navetta, che la porterà a compiere il più straordinario viaggio della sua vita...
E' ovviamente superfluo specificare che Ellie Arroway è interpretata dalla nostra cara, immensa, superlativa Jodie Foster, qui nel ruolo più bello e sentito della sua straordinaria carriera: una donna sola, colta, tenace, testarda, intrepida, che si muove con le proprie gambe in un mondo pieno di pregiudizi e prevaricazioni, sola contro tutti, con l'unica forza delle proprie convinzioni. Un ruolo tagliato su misura per questa attrice poliedrica e bellissima, che rispecchia in modo lampante la sua carriera e la sua vita.
Contact affronta tematiche complesse e delicate quali il rapporto tra scienza e religione (chi dovrà essere il "messaggero" terrestre? L'atea Ellie o un un uomo credente e devoto?), le implicazioni politiche e sociologiche (quale nazione dovrà costruire la navetta? saranno fondi pubblici o privati?), le mille problematiche di una società multirazziale che dovrà collaborare per rappresentare unitariamente l'intero pianeta al cospetto degli alieni. Eppure, nonostante tutto ciò, Contact è un film incredibilmente poetico, romantico, sognatore, che prende per mano lo spettatore e lo conduce fino ai confini dell'immaginario umano: noi vediamo con gli occhi di Ellie e, soprattutto, ascoltiamo attraverso di lei le mille sensazioni della sua incredibile avventura, e come lei ci poniamo le stesse domande che sono alla base del film: siamo soli nell'Universo? Potremmo mai incontrarci con qualcuno? Saremo pronti a farlo? Come ci porremo di fronte a "loro"? Le risposte stanno tutte negli occhi di Ellie, in quelle pupille avide di conoscenza che sin dalla primissima scena ci fanno capire "da che parte stanno": in uno degli incipit più belli della storia del cinema ci accorgiamo di quanto siamo piccoli, sperduti e insignificanti al cospetto della Galassia... e allora come potremmo pensare di essere soli? Del resto "Un Universo così grande solo per noi... sarebbe un'enorme spreco di spazio!"