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Joe Abercrombie: Il mezzo re

Creato il 14 gennaio 2015 da Martinaframmartino

Joe Abercrombie: Il mezzo re

Il mezzo re è il primo libro di una trilogia composta anche da Half the World (pubblicazione prevista nel mese di febbraio in inglese e in marzo in italiano con il probabile titolo Mezzo mondo) e Half a War (pubblicazione prevista in inglese per la fine del 2015). La Trilogia del Mare infranto è la prima saga per ragazzi di Joe Abercrombie, anche se bisogna ricordare che Abercrombie è sempre lui e i morti ammazzati e i momenti poco piacevoli per il protagonista e per chi lo circonda non mancano.

Ho iniziato la mia conoscenza di Abercrombie con The heroes, romanzo autoconclusivo ambientato nello stesso mondo della trilogia La prima legge. Scritto bene, con personaggi convincenti, The heroes mi era parso un po’ troppo claustrofobico con le sue oltre 700 pagine dedicate quasi esclusivamente a tre giorni di battaglia. Spazio troppo ridotto, anche se l’interiorità dei personaggi si muoveva molto nel passato, nelle possibilità non sfruttate, e si poneva seri interrogativi sul futuro. Soprattutto troppa violenza. Per questo ho deciso di riprovare l’autore con un libro più leggero, sapendo che in una storia per ragazzi certe descrizioni sarebbero per forza di cosa dovuto essere contenute.

Joe Abercrombie: Il mezzo re
Il mezzo re è autoconclusivo. La storia di Yarvi potrebbe anche finire qui e non ci sarebbe nulla di strano, non avremmo una sensazione di leggere qualcosa di incompiuto. L’ultimo capitolo è una conclusione perfetta, anche se avevo capito cosa sarebbe accaduto con qualche pagina d’anticipo. Il tempo di vedere la scena e sapevo. Vabbè, non posso mica fargliene una colpa.

Gli elementi magici sono inesistenti. Ci sono le rovine degli elfi, ma la cosa finisce qui. A me la cosa sta bene, amo le Aes Sedai di Robert Jordan con i loro poteri o quel che sono capaci di fare gli allomanti di Brandon Sanderson, ma mi sta benissimo anche non vedere un solo briciolo di magia, o non vedere nessuna creatura che non sia umana, in un fantasy. Evidentemente mi piacciono i mondi inventati – raramente mi sono davvero divertita con un urban fantasy – e le storie epiche, ma i vari elementi devono essere funzionali alla storia. Se non servono è inutile metterli solo per dare modo all’autore di mostrare la sua fantasia. Anche The heroes era privo di elementi magici, direi che ci muoviamo su un campo che Abercrombie conosce bene. In fondo lo ha detto lui stesso che dopo aver amato il fantasy da bambino se ne era stancato perché lo trovava troppo infantile, e che poi aveva ripreso ad amarlo quando aveva scoperto Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin. Perché? Perché in Martin c’è la violenza, muoiono i buoni come i cattivi, c’è una certa ambiguità morale, e almeno all’inizio gli elementi magici sono quasi inesistenti. Insomma era un fantasy a suo giudizio più maturo.

Joe Abercrombie: Il mezzo re
Io non condivido il suo giudizio. Mi può star bene la violenza, entro certi limiti e solo dove necessaria, e infatti di Martin non mi sono ancora stancata. Ma la violenza, il narrare storie crude, non è tutto. A volte amo il tono fiabesco, dipende se è adeguato alla storia e se la storia stessa ha qualcosa da dirmi. The heroes mi aveva allontanata da Abercrombie, di cui pure avevo riconosciuto la bravura.

Yarvi ha una malformazione congenita, per cui è praticamente privo della mano sinistra. Per fortuna è solo il secondogenito del sovrano, il che significa che il trono non spetta a lui. Non spetterebbe a lui se suo padre e suo fratello maggiore non venissero ammazzati in un’imboscata. Tranquilli, non sto facendo nessuno spoiler particolare, al di là del fatto che ne parla il risvolto di copertina. Sono tutte cose che scopriamo nel primo capitolo, lungo quattro pagine. I capitoli sono corti e scorrono veloci, come veloce scorre la narrazione.

Yarvi, abbiamo detto, ha una malformazione. Tyrion Lannister ha dichiarato di avere “un debole per gli storpi, i bastardi e le cose rotte”, e mi sa che un certo interesse ce l’ho pure io. Troppi possibili articoli che mi ronzano nella mente, e troppo poco tempo per scriverli. E poi lo sapete che mi piace fare le cose per bene e che spesso mi capita di leggere dei libri solo per poter scrivere un determinato articolo. Certo Yarvi non è il prototipo del re. Come se la caverà una volta assiso sullo scranno nero?

Questo non ve lo dico, se volete saperlo dovete leggervi il libro. Ad Andrea Massacesi, che lo ha recensito per FantasyMagazine, è piaciuto parecchio: http://www.fantasymagazine.it/libri/21792/half-a-king/. Il mio giudizio è più freddo: è un buon libro ma non è nulla di eccezionale. I personaggi di The heroes hanno un maggiore spessore psicologico. Qui Abercrombie non si è limitato a lasciare a casa solo una certa dose (non tutta) di violenza e ad accorciare la storia, ha alleggerito pure le caratterizzazioni. I personaggi sono un po’ più stereotipati, e diversi snodi narativi non mi convincono. Ci sono scene in cui semplicemente fatico ad accettare che il personaggio in questione – non solo Yarvi – possa fare quel che sta facendo. C’è, in alcuni punti, una semplificazione estrema. La trama è lineare e non particolarmente originale. Certo, la storia scorre bene, e per un lettore giovane – non giovanissimo, ricordiamoci che è pur sempre Abercrombie – può essere piacevole, per me è stato poco più di un piacevole passatempo. Dubito fortemente che andrò avanti con la lettura.

Però la mappa mi piace.

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