La creatività irriverente del fotografo americano Witkin
Macabre messe in scena meticolosamente allestite intorno ai concetti di Morte, Diversità, Anomalia
Immagini che urtano lo sguardo
“Witkin, non a caso, fa della scorrettezza e della 'mancanza di tatto' i suoi vessilli. Con le sue immagini barocche e ridondanti, costruite e maniacalmente studiate fin nel più piccolo dettaglio, enfatizza scenograficamente tutto ciò che preferiremmo non considerare parte del nostro esistere: la morte, il deterioramento a cui siamo destinati, la nostra grottesca imperfezione, le contraddizioni e le lotte interiori entro cui ci dibattiamo. Più che di fotografia, qui si tratta di teatro: morbosi fermo-immagine di una claustrofobica, visionaria rappresentazione che ha per protagonista la caducità dell'esistere, il dramma sotteso alla vita, la vanitas del tutto (ancora un chiaro riferimento biblico: l'omnia vanitas del Prologo dell'Ecclesiaste).
Rifacendosi alle Nature Morte della pittura secentesca, Witkin sostituisce agli oggetti-simbolo tipici di questo genere - orologi e candele, teschi, frutta marcescente, strumenti ricoperti di polvere, fiori recisi... - un raccapricciante repertorio di corpi e membra umane.”
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“Nel lavoro artistico di Witkin il gusto è tutto orientato verso il mostruoso e il dissacrante, scientemente. Sono ricostruzioni apparecchiate con cura le sue nature dolorose. Si serve di anarchia, Witkin, e di sezionamento fisico, farcendo teste fiorite o membra distorte. Il suo amore mortuario si tramuta così nella inaudita capacità di rappresentare la morte e la sua decomposizione. Il cadavere è scandaloso, diventa altro rispetto alla proporzione del corpo intesa classicamente nell’arte. Così Witkin ne esalta la miseria e l’orrido.”
All image © Joel-Peter Witkin
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