Roma 18 dicembre 2013
In questa notte
sto ad ascoltarvi, fiumi lontani,
il vostro primo ghiaccio,
a lungo. Quella sottile
nota di giunchi io sento; il villaggio
dorme.
Infanzia, bruna, una fredda
acqua di pozzo, sabbiosa -
Sempre oscillava il secchio di legno
giù verso il fondo. Chi veniva
lo scioglieva dalla catena di ruggine?
Ah, chi beveva?
Delle nostre capanne, oscura,
parlante bontà, il loro soave
verbo è coperto di neve,
bisbiglio di comari e richiami di bimbi -
Tempo di colori lillà
un giorno, lì nel cielo migrante
sospesi uccelli, in dileguante
chiarore: il cielo
si fermava,
ristava sul tetto del fienile, più spesse
in silenzio captava dentro le ombre.
Inverno si faceva sempre.
Con ali di colomba calava
più fonda l’azzurrità, un pendulo
tetto, baluginando tacita
sopra il mondo.
E il grido del cacciatore
per il declivio balzava, contro la neve
silente. O profonda
nerezza! Il tuo cuore
pieno di luce!
Noto e celebrato in Germania finché l’assegnazione del premio “Gruppo 47″ nel 1962 estende la sua fama a livello internazionale.
La capacità di usare nello stesso contesto naturalezza e artificio conferisce a Bobroswski un posto particolare nella poesia tedesca del dopoguerra, e lo pone al di fuori e al di sopra della polemica tra conservazione e avanguardia.
A domani
Lié Larousse