Johannesburg (Sudafrica) / Quando l'arte non vuole essere ipocrisia

Creato il 21 maggio 2012 da Marianna06

Dovremmo essere tutti d’accordo sul fatto che le provocazioni sono il sale dell’Arte, specie se, per quanto ci riguarda, non vogliamo continuare a vivere risucchiati in quella caverna sociale, che “media” e “network” ci hanno costruito e continuano ,ogni giorno, a costruirci intorno.

Sforziamoci, allora, qualche volta  di  uscire, di andare fuori. Magari anche per mostre e musei. Proprio come risposta all’omologazione culturale dei nostri tempi.

E, per piacere però, non scandalizziamoci troppo in fretta, se certe performance ci paiono ardite rispetto a quelli che sono i nostri stereotipi culturali.

A Johannesburg, in Sudafrica,  alla Goodman Gallery, è accaduto, ad esempio, che l’artista  Brett Murray, un  provocatore nato, ha osato esporre in questi giorni un acrilico dalle tinte forti e dal contenuto piccante, che ritrae niente di meno che Jacob Zuma ,il quale calandosi le brache, mette in bella mostra, disinvoltamente, i suoi genitali.

Messaggio esplicito di Murray al visitatore è che siamo di fronte ad un presidente del Sudafrica, non solo notoriamente poligamo e populista ma, anche e sopratutto ,ad uno stupratore impunito, che riesce a farsi assolvere ,senza battere ciglio, persino nelle aule di tribunale, mettendo pure alla berlina le sue vittime.

E questo è solo quello che di un paese come il Sudafrica è dato sapere ufficialmente.

I retroscena,quelli che attualmente solo in pochi conoscono, e che riguardano la vita privata del presidente,  prima o poi verranno fuori, magari  a mandato scaduto( più prima che poi come molti  laggiù si augurano vivamente),nella solita biografia del furbastro di turno.

 Che non mancherà di arricchire il pennivendolo in questione e  di appagare i maniaci di questo genere di notizie, disvelando altre squallide verità.

Intanto Brett Murray, che per adesso ha lanciato il “suo” sassolino, che certamente ha colpito nel segno e che si gode la notorietà, ha messo nei guai la  Goodman Gallery, minacciata a muso duro dal clan di Zuma di processo legale, se il famigerato quadro non fosse stato subito ritirato dall’esposizione.

Niente da fare.

La Goodman  Gallery  ha risposto  picche  a questi  e il quadro è lì, al suo posto come  dall’inizio e vi resterà fino alla chiusura della mostra.

E qualunque sudafricano, o visitatore di passaggio, volendo può vederlo.

Intendiamoci bene che non si tratta certo di un capolavoro, più che altro di un ritratto di maniera, e che l’intenzione dell’artista era ed è  essenzialmente  quella di provocare e, contemporaneamente, di procurarsi notorietà.

Ma la verità vera, quella che si cela dietro la provocazione del ritratto di Brett Murray è che l’era politica di Zuma, che ha reso insopportabile l’esistenza a parecchi, sta  facendo rimpiangere addirittura il passato coloniale.

 Della serie “si stava meglio quando si stava peggio”.

 E questo perché tante e tali sono le nefandezze morali, le ruberie a mano bassa e le ingiustizie plateali che la gente onesta vorrebbe, se potesse, cancellare nell’immediato, con un colpo di spugna, magari abrasiva, Zuma e la sua cricca dalla storia del Sudafrica.

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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