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Ecco, l’altro giorno, girellando tra gli scaffali di Potemkine, il mio negozio di DVD preferito di tutta Parigi, mi è capitato tra le mani, con mia enorme gioia e sorpresa, un film che da anni sto cercando di ritrovare: John and Mary, di Peter Yates (1969):
L’unico guaio di questi film, ammettiamolo, è che possano risultare deludenti: si sa, nei ricordi tutto è più bello e più magico, e il rischio che la realtà non corrisponda alla perfezione della memoria è molto, molto alto. E poi, ovvio, vedere un film quando si hanno 15 anni e quando se ne hanno 30 di più, cambia un po’ la prospettiva sul mondo, e anche quella cinematografica.
Di questo film in particolare, ricordavo le seguenti cose: la bellezza di Mia Farrow giovanissima, la dolcezza di Dustin Hoffman, la casa del protagonista con vista meravigliosa sui tetti di New York:
Un ragazzo ed una ragazza stanno dormendo in un letto tutto bianco.
La ragazza si sveglia e si mette a vagare per le stanze con l’aria di qualcuno che stia cercando di capire dove si trova. In effetti, si trova nell’appartamento del ragazzo. E’ andata così: si sono conosciuti per caso la sera prima in un bar, hanno iniziato a parlare, e sono finiti da lui a “sentire dei dischi”. Quando anche lui si sveglia, ha inizio la loro giornata, una giornata in cui dovranno imparare a conoscersi, a capire chi sono e cosa vogliono fare “dopo”. E, solo alla fine, scopriranno i loro nomi: John and Mary.
La piacevole sorpresa di rivedere questo film è stata quella di ritrovare intatte le sensazioni provate all’epoca della mia prima visione. John and Mary non è affatto invecchiato male (e la vostra Zazie aveva un ottimo gusto anche da piccola, diciamolo!). Certo, ci sono qua e là delle piccole ingenuità, ma il film era decisamente avanti per i suoi tempi: la struttura narrativa, l'uso dei flashforwards (nel 1969!), il fatto che il film si svolga quasi per intero nell'appartamento di John, i dialoghi franchi e poco romantici (bellissimi i pensieri a voce alta di entrambi con considerazioni sul comportamento dell'altro) e la visione molto realistica della coppia moderna, ne fanno un piccolo gioiello pre-flower power.
E poi c'è l'infinito piacere di ritrovare due attori in stato di grazia: Dustin Hoffman qui aveva 32 anni, era fresco del successo di The Graduate (Il Laureato) e di Midnight Cowboy (Un Uomo da Marciapiede), e aveva quel giusto mix di dolcezza, goffaggine e sfrontatezza. Mia Farrow invece ne aveva solo 24, era reduce dal trauma di Rosemary's Baby ed era semplicemente perfetta nella parte della ragazza moderna che va a letto con qualcuno la prima sera ma non per questo ha voglia di essere considerata una puttana: "Ti stupirai ma qualche volta dico anche di no!", butta lì provocante (e comunque con quel meraviglioso taglio di capelli poteva permettersi di dire e fare qualsiasi cosa!).
John and Mary sembra tracciare una linea di confine tra il vecchio e il nuovo, inteso sia come modo di vivere che come modo di fare cinema. Sono i primi passi del cinema americano verso quella stagione d'oro dei film anni '70, che segneranno generazioni e generazioni di persone in tutto il mondo.
Questo è un bel tentativo, un primo assaggio. Come recitava quella meravigliosa poesia di Brodskij: Non più rumore, non ancora musica...
In ogni caso, bisogna dirlo, un suono molto bello.
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