"Il mio personaggio si chiama John. E allora?"
John Dies at the End (USA 2012) Regia: Don Coscarelli Sceneggiatura: Don Coscarelli Tratto dal romanzo: John Dies at the End di David WongCast: Chase Williamson, Rob Mayes, Paul Giamatti, Allison Weissman, Fabianne Therese, Clancy Brown, Doug Jones, Glynn Turman Genere: comedy horror picture show Se ti piace guarda anche: Videodrome, eXistenZ, La casa, Quella casa nel bosco
John Dies at the End è un titolo geniale, ma allo stesso tempo è anche il titolo più spoileroso di tutti i tempi. Oppure no? John morirà davvero alla fine, o il titolo è volutamente ingannevole per farti pensare che John alla fine muore e invece John alla fine non muore? E comunque, non moriamo tutti, alla fine? E poi chi è, ‘sto John? Il protagonista del film è Dave. John è solo il suo migliore amico simpa. Ci può anche stare, se muore alla fine. Tanto, anche se muore, chissenefrega? Tanto è alla fine. Tanto vorranno mica farci un sequel? Eppure ci potrebbe anche stare, un sequel. Perché? Perché John Dies at the End è un cult movie. E i cult movie sono destinati ad avere un sequel.
"Oh no, adesso ho capito: sono destinato a morire at the end!"
A dirla tutta, pure parecchi scult movie hanno un sequel, ma questa è un'altra storia.Ci sono i grandi film, i grandi Capolavori, e poi ci sono i cult movie. Capita che un Capolavoro possa essere anche un cult movie ma è raro. Il più delle volte sei uno o sei l’altro. Sei etero o sei gay, sei etero o sei gay, tu fatti i cazzi tuoi che io mi faccio i cazzi miei. Sei etero o sei gay, sei un Capolavoro o sei un cult. Volendo dirla tutta, il più delle volte capita di imbattersi in film mediocri, in film pessimi, o magari anche in film buoni che però non rientrano né nella categoria dei Capolavori né in quella dei cult movie. Quando capita di vedere un film che è qualcosa più che buono però è l’una cosa oppure l’altra. John Dies at the End non è un Capolavoro. Assolutamente no. Troppo pieno di difetti. Ne vogliamo vedere qualcuno?
"Paragonato a Robert Pattinson...
Cosa devono sentire le mie povere orecchie?"
Il paragone con David Cronenberg non è casuale, dicevo, ma il paragone non è tanto al suo cinema recente, quanto ai suoi film del passato. John Dies at the End mi ha riportano alla memoria eXistenZ e Videodrome, ovvero il top dei top del cinema del regista canadese. Quello in cui ha tirato fuori tutto il suo genio ed estro creativo. La sua anima splatter e deviata al servizio di due sogni. eXistenZ e Videodrome non sono tanto film quanto sogni. Incubi, se preferite. John Dies at the End è fatto della stessa materia. La materia dei sogni. E cos’altro è, la vita, se non un sogno? Dunque, secondo questa teoria, un film come questo riesce a rendere la vita per come è veramente più di mille documentari o di mille pallose pellicole neorealiste. Questo film è un sogno che prosegue dentro un altro sogno che diventa un altro sogno che si trasforma in un incubo che ritorna a essere un sogno. Sto finendo in "Area Gigi Marzullo"? Sto finendo in "Area Gigi Marzullo". Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro.
John Dies at the End non è un Capolavoro, sostenevo, perché è davvero troppo folle. Il che è un bene. È un film schizzato, imprevedibile, che non offre punti di riferimento e proprio per questo entusiasma come poche altre visioni recenti. Per chi cerca un antidoto ai film impeccabili ma che sanno di già visto prodotti in serie da Hollywood, questo è quello giusto. Allo stesso tempo, soprattutto nella parte finale, la pellicola cade però vittima della sua stessa creatività schizofrenica, lambendo pericolosamente i confini del trash e del kitsch. Superandoli pure.
"Bravo, Cannibal. Sei riuscito a scrivere un post
ancora più sconclusionato del nostro film. Non era facile."
E la trama?
Dire di cosa parla questo film è del tutto inutile. Raccontarlo non servirebbe a niente, quindi questo post è fondamentalmente inutile, perché un film come John Dies at the End va vissuto in prima persona. Diciamo un’altra cosa ancora: non va vissuto, va sognato. Perché è un’esperienza che va al di là della fruizione normale, della concezione temporale come comunemente la conosciamo. John Dies at the End esiste. È come se ci fosse sempre stato. Non che abbia uno stile completamente retrò. È più un film fuori dal tempo. Come The House of the Devil di Ti "re del cinema horror" West o Grindhouse - A prova di morte di Quentin "re del cinema tutto" Tarantino. È come se fosse un film ripescato sul vecchio logoro nastro di un VHS. Ha quella stessa aria familiare di un film che ti sembra di avere già visto e allo stesso tempo possiede la freschezza della novità assoluta. John Dies at the End è fuori dal tempo, fuori anche dai generi. Un po’ horror però non è che faccia paura e un po’ fantasy perché succedono cose assurde e fantastiche, un po’ tanto comedy perché fa ridere parecchio più della maggior parte delle commedie vere e proprie in circolazione, un po’ qualcos’altro ancora, oggetto indefinito come e più di Quella casa nel bosco. John Dies at the End esiste e non importa altro. Non è tanto importante come inizia o come finisce. John muore veramente alla fine oppure no? Lascio a voi il piacere delirante di scoprirlo. Quello che è certo è che John Dies at the End è uno dei film più vivi in circolazione e no, non è un Capolavoro, ma è il cult movie che stavate aspettando. At the end. (voto 7,5/10)
Sdangher!