John dies at the end, un titolo poco spoileroso

Creato il 25 gennaio 2013 da Cannibal Kid
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"Il mio personaggio si chiama John. E allora?"

John Dies at the End (USA 2012) Regia: Don Coscarelli Sceneggiatura: Don Coscarelli Tratto dal romanzo: John Dies at the End di David Wong
Cast: Chase Williamson, Rob Mayes, Paul Giamatti, Allison Weissman, Fabianne Therese, Clancy Brown, Doug Jones, Glynn Turman Genere: comedy horror picture show Se ti piace guarda anche: Videodrome, eXistenZ, La casa, Quella casa nel bosco
John Dies at the End è un titolo geniale, ma allo stesso tempo è anche il titolo più spoileroso di tutti i tempi. Oppure no? John morirà davvero alla fine, o il titolo è volutamente ingannevole per farti pensare che John alla fine muore e invece John alla fine non muore? E comunque, non moriamo tutti, alla fine? E poi chi è, ‘sto John? Il protagonista del film è Dave. John è solo il suo migliore amico simpa. Ci può anche stare, se muore alla fine. Tanto, anche se muore, chissenefrega? Tanto è alla fine. Tanto vorranno mica farci un sequel? Eppure ci potrebbe anche stare, un sequel. Perché? Perché John Dies at the End è un cult movie. E i cult movie sono destinati ad avere un sequel.

"Oh no, adesso ho capito: sono destinato a morire at the end!"

A dirla tutta, pure parecchi scult movie hanno un sequel, ma questa è un'altra storia.
Ci sono i grandi film, i grandi Capolavori, e poi ci sono i cult movie. Capita che un Capolavoro possa essere anche un cult movie ma è raro. Il più delle volte sei uno o sei l’altro. Sei etero o sei gay, sei etero o sei gay, tu fatti i cazzi tuoi che io mi faccio i cazzi miei. Sei etero o sei gay, sei un Capolavoro o sei un cult. Volendo dirla tutta, il più delle volte capita di imbattersi in film mediocri, in film pessimi, o magari anche in film buoni che però non rientrano né nella categoria dei Capolavori né in quella dei cult movie. Quando capita di vedere un film che è qualcosa più che buono però è l’una cosa oppure l’altra. John Dies at the End non è un Capolavoro. Assolutamente no. Troppo pieno di difetti. Ne vogliamo vedere qualcuno?

"Paragonato a Robert Pattinson...
Cosa devono sentire le mie povere orecchie?"

I livelli di recitazione non è che siano altissimi. Ok, c’è Paul Giamatti, ma non è che in questo film faccia venire matti. Le sue interpretazioni migliori sono altre. In Storytelling, Sideways e soprattutto American Splendor, per dire. I due protagonisti poi non è che siano il top dei top della recitazione. John, interpretato da Rob Mayes, quello destinato dal titolo del film a morte certa, c’ha la faccia simpatica ma ciò non lo rende un grande attore e il protagonista Chase Williamson poi non è per niente il massimo dell’espressività. Assomiglia a un Robert Pattinson ancora più imbambolato. Il che per la parte che ha ci sta anche. Così come Robert Pattinson in Cosmopolis ci sta tutto. Il paragone con David Cronenberg non giunge a caso. Sto mica scrivendo frasi casuali sconnesse tra loro. Tutto questo mio discorso, anche se a prima vista può non sembrare, ha in realtà una logica e so benissimo dove voglio andare a parare. Lo stesso fa il film. Può sembrare allucinato e folle, e lo è, eccome se lo è, cacchiarola se lo è, però una logica nella sua anarchia la si può trovare. Sforzandosi.
Il paragone con David Cronenberg non è casuale, dicevo, ma il paragone non è tanto al suo cinema recente, quanto ai suoi film del passato. John Dies at the End mi ha riportano alla memoria eXistenZ e Videodrome, ovvero il top dei top del cinema del regista canadese. Quello in cui ha tirato fuori tutto il suo genio ed estro creativo. La sua anima splatter e deviata al servizio di due sogni. eXistenZ e Videodrome non sono tanto film quanto sogni. Incubi, se preferite. John Dies at the End è fatto della stessa materia. La materia dei sogni. E cos’altro è, la vita, se non un sogno? Dunque, secondo questa teoria, un film come questo riesce a rendere la vita per come è veramente più di mille documentari o di mille pallose pellicole neorealiste. Questo film è un sogno che prosegue dentro un altro sogno che diventa un altro sogno che si trasforma in un incubo che ritorna a essere un sogno. Sto finendo in "Area Gigi Marzullo"? Sto finendo in "Area Gigi Marzullo". Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro.
John Dies at the End non è un Capolavoro, sostenevo, perché è davvero troppo folle. Il che è un bene. È un film schizzato, imprevedibile, che non offre punti di riferimento e proprio per questo entusiasma come poche altre visioni recenti. Per chi cerca un antidoto ai film impeccabili ma che sanno di già visto prodotti in serie da Hollywood, questo è quello giusto. Allo stesso tempo, soprattutto nella parte finale, la pellicola cade però vittima della sua stessa creatività schizofrenica, lambendo pericolosamente i confini del trash e del kitsch. Superandoli pure.

"Bravo, Cannibal. Sei riuscito a scrivere un post
ancora più sconclusionato del nostro film. Non era facile."

Abbiamo allora visto che non è un Capolavoro. Perché è considerabile invece un cult movie? Traendo ispirazione dal romanzo horror-comico John Dies at the End di David Wong, il regista e sceneggiatore Don Coscarelli (già autore di Bubba Ho-tep - Il re è qui, che a questo punto voglio recuperare) è un fiume in piena di creatività che mischia idee da B-movie a idee da Z-movie con un umorismo stile Buffy molto Joss Whedon e uno stile visivo tra primo Sam Raimi e il già citato David Cronenberg. Il tutto con una personalità tutta sua, uno spirito anarchico e una sana dose di fancazzismo, o fun-cazzismo, che rende meglio l'idea.
E la trama?
Dire di cosa parla questo film è del tutto inutile. Raccontarlo non servirebbe a niente, quindi questo post è fondamentalmente inutile, perché un film come John Dies at the End va vissuto in prima persona. Diciamo un’altra cosa ancora: non va vissuto, va sognato. Perché è un’esperienza che va al di là della fruizione normale, della concezione temporale come comunemente la conosciamo. John Dies at the End esiste. È come se ci fosse sempre stato. Non che abbia uno stile completamente retrò. È più un film fuori dal tempo. Come The House of the Devil di Ti "re del cinema horror" West o Grindhouse - A prova di morte di Quentin "re del cinema tutto" Tarantino. È come se fosse un film ripescato sul vecchio logoro nastro di un VHS. Ha quella stessa aria familiare di un film che ti sembra di avere già visto e allo stesso tempo possiede la freschezza della novità assoluta. John Dies at the End è fuori dal tempo, fuori anche dai generi. Un po’ horror però non è che faccia paura e un po’ fantasy perché succedono cose assurde e fantastiche, un po’ tanto comedy perché fa ridere parecchio più della maggior parte delle commedie vere e proprie in circolazione, un po’ qualcos’altro ancora, oggetto indefinito come e più di Quella casa nel bosco. John Dies at the End esiste e non importa altro. Non è tanto importante come inizia o come finisce. John muore veramente alla fine oppure no? Lascio a voi il piacere delirante di scoprirlo. Quello che è certo è che John Dies at the End è uno dei film più vivi in circolazione e no, non è un Capolavoro, ma è il cult movie che stavate aspettando. At the end. (voto 7,5/10)
Sdangher!

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