Per lavoro, docente di Informatica e Tecnologie Creative alla Metropolitan University di Leeds. Per passione, studioso di lingue aliene. È la doppia vita del professor John Elliott: creando algoritmi capaci di penetrare i diversi linguaggi della Terra, è convinto che un giorno saremo in grado, con lo stesso sistema, di decodificare un eventuale messaggio di natura extraterrestre.
IL PROFESSOR JOHN ELLIOTT
Immaginiamoci la scena: un giorno, un segnale radio proveniente dalla profondità della galassia viene davvero captato dalle “orecchie” in ascolto ormai da decenni, come le superantenne del Seti, il Search Extra Terrestrial Intelligence. Ma che succede? Nessuno lo capisce. Nessuno sa cosa rispondere. Quel contatto così straordinario per la storia dell’umanità non ha seguito, per nostra manifesta incapacità.
Un rischio che il docente britannico vuole evitare: se e quando quel giorno tanto atteso arriverà, vuole essere sicuro che ci siano gli strumenti adatti per interpretare quelle parole aliene. Da quasi vent’anni a questa parte, l’informatico è così al lavoro per trasformare le lingue usate sul nostro pianeta in strutture semplici.
“La mia specializzazione all’inizio consisteva nell’ elaborazione del linguaggio naturale- ha spiegato in un’intervista al Mail online. “Ovvero, comprendere la struttura di una lingua in modo che anche un computer potesse capirla.” Così ha iniziato a catalogare le lingue esistenti sulla Terra, con l’obiettivo di riuscire poi a tradurre automaticamente anche quelle sconosciute.
Il suo studio, il primo del genere, ha attirato l’interesse del Seti. “Il mio era un punto di vista nuovo, per questo mi contattarono e mi chiesero di pubblicare un articolo su quell’argomento. Nessuno fino a quel momento l’aveva mai fatto. ” Era il 1999. Eppure, indagare nell’ambito linguistico potrebbe rivelarsi vitale per chi è alla ricerca di vita intelligente nello spazio.
“Che accadrebbe se ricevessimo un segnale? Come potremmo sapere che si tratti davvero di un messaggio? E se anche dovesse superare un test iniziale dimostrando di essere veramente un linguaggio, come potremmo decifrarlo? “ Domande alle quali Elliott ha cercato di trovare un risposta. Per prima cosa, si è messo a studiare 60 diversi idiomi parlati nei vari continenti. Analizzandone la struttura e la frequenza di determinate parole, ha creato alcuni algoritmi: una serie di indicazioni-base che applicate a differenti linguaggi rivelano le loro somiglianze.
COME DECODIFICARE UN SEGNALE CAPTATO NELLO SPAZIO?