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JOHN GRANT, Grey Tickles, Black Pressure

Creato il 29 novembre 2015 da The New Noise @TheNewNoiseIt

JOHN GRANT, Grey Tickles, Black Pressure

Torna con Grey Tickles, Black Pressure l’ex frontman degli Czars, al suo terzo album da solista dopo gli acclamatissimi Queen Of Denmark (2010) e Pale Green Ghosts (2013).

Tra le ballate dell’esordio, dove affronta il trauma del rigetto e dello scherno, e i toni synth-pop uniti al cinismo più marcato di Pale Green Ghosts, Grant aveva impressionato la critica per il suo eclettismo compositivo, arricchito dal percorso d’accettazione di sé da lui intrapreso, prima come omosessuale, poi come sieropositivo.

Con questo nuovo disco, uscito per l’etichetta indipendente Bella Union, il cantante americano esprime nuovamente un’inquietudine insormontabile: il solletico grigio e l’oppressione nera, espressioni islandese e turca, indicano infatti due elementi chiave per l’interpretazione testuale dell’intero lavoro, rispettivamente la crisi di mezza età e gli incubi. Ironicamente, però, quella crisi preannunciata nel titolo sembra affliggere la stessa struttura sonora delle quattordici tracce, che si rivelano a tratti scialbe e in generale poco appariscenti. Se le soluzioni musicali non colpiscono quanto a innovazione, seguendo per lo più la deriva elettro-pop del secondo lavoro, comunque mista alle ballate evergreen che sembrano essere la specialità di Grant, continua invece a stupire la sua abilità di paroliere crudo e autoironico. Così, nonostante l’intro che recita parte della Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi apra l’album con un’immagine idilliaca e forzata dell’amore, la title-track comunica da subito un senso di paralisi che niente ha a che fare con i sentimenti, riflesso dagli arrangiamenti pop quasi irritanti per la loro linearità. Il tono aggressivo di “Snug Slacks”, “Guess How I Know” e “You & Him”, con chiari riferimenti erotici e saturi di provocazioni sarcastiche, ricorda quasi una versione edulcorata di Marilyn Manson, mentre “Magma Arrives” rilegge in chiave metaforica la malattia che affligge l’autore, descritto come un eroe sommerso dalla lava che gli riempie le vene di vergogna. Non mancano reminiscenze dei crescendo elettronici nelle hit dei Muse in “Black Blizzard” e “Disappointing” – quest’ultima in duetto con la Everything But The Girl Tracey Thorn – a conferma dell’immobilità emotiva di Grant, figlia di paure e disillusioni maturate con l’età: ciò che emerge, in definitiva, è l’attitudine sarcastica di un autore che rifiuta ogni certezza e si prende gioco di se stesso e degli altri, senza però farsi messia di valide alternative.

Come sembra confermare la ringkomposition dell’album, che si chiude con lo stesso passaggio tratto dalla Lettera ai Corinzi dell’intro, Grey Tickles, Black Pressure è a dir poco racchiuso in se stesso: se da un lato questa “chiusura” si risolve in una sensazione di staticità e di inerzia, tuttavia la voce di bambino che ripete i versetti biblici finali lascia aperta la speranza di un rinnovamento, artistico quanto personale, del talento di John Grant.


Tracklist

01. Intro
02. Grey Tickles, Black Pressure
03. Snug Slacks
04. Guess How I Know
05. You & Him
06. Down Here
07. Voodoo Doll
08. Global Warming
09. Magma Arrives
10. Black Blizzard
11. Disappointing (Featuring Tracey Thorn)
12. No More Tangles
14. Geraldine
14. Outro

Dischi 2015, bella union, john grant

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