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Johnny Cash - L'autobiografia

Creato il 23 giugno 2012 da Misterjamesford
Johnny Cash - L'autobiografiaAutore: Johnny CashOrigine: UsaAnno: 1997Editore: Baldini&Castoldi
La trama (con parole mie): il Man in black per eccellenza di country e rock, icona della musica americana dagli anni cinquanta alle soglie del nuovo millennio sempre in bilico tra la dannazione della dipendenza dalle droghe e la salvezza della Fede, della Famiglia e dell'amore della sua vita June Carter si racconta rivelando, più che una cronologia delle sue vicende personali, i ricordi delle esperienze vissute nelle case in cui ha lasciato un pezzo di cuore.
Dalla campagna dell'Arkansas alle spiagge jamaicane, dalle piantagioni di cotone ai palchi di tutto il mondo e dei carceri che lo resero uno dei più celebrati interpreti "live" di tutti i tempi, una panoramica diretta e sincera dell'Uomo, prima che dell'Artista.
Johnny Cash - L'autobiografia
Come ben sapete, in casa Ford Johnny Cash è considerato uno dei "nonni" ufficiali del saloon, come Clint Eastwood o Cormack McCarthy, e dunque ogni pubblicazione che lo riguardi è clamorosamente festeggiata a suon di copiosi brindisi: sentii parlare per la prima volta di questa sua autobiografia da John Cusack nella versione cinematografica di Alta fedeltà, e la vidi in libreria durante il viaggio attraverso l'Irlanda nel 2006, senza decidermi ad acquistarla principalmente per pigrizia - cosa che, invece, saggiamente fece il mio compare Emiliano -, confidando in una sua imminente pubblicazione italiana.
Niente di più sbagliato, purtroppo, tanto che, per poterla avere tra le mani, ho dovuto aspettare ben sei anni, fortunatamente resi meno lunghi dalla pubblicazione dell'ottima biografia edita da Kowalski, a livello di scrittura e cronologia di eventi decisamente più completa, paradossalmente, di questa.
In realtà, infatti, Cash by Johnny Cash appare più come un racconto fatto davanti al fuoco dal capofamiglia durante una di quelle riunioni in cui ci si trova accanto a chi si ama e ci si perde immaginando epoche vissute solo attraverso le parole e la voce di chi riporta fatti quotidiani come fossero leggende: ed è così che scorrono tra le pagine episodi della vita di Cash dalla sua infanzia durissima a Dyess, in Arkansas, a raccogliere cotone con la sua famiglia fino all'epoca in cui il futuro Man in black fu un intercettatore radiofonico per l'esercito in Germania, dai successi con la Sun che lanciò Elvis e Jerry Lee Lewis fino all'incontro con il mitico Rick Rubin, che fece esplodere una volta ancora l'appeal di un artista che pareva già destinato al dimenticatoio producendo l'incredibile serie American Recordings, che riportò in auge la figura del cantante dopo quasi un decennio di oblio - divertente l'aneddoto del loro primo incontro faccia a faccia, con il vecchio Johnny stupito per l'aspetto degno "del peggiore dei barboni" del producer di band del calibro dei Red Hot Chili Peppers, i Beastie Boys o gli Slipknot -.
Personalmente - da buon conoscitore della vita del Nostro -, ho trovato interessanti gli episodi dedicati alla morte del fratello Jack, appena quattordicenne - mostrata anche nella pellicola Walk the line -, soprattutto rispetto alla dura vita da agricoltori che i Cash conducevano ai tempi - il racconto della famiglia intera intenta a raccogliere il cotone già il giorno seguente il funerale la dice lunga in questo senso - e alla rapina che la famiglia del mitico J.R. subì nella villa in Jamaica durante le Feste, nel 1982, ad opera di tre ragazzi strafatti che arrivarono a prendere in ostaggio il figlio del cantante e della sua compagna di vita June Carter puntandogli una pistola alla testa: rispetto a questo fatto, la posizione di Cash è interessante, dato che in quanto celebrità fu trattato con tutto rispetto dalla polizia locale che finì per rintracciare e, fondamentalmente, giustiziare i giovani responsabili del crimine fortunatamente finito senza vittime - almeno per quanto riguarda il clan Cash -, essendo fondamentalmente portatrice di una critica al sistema che inghiotte giovani destinandoli, di fatto, ad un destino ben più che amaro.
La Giustizia e la Fede rimangono punti cardine della riflessione del cantautore, che anche nei momenti di rivolta più apprezzati dalle schiere dei suoi fan più giovani tende spesso e volentieri a smitizzare il conseguente alone da maledetto - fatta eccezione per il demone della dipendenza dalle pillole, che tratta con timore quasi riverenziale, considerate le numerose ricadute che ebbe nel corso della sua vita -: così ci ricorda che, a parte qualche notte passata al fresco più per garantirgli la sopravvivenza dato il suo stato, non è mai stato protagonista di un arresto vero e proprio, e frasi di pezzi storici come "I shot a man in Reno just to watch him die" tratta da Folsom prison blues altro non sono che un tentativo del musicista di mettersi nei panni dei criminali peggiori mossi dai più futili moventi.
Pur non rivelandosi uno scrittore nato, Johnny Cash si dimostra un ottimo compagno di viaggio ed un narratore onesto e sincero, sia che parli dei tour e della vita on the road o della sua vita tra le mura di casa - splendida la parentesi in cui ironizza sulla passione di June per lo shopping sfrenato -: un Uomo che ha fatto la storia del country e del rock ma che, sopra ogni altra cosa, è stato il protagonista di un'esistenza intensa e goduta dal primo all'ultimo istante, ringraziando per quello che chiama "il Dono", per la Famiglia e la forza di riuscire a rialzarsi dopo ogni caduta e pronto ad andarsene al momento giusto, sempre guidato da una "satisfied mind".
MrFord
"Well, there's things that never will be right I know,
and things need changin' everywhere you go,
but 'til we start to make a move to make a few things right,
you'll never see me wear a suit of white.
Ah, I'd love to wear a rainbow every day,
and tell the world that everything's OK,
but I'll try to carry off a little darkness on my back,
'till things are brighter, I'm the Man In Black."
Johnny Cash - "Man in black" -

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