Magazine Cinema
Origine: USA
Anno: 1989
Durata: 94'
La trama (con parole mie): Johnny il bello è un piccolo gangster di New Orleans dal viso completamente deformato, amico d'infanzia del proprietario di un grosso locale vessato dai debiti, Mikey. Organizzata una rapina e traditi dalla coppia formata dal senza scrupoli Rafe e dall'aggressiva Sunny, i due vecchi compagni finiscono male: Mikey all'obitorio, Johnny in carcere.
Proprio dietro le sbarre lo sfortunato criminale viene inserito in uno speciale programma scientifico che prevede una completa riabilitazione attraverso una serie di operazioni chirurgiche volte a rendere il suo viso completamente normale: aiutato da una suora e dal responsabile degli esperimenti, Johnny riacquista dopo cinque anni non solo la libertà, ma anche un aspetto che non ha mai avuto.
Trovato lavoro ai cantieri navali ed iniziata una relazione con una giovane impiegata, l'uomo non riuscirà comunque a liberarsi dei suoi fantasmi, e rintracciati gli ex soci traditori, ordirà vendetta contro di loro.
Fin dai tempi della mitica videoteca gestita dall'altrettanto mitico Paolo e della prima visione de I guerrieri della notte, Walter Hill è sempre stato uno dei protetti di casa Ford, simbolo di un Cinema action dalle palle d'acciaio che furoreggiò nei mitici eighties regalando perle come il supercult appena citato, I guerrieri della palude silenziosa e Danko, tanto per citarne tre che potrei recitare a memoria.
All'appello delle visioni del sottoscritto mancava però Johnny il bello, film minore di questo solidissimo regista che ai tempi ebbe più successo in Italia che in USA - trainato, probabilmente, dalle imprese del poliziotto moscovita interpretato da Schwarzenegger risalenti all'anno precedente - recuperato quasi per caso ed impreziosito da un cast decisamente all star per i tempi e non solo: accanto a Mickey Rourke, infatti, ed ai lanciati - per l'epoca - Lance Henricksen ed Ellen Burstyn, troviamo volti che solo in seguito diverranno ben più che noti come Forest Whitaker e Morgan Freeman, al centro di una vicenda che mescola hard boiled, noir, ballad strappalacrime da sbronza, un'ambientazione southern perfetta ed un gusto per il melò simile a quello che nello stesso periodo rese grandi le epopee del Cinema asiatico di genere, su tutti quello firmato da John Woo.
Visione alle spalle, posso affermare senza troppi patemi di essermi mangiato le mani per non aver goduto prima di uno dei lavori più emozionanti ed intensi del vecchio Hill, il ritratto di un loser con i controfiocchi in grado di unire al gusto crepuscolare dell'antieroe solitario gli elementi base del western dei cani sciolti, dei figli di puttana senza scrupoli e di amori troppo grandi per poter essere davvero coronati: Johnny il bello è un'anticamera crime di The wrestler, Tom Waits che incontra Shane, la vendetta ed il sangue che una vita passata per le strade chiedono anche a scapito della possibilità di vivere il sogno di potersene di fatto affrancare, il riscatto di un uomo cresciuto ai margini del mondo che, una volta avuta la sua possibilità, decide di regolare i conti prima ancora di vivere la vita che ha sempre sognato.
Johnny, un Elephant man dei bassifondi venuto su a pane e crimine, avuta la possibilità di ricominciare a vivere proprio grazie alla più grande perdita della sua esistenza, è passo dopo passo ed inesorabilmente attratto dal ritorno al lato oscuro dell'anima, lo stesso che lo ha reso prima uno zimbello e dunque un vero protagonista, quella vendetta che chiama a gran voce il sangue di chi è costato tutto al suo più caro amico, per una vicenda che non avrebbe sfigurato in una pellicola di Melville o, portando avanti le lancette del grande orologio, in una di Jonnie To - e in questo caso sarebbe nata una curiosa assonanza di nomi -: Walter Hill, con venticinque anni di anticipo, firma dunque uno dei suoi film meno conosciuti eppure più liricamente potenti, un lavoro che oggi farebbe sognare i fan di Refn, la parabola discendente di un protagonista romantico e dannato come pochi ne sono capitati qui al Saloon, ed uno dei charachters meglio calzati dall'altrettanto dannato Mickey Rourke, che ha sempre fatto della sua somiglianza ai personaggi interpretati uno dei suoi assi nella manica.
L'atmosfera ed il contorno della vicenda, inoltre - che potrà peccare di qualche ingenuità rispetto ad una sceneggiatura in alcuni punti parzialmente sbrigativa -, rendono alla grande il contesto hard boiled di quegli anni, raccogliendo il testimone di vere e proprie perle come Vivere e morire a Los Angeles o pellicole decisamente più sociali come Tuta blu, misconosciuto dramma operaio passato purtroppo quasi sotto silenzio ed ancora oggi noto meno perfino meno dello stesso Johnny il bello: di norma da Walter Hill mi aspetto sempre un certo grado di soddisfazione, eppure il risultato ottenuto da questo film è stato decisamente superiore a quanto potessi sperare.
Hill, con tutta la sua ruvida spigolosità da uomo d'acciaio dell'action, è riuscito a sorprendermi con un melodramma crime dalle tinte fosche e romantiche, una storia di vendetta, amicizia ed occasioni sprecate come ora non se ne fanno davvero più - o quasi -, regalando alla settima arte un charachter assolutamente memorabile anche come fantasma di un'epoca definitivamente tramontata - quella dei titoli dati in seconda serata e delle strade bagnate nelle riprese notturne - e volto di un'opera che difficilmente potrà ritagliarsi uno spazio maggiore di quello che ha ottenuto fino ad ora: ma in fondo è giusto così.
Quelli come Johnny il bello sono nati per i margini.
Ci sono cresciuti, ci sono vissuti, e ci sono morti.
E l'hanno fatto alla grande, meglio di quanto qualsiasi vincente potrà mai davvero sognarsi.
Ed io sarò sempre pronto a raccogliere il loro testimone, e a raccontare le gesta di chi vive oltre quel confine e sempre al massimo, pronto a tenere i propri cavalli e dare ai fantasmi le voci che meritano.
In fondo, prima o poi finiamo per diventarlo tutti.
MrFord
"I'm the detective up late
I'm the blood on the floor
the thunder and the roar
the boat that won't sink
I just won't sleep a wink
you're the same kind of bad as me."
Tom Waits - "Bad as me" -
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