Riprendere in mano un capolavoro è l'operazione più rischiosa, cinematograficamente parlando, che si possa mettere in atto. Joker (2019) di Todd Phillips è stato uno dei più grandi successi, sia da un punto di vista artistico che commerciale, dell'ultimo decennio. Un'opera maestosa e sconvolgente, in grado di sfruttare il marchio DC Comics e uno dei villain più celebri della storia come mai si sarebbe potuti immaginare. Un cinecomic sulla carta, un incredibile film d'autore nei fatti.
Un capolavoro su cui intervenire solo con idee chiare, con la certezza di non andarlo a rovinare con un nuovo capitolo. Ahimè non è quello che accade con Joker: Folie à Deux. Un sequel che nasce privo di idee, si discosta dal primo capitolo nella struttura e nel risultato finale. Una scelta audace e folle quanto il suo protagonista. Ma proprio come Arthur Fleck, Joker: Folie à Deux appare frammentato: forma e contenuto non camminano di pari passo, il che non fa che aumentare la delusione per un film visivamente impressionante ma che non ha senso di esistere.
Joker: Folie à Deux è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2024 (qui tutti i film premiati), senza ottenere però il successo del suo predecessore, vincitore del Leone d'Oro a Venezia 76 L'uscita nelle sale cinematografiche in Italia è fissata per il 2 ottobre 2024.
Joker: Folie à Deux, il Joker & Harley Show
Se Joker è una escalation di rabbia e violenza che sfocia in una rivolta di massa, Joker: Folie à Deux riparte da quel finale e lo interiorizza, concentrandosi sul conflitto di Arthur Fleck (Joaquin Phoenix). La pellicola ruota attorno alla frammentazione del personaggio, alla dualità Arthur-Joker.
Tra le mura della struttura di detenzione di Arkham, si svolgono i preparativi per il processo di Arthur, accusato degli omicidi visti nel primo film. La strategia dei suoi legali si basa sulla volontà di provare la scissione del protagonista, di dimostrare come abbia agito in qualità di Joker, un'altra personalità sviluppatasi come meccanismo di difesa di fronte agli abusi subiti sin dall'infanzia.
Una scissione che si tenta di ricomporre attraverso un gruppo di musicoterapia. Ed è qui che avviene l'incontro tra Joker e Lee, ovvero la Harley Quinn interpretata da Lady Gaga. La relazione tra i due si sviluppa proprio attraverso la musica, l'elemento di novità rispetto al primo Joker.
Joker: Folie à Deux non è un musical nel senso letterale del termine, ma un film musicale che mescola alcune canzoni originali (non memorabili) con altre del passato. Sequenze musicali che prese singolarmente risultano ben fatte, ma che nel complesso appaiono come intermezzi musicali utili solo a dilatare il film e mettere in luce le straordinarie doti canore di Joaquin Phoenix e, inutile sottolinearlo, di Lady Gaga. Tutto sommato restano però più che apprezzabili, anche solo per il coraggio di Todd Phillips. Se eravate spaventati dall'idea del musical, potete quindi stare tranquilli: non è questo il problema del film, ma (quasi) tutto il resto.
Joker: Folie à Deux non ha niente da raccontare
Joker: Folie à Deux ha un unico, colossale, difetto: non ha senso di esistere. Il primo atto del film riesce davvero ad incuriosire, è un'ottima parte introduttiva, coadiuvata dalla fotografia pazzesca che caratterizza tutto il film. Ben presto però ci si accorge che è un'introduzione al nulla assoluto.
Nel momento in cui ha inizio il processo di Arthur, il tempo sembra cristallizzarsi e le oltre due ore di film diventano un'eternità. Semplicemente perché questo processo non può essere il nucleo narrativo centrale dell'intera pellicola, a tratti un legal drama poco riuscito. Joker: Folie à Deux, piuttosto che il sequel di , sembra il suo finale. Un finale spalmato su 138 minuti, con l'aggiunta di storyline e personaggi in fin dei conti insignificanti. L'esempio più eclatante? Harley Quinn.
Lady Gaga è impeccabile nelle sequenze canore e nelle poche altre scene di rilievo che le vengono concesse. Il problema di fondo risiede, tuttavia, ancora una volta nella scrittura. L'approfondimento psicologico della sua Harley è ridotto al lumicino. L'esistenza stessa del personaggio non ha alcun ruolo ai fini del racconto. Il fatto che Arthur non sia più solo non è una reale giustificazione per le sue azioni, quanto più un banale stratagemma per rimettere in moto una storia che, altrimenti, si sarebbe fermata al primo film.
L'aggiunta di Harley è dunque poco più che una mossa di marketing, proprio come ci si potrebbe aspettare dal sequel di un film che ha superato il miliardo di dollari di incassi. Dispiace perché nella prima parte il rapporto morboso tra i due sembra essere quello che avremmo voluto. L'intera pellicola è però un costante declino, che culmina in un finale sconcertante e a dir poco deludente, per gli standard a cui ci aveva abituati Todd Phillips.
Solo delusione o è tutto da buttare?
Deludente è la parola chiave riguardo a Joker: Folie à Deux. E fortunatamente no, non tutto è da buttare. Semplicemente non si può realizzare un sequel senza la totale certezza di riuscire quantomeno ad avvicinarsi al livello del primo capitolo.
Eppure, mettendo per un attimo da parte una storia che non rende giustizia all'originale, sono tanti gli aspetti memorabili della pellicola. A partire dalla fotografia che rende Joker: Folie à Deux una delle opere visivamente più spettacolari dell'anno. Si confermano di altissimo livello anche la regia di Todd Phillips, la colonna sonora e le interpretazioni del cast, guidato da Joaquin Phoenix che aggiunge un ulteriore livello di difficoltà, rappresentato dalle sequenze musicali.
I motivi per amare il film, dietro ai comunque presenti difetti oggettivi, non mancano. Paradossalmente, Joker 2 potrebbe trovare molti fan tra i detrattori del primo film. Se non siete tra questi, recatevi in sala abbassando l'asticella delle aspettative fissata dal primo Joker. Perché Folie à Deux non si merita l'odio del pubblico, ma solo un po' di inevitabile delusione.
Joker: Folie à Deux
Joker: Folie à Deux è un inevitabile delusione, che cerca senza successo di raggiungere il livello del primo capitolo. Una trama inesistente rende vano tutto ciò che c'è di buono, a partire dalla fotografia che la eleva ad una delle opere visivamente più spettacolari dell'anno. Impeccabili, soprattutto nelle sequenze musicali, anche le interpretazioni di Joaquin Phoenix e Lady Gaga, nonostante il pessimo lavoro di scrittura fatto sul personaggio di Harley Quinn. Lascia perplessi la sceneggiatura, che ruota attorno al processo di Arthur senza mai lasciare il segno, fino a culminare in un finale che chiude un arco narrativo ma sembra lasciare una porta aperta per il futuro.