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Jonás Trueba: «Tutte le canzoni parlano di me»

Creato il 23 novembre 2010 da Nouvellepunk

 

Todas las canciones habla de mi di Jonas trueba

Todas las canciones habla de mi di Jonas trueba

Il suo cognome lo tradisce, nipote di David. È un Trueba, è un regista. Nonostante la giovane età, Jonás Trueba (Madrid, 1981) si è inserito già in numerosi titoli di coda di vari film come co-sceneggiatore. Más pena que Gloria e Vete de mí, di Victor García Leon e El baile de la Victoria (2009), di suo padre, con il quale fu in concorso per il Goya. «Ho avuto la fortuna di crescere in un famiglia dove si respira l’amore per il cinema. Iniziai a scrivere sceneggiature da piccolo e questo mi aiutò ad imparare dai miei propri errori. Si impara molto vedendo film, leggendo, essendo curiosi… come disse Oscar Wilde, la tecnica è la personalità».

Novembre è il suo mese. Esce questo mese, infatti, il suo primo lungometraggio, in concorso in questi giorni al festival del cinema di Gijón, FICXixón. «Ho sempre diretto, anche se solo dentro la mia testa», riconosce. Nel suo primo lungometraggio, come qualsiasi ragazzo che aspira a far carriera nel cinema, ha dovuto fronteggiare diverse difficoltà per «riuscire a mantenere la fede. Il cinema è nelle mani delle televisioni, alla fine sono i suoi dirigenti a decidere, e il mio film non gli interessava per niente. Ci sono riuscito grazie ad amici decisi a girarla a costo di qualunque cosa».

Todas las canciones hablan de mí è una storia d’amore («qualcosa di possibile e sostenibile») con musica, «non una successione di immagini tipo videoclip. Odio questo al cinema». Racconta la storia di Ramiro (Oriol Vila) che prova a dimenticare Andrea (Bárbara Lennie) e di come questa disposizione sentimentale lo conduce a credere che tutte le canzoni parlano della sua vita. «Il titolo vuole evocare uno stato emozionale» dichiara Jonás. «Avevo abbastanza chiara la colonna sonora [Bill Evans, Nacho Vegas, Franco Battiato, etc…] prima di scrivere la sceneggiatura con David Gascón. Ho provato a mettermi al servizio della musica».

Nel suo curriculum, un corto, un’opera di teatro, alcuni libri e un blog sul cinema. «Vivere facendo il cineasta è abbastanza difficile. Per questo, è meglio accompagnarlo con altri lavori. Scrivere sul cinema è anche una forma di fare cinema». Si mostra scettico davanti al futuro. «Vedo quanto costa a mio padre portare avanti i suoi film e mi chiedo come potrà essere diversamente per me e non immagino per gli altri che non contano di nessun appoggio. Grazie alla mia famiglia ho un’esperienza che mi permette relativizzare e desacralizzare la professione». Il suo film non ha ancora una data prevista per l’uscita nelle sale commerciali.

 

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