Mentre frugo fra i titoli di nuova uscita delle serie tv, mi capita spesso di andare a cercare qualche nuova serie tv inglese. Questo perché, nel tempo, ho imparato una lezione importante: gli inglesi, per quanto riguarda le serie, sono dei fottutissimi geni. E così, spesso e volentieri, scopro delle vere e proprie perle – si pensi ad Utopia, Black Mirror, alla prima stagione di In The Flesh e così via – che i cugini americani non riescono neanche a contemplare. Gli inglesi, infatti, se ne strafottono della serialità a 20 e più episodi, se ne sbattono se gli indici d’ascolto chiedono a gran voce una nuova stagione e se ne strafregano di spremere come un limone ogni storia che gli viene in mente.
E’ il caso, fortunatamente, anche di questa miniserie di sette episodi tratta dall’omonimo libro di Susanna Clarke del 2004 (in Italia dal 2005). Sette puntate per affrontare i sette capitoli del libro della Clarke, poi si chiude. Niente seguiti, niente di niente. Vi è piaciuta? Siamo contenti. La serie riprende di pari passo le vicende narrate del libro, ambientate in un XIX secolo “parallelo” al nostro: un universo alternativo nel quale la magia ha fatto parte del mondo fino al 1500, per poi sparire nel nulla. A 300 anni di distanza, però, Mister Norrell – topo da biblioteca, appassionato e collezionista di libri di magia e asociale – e Jonathan Strange – eterno sfaticato, profondamente innamorato della sua Arabella – riportano un po’ di magia in Inghilterra. In mezzo ai due uomini, il primo rigoroso e scientifico e il secondo curioso e creativo, una profezia scritta 300 anni prima dal Re Corvo, lo schiavo senza nome che dominò il Nord del Paese con la sua magia. A pungolare i due, inoltre, c’è un essere fatato, un gentiluomo dai capelli lanuginosi e Re di Senzasperanza, che farà di tutto per strappare Arabella dalle mani di Strange.
Per essere una serie che avevo iniziato a guardare per caso, senza averne mai sentito parlare minimamente, devo dire che mi ha lasciato di sasso. Nonostante un primo episodio non splendido, infatti, gli altri sei a seguire sono stati tutti di un livello eccezionale. Le magie, gli intrighi della trama e i vari personaggi che vi girano attorno sono realizzati in maniera impeccabile. Tutta la storia, alla fine, risulta essere splendida (anche se differisce leggermente da quella narrata nel libro). Un prodotto veramente azzeccato, che superata una certa riluttanza iniziale (forse dovuta a una suspence esagerata), sorprende ad ogni puntata, regalando allo spettatore un’esperienza unica nel mondo della magia inglese. Nell’ultimo episodio, poi, la storia da il meglio di sé, facendo convergere tutti i filoni sviluppatisi dall’inizio della storia, senza lasciare nulla al caso.Come tutte le serie che arrivano dall’Inghilterra, quindi, anche Jonathan Strange e Mr Norrell è un prodotto nettamente superiore.