Partenza da Tybnija, ed arrivo, a Abu Mingar, con una tappa di 580 chilometri che porta a Sud nel deserto egiziano, passando ai margini del favoloso ed inaccessibile Deserto Bianco ed avvicinandosi al Tropico.
La giornata inizia bene. Il deserto è magnifico, Jordi Viladoms parte per primo, perché ha vinto la tappa precedente, e “naviga” in solitario al comando della tappa. Ma dopo poco più di cento chilometri la sua KTM comincia a borbottare. Viladoms rallenta e viene raggiunto dai primi avversari partiti dopo di lui. Al rifornimento del KM 195 il Pilota Bordone-Ferrari prova a verificare, soffia nel tubo di sfiato dei serbatoi, scuote e controlla tutto quanto è “visibile”. Sembra tutto a posto, Jordi riparte velocissimo. Poco più avanti, però, la moto rallenta di nuovo, e sempre più spesso. Deconcentrato, Viladoms cade violentemente incassando una forte contusione al torace. Forse una costola incrinata. Il secondo posto nella generale del Rally, conquistato alla viglia, si allontana inesorabilmente mentre Joan Barreda va a vincere la sua seconda tappa in questa edizione del Faraoni. L’importante è arrivare al traguardo, e limitare i danni. Con andatura regolare seppure notevolmente rallentata, Viladoms riesce a raggiungere il bivacco di Abu Mingar, 28 minuti dopo Barreda, e dietro anche a Gonçalves, Przygonski, Salvatierra e Ullevalseter.
Al bivacco Roberto Boasso, meccanico Bordone-Ferrari e personale di Viladoms, sostituisce il motore della KTM n° 2. Per il Pilota è importante presentarsi all’avvio della quarta tappa. Intanto non è detta l’ultima parola, e poi anche un Faraoni non troppo fortunato è un’occasione preziosa per prepararsi alla Dakar 2013, sempre più vicina.
Jordi Viladoms:
“Poteva essere una giornata perfetta. Alla partenza mi sentivo benissimo, e mi piaceva l’idea di aprire la pista della tappa più lunga e difficile del Rally. In perfetta concertazione ho alzato il ritmo, ho superato i primi cordoni di cune senza difficoltà, su piste immaginarie senza traccia alcuna. Poi veniva una parte più veloce. Mi sono girato un attimo ma non vedevo polvere alle mie spalle. Bene. Ho accelerato e spinto al massimo. Dopo una cinquantina di KM la moto ha iniziato a “singhiozzare”, poi ripartiva, poi di nuovo al rallentatore. Mancava poco al rifornimento ed ho pensato ad un’ostruzione delle tubature del carburante. Durante la sosta ho controllato, ma tutto sembrava regolare, a posto. Nel frattempo erano arrivati anche i miei avversari. La sezione successiva era più veloce e siamo partiti tutti al massimo. Barreda, ancora una volta, era il più veloce, ma io “tenevo”. Ad un tratto il difetto si è manifestato di nuovo, di colpo e sempre più frequentemente. Probabilmente distratto dalla preoccupazione, sono caduto dopo aver superato una duna di sabbia molto soffice. Ho danneggiato la moto e preso una gran botta al torace. In quel momento le mie aspirazioni sono svanite, ed è subentrata la paura di non riuscire ad arrivare al traguardo. Ho rallentato ed ho proseguito, ma ormai irrigidito dal proposito di portare a termine la tappa. Stamani pansavo di poter recuperare ancora qualcosa ed attaccare la leadership di Joan Barreda, stasera mi devo preoccupare di non riuscire a mantenere il secondo posto nel Mondiale. Le corse, i Rally sono così: un giorno ridi, un altro piangi!”.