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Josipović

Creato il 11 agosto 2011 da Pasudest



JOSIPOVIC: UN GIORNO CROATI E SERBI CELEBREREANNO INSIEME IL GIORNO DELLA VITTORIA

Ivo Josipovic


Di Marina Szikora [*]
"Credo che arrivera' il giorno in cui i croati ed i serbi a Knin celebreranno la vittoria della Croazia, quando insieme depositeremo le corone sul monumento in memoria a tutte le vittime innocenti della guerra, croati e serbi che siano. Sicuramente ci vorra' ancora del tempo affinche' questo avvenga, ma avvera'". Con queste parole, il presidente croato Ivo Josipović in una intervista al quotidiano croato 'Jutarnji list' ha parlato della Giornata della Vittoria del 5 agosto, in cui ogni anno la Croazia celebra il ricordo dell'operazione militare croata 'Tempesta' che nel 1995 libero' una gran parte della Croazia sotto occupazione dei serbi ribelli della Krajina. La vicenda che per i cittadini croati rappresenta una memoria d'orgoglio nazionale, al tempo stesso e' una memoria delle vittime civili serbe morte nel corso e dopo l'operazione Tempesta. I due ex generali croati, Ante Gotovina e Mladen Markač sono stati condannati in un processo di primo grado ad altissime pene carcerarie dal Tpi dell'Aja per aver commesso crimini di guerra. Come ha scritto 'Jutarnji list' in occasione della festa nazionale croata celebrata lo scorso 5 agosto, "il fatto e' che la giornata della liberazione di Knin, la giornata che i croati celebrano come   una delle feste nazionali piu' importanti, tra molti serbi croati suscita emozioni dolorose  e spesso molto amare".
La Tempesta e' per la maggior parte dei croati e cittadini della Croazia una giornata storica, il giorno in cui la Croazia ha restituito il suo territorio, l'autorispetto e ha eliminato l'occupazione. La Tempesta ha aperto le porte alla liberta' e alla democrazia, allo sviluppo della Croazia in un paese di standard europei, ha ricordato nell'intervista il presidente Josipović. Dobbiamo comprendere i serbi che piangono i loro parenti e amici. Loro sono tristi come i croati sono tristi per le loro vittime. Commemoreremo insieme la Tempesta nel momento in cui i serbi accetteranno la verita' politica e storica delle ragioni della guerra e della Tempesta, quando entrambe le parti comprenderanno il dolore degli altri, quando ugualmente condanneranno tutti i crimini, ha sottolineato Ivo Josipović. Il presidente croato e' convinto che la riconciliazione dei croati e serbi e' possibile e che questo e' un presupposto dello sviluppo, ma ha rilevato che la maggioranza dei croati e serbi in Croazia non ha bisogno di speciali riconciliazioni. La guerra, ha ricordato il capo dello stato croato, ha lasciato molti traumi difficili ed e' comprensibile che questa gente accetta difficilmente la riconciliazione globale. Tuttavia, le cose vanno avanti. La riconciliazione tra Croazia e Serbia, ha sottolineato Josipović, e' un processo che da' risultati visibili. Basta vedere quanta gente attraversa la forntiera, si reca in viaggi turistici, fa commercio. Vi e' anche la collaborazione delle polizie e delle procure di stato dei due paesi nella lotta contro la criminalita' organizzata, dice Josipović.
Alla domanda come e' possibile cambiare i profondi contrasti tra croati e serbi relativi all'interpretazione della Tempesta, il presidente croato risponde che sono necessari la persistenza nei colloqui, comprensione reciproca, rispetto di tutte le vittime, condanna di tutti i crimini. Naturalmente anche l'attuazione in pratica di tutte le leggi che salvaguardano la posizione delle minoranze nazionali. Bisogna poter essere croato politico, quindi un cittadino  della Croazia responsabile e al tempo stesso serbo di nazionalita'. "Oserei dire che gia' oggi i serbi croati, o almeno un numero maggiore di essi, lo e' di gia'. Nello stesso modo, i croati devono imaparare che l'esistenza delle tradizioni e delle culture di minoranze serbe, bosgnacche, italiane, ungheresi o altre in Croazia non minacciano l'identita' nazionale croata di nessuno" ha detto il presidente Josipović. Ma ci vorra' ancora del tempo affinche' l'impegno instancabile del presidente croato diventi una realta' veramente vivente. Nemmeno quest'anno il ricordo croato della Tempesta non e' passato liscio nei confronti della Serbia. A provocare nuovi contrasti ci ha contribuito questa volta la premier croata Jadranka Kosor la quale nel suo intervento alla ceremonia centrale a Knin, ha salutato e ringraziato i generali croati Ante Gotovina e Mladen Markač per essere stati al comando dell'azione militare croata.
Non e' mancata subito la reazione del presidente serbo Boris Tadić che ha fermamente condannato tali dichiarazioni ribadendo che la Tempesta ha portato alle sofferenze di vittime innocenti e all'esodo di oltre 200.000 serbi della Krajina. Tadić ha sottolineato di ritenere molto importante che tutti gli accusati di crimini di guerra, compresi i generali croati condannati in una sentenza di primo grado, si trovino all'Aja. Il presidente serbo ha detto che le dichiarazioni di Jadranka Kosor non contribuiscono allo sviluppo delle relazioni di buon vicinato tra Serbia e Croazia che si impegnano ad alzare la loro collaborazione ad un livello piu' alto dopo "conflitti difficili" negli anni novanta sul territorio dell'ex Jugoslavia e che hanno "lasciato un gran numero di morti, dispersi e scacciati dalle loro case". Secondo Tadić, non si possono glorificare criminali di guerra e ha sottolineato che "i rappresentanti della Serbia democratica, la quale collabora con il Tribunale dell'Aja e ha estradato 46 imputati di crimini di guerra, non lo hanno fatto mai". Nella sua risposta, la premier croata ha detto di aver salutato i generali croati perche' "e' stato pericoloso" rimanere in silenzio davanti alle richieste del presidente della Serbia Tadić di non festeggiare la Tempesta. Un comunicato dell'Ufficio della premier croata sottolinea che la Tempesta e' stata un'azione legittima e giusta che ha sconfitto la politica di agressione di Slobodan Milošević. Oltre che liberare il territorio occupato della Croazia, la Tempesta rappresenta la vittoria contro il tirrano ed ha aperto ai vicini la via verso la democrazia.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi


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