Una volta soddisfatta la sua curiosità, tocca a me fare un po’ di domande sul suo ultimo libro, Il mondo di Anna, un saggio fiabesco ad alto contenuto sociale, pubblicato da Longanesi e dedicato alla tutela dell’ambiente.
Lo scenario che dipinge ne Il mondo di Anna è davvero spaventoso. Crede che sia realistico? Davvero in poche generazioni potremmo avere un mondo desertificato?
Credo di sì. Io non ho scritto la mia previsione per il futuro, non ho idea di come sarà il futuro, nessuno lo può davvero sapere perché molto dipende dalle scelte che faremo. Con questo romanzo ho voluto portare i lettori nel futuro, tra settant’anni, attraverso Anna, attraverso la sua fantasia e i suoi sogni, perché lei ha la possibilità di entrare in contatto con un’altra realtà. Però, tutto quello che lei vede si basa sulle sue letture scientifiche riguardo al clima, che sono poi quelli che ho fatto io. Non avrei mai potuto pubblicare questo libro senza la consulenza di un climatologo che mi aiutasse a scoprire eventuali incongruenze. Questa persona, dopo aver letto il testo, mi da dato l’ok, quindi penso che nessun esperto potrebbe accusarmi di aver esagerato nel dipingere gli scenari più drammatici; potrebbe davvero finire così, ma io ho fiducia nel buon senso degli esseri umani.
Ho incontrato molte Anna in Norvegia. Ho conosciuto tantissime ragazzine seriamente impegnate nella lotta all’inquinamento, per proteggere la prossima generazione ma anche la loro, perché queste sedicenni saranno ancora al mondo fra settan’anni. Però non ho preso ispirazione da una persona in particolare per il personaggio di Anna; forse per l’aspetto psicologico del personaggio ho preso me stesso come riferimento perché anch’io ho molta immaginazione.
Come mai è tornato a scegliere una ragazzina come protagonista della sua storia? Non temeva di ripetersi dopo Il mondo di Sofia?
In effetti mi è capitato di sfogliare Il mondo di Sofia per vedere che cosa avevo scritto riguardo al clima ventidue anni fa e ho scoperto che non ne avevo parlato per niente, non c’èra nemmeno una riga su questo argomento! Un po’ mi sono vergognato perché la preservazione del nostro pianeta è un tema filosofico essenziale, così ho deciso di scrivere Il mondo di Anna, quasi come se fosse un appendice del primo libro.
Va detto che la ripetizione “Il mondo di” è una scelta dell’editore italiano, perché in norvegese il titolo dei due romanzi è diverso e l’ultimo recita: “Anna, fiaba sull’ambiente e il clima della Terra”.
Il suo libro è a metà tra il romanzo, la fiaba e il saggio, esattamente come lo era Il mondo di Sofia. Che tipo di pubblico ha in mente quando scrive?
In genere quando mi metto a scrivere non penso al pubblico dei lettori, ma poi arriva il momento in cui devo scegliere a chi dirigermi perché so che il libro dovrà trovare una collocazione sugli scaffali delle librerie e in questo caso mi sono rivolto ai giovani. Tuttavia, credo che Il mondo di Anna sia una fiaba per tutti, un messaggio che io mando agli adolescenti ma anche agli adulti in generale.
Più che proposte concrete, le mie sono delle “visioni”, perché la verità è che non siamo tutti uguali e dovremmo trovare modi differenti per preservare la biodiversità presente in natura. Ognuno di noi può fare qualcosa applicando le sue iniziative alle preferenze personali. Io amo andare in montagna, un altro al mare, un altro in campagna a fare birdwathcing… Sarebbe già un grande passo avanti. Pensiamo che miliardi di euro vengono spesi per sostenere squadre di calcio in tutto il mondo, questo significa che la gente vuole “appartenere” a qualcosa, avere degli interessi speciali. Io, a quattordici anni, facevo la collezione delle figurine degli attori famosi… Ecco, in quest’ottica bisognerebbe lavorare, come propongo nel libro, per creare interessi specifici per la natura.
Pensa che gli scrittori abbiano il potere di cambiare il mondo?
Io credo di sì. Filosofi e scrittori sono sempre stati in prima linea nella lotta per i diritti umani e per la libertà di espressione. Pensiamo al Rinascimento con Galileo o Giordano Bruno, oppure ai filosofi francesi che rischiavano la vita per la libertà di espressione. Grazie al loro impegno questi diritti sono stati riconosciuti. Oggi dobbiamo occuparci non solo di diritti, ma anche di doveri e responsabilità e spero che gli scrittori svolgano un ruolo chiave in questo percorso. Letteratura e arte sono una celebrazione dell’esperienza e della coscienza umana, quindi il ruolo degli scrittori è quello di difendere e diffondere questo patrimonio.
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