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Joy

Creato il 31 gennaio 2016 da Kelvin

JOY(id.)
di David O. Russell (Usa, 2015)
con Jennifer Lawrence, Robert De Niro, Bradley Cooper, Isabella Rossellini, Edgar Ramirez, Diane Ladd, Virginia Madsen
durata: 124 minuti

Il Sogno Americano ridotto a una soap-opera, di quelle che ormai guardano solo le signore di bassa cultura e minime aspirazioni, che se ne stanno tutto il giorno sul divano a vedere la tv: chi ha sbrigativamente liquidato Joy come l'ennesima rappresentazione dell' American Dream, probabilmente non ha prestato molta attenzione al modo in cui David O. Russell ha strutturato il suo ultimo film, che è un tantino più profondo e complesso di quello che appare...
Attenzione alle date, perchè è importante capire in che epoca ci troviamo: siamo agli inizi degli anni '90, vale a dire nell'America di Bush sr., della Guerra del Golfo, del boom economico e del periodo d'oro della Borsa. Erano gli anni in cui qualsiasi titolo compravi ti faceva fare soldi, i mutui subprime erano ben lontani dal concepimento e gli Stati Uniti erano (ancora) la Terra dell'Abbondanza, ovvero delle opportunità e delle possibilità che non si negano a nessuno. Così, poteva ancora accadere che una ragazza madre trentenne, spiantata e con tre figli a carico, riuscisse a dare una svolta alla propria vita vendendo a milioni di persone stordite dalla tv un trabiccolo di sua invenzione: l'immagine, appunto, del Sogno Americano. Ma dietro quell'immagine di (apparente) benessere, c'era invece una nazione opulenta e pantofolaia, ingenua e retrograda, che si stava lentamente avviando al disfacimento economico e sociale, poi definitivamente sancito dopo nemmeno un decennio dall'attentato alle Torri Gemelle e dalla conseguente, tremenda disillusione.
JOYCosì la figura di Joy Mangano, la donna che inventò il mocio lavapavimenti, rappresenta degnamente quell'America credulona e perbenista che viveva al di sopra delle proprie possibilità. Russell la contestualizza bene in un incipit da favola, nel senso letterale del termine: una tipica famiglia piccolo-borghese, sgangherata, senza soldi e senza aspirazioni. Solo la giovane Joy ha voglia di rischiare e mettersi in gioco, ma la sua vita assomiglia tanto alle orrende telenovelas che tengono compagnia a una madre delusa ed assente, ormai rassegnata alla propria mediocrità. La prima mezz'ora del film è bellissima, sembra davvero di stare in un'altra dimensione, sospesi sopra un fragile castello di carte che nasconde perfettamente le difficoltà economiche, affettive e relazionali del complicato microcosmo famigliare in cui si dibatte Joy, specchio fedele della società americana nel contesto storico appena descritto.
JOYPeccato però che poi il film perda man mano di leggerezza e originalità, appiattendosi ben presto sugli schemi del biopic puro e semplice e pagando dazio a una sceneggiatura raffazzonata e a tratti poco plausibile (soprattutto nel finale, quando la protagonista, a un passo dal baratro, risolve tutti i suoi problemi in un battito di ciglia grazie a un improbabile colpo di scena ai danni di un misterioso "uomo col cappello"...). Tuttavia, Joy non è affatto un film deludente e sbagliato come in molti hanno scritto e vogliono far credere, il segreto sta nel vederlo con gli occhi "giusti", senza pregiudizi e senza altezzosità, fidandosi della bravura di un'attrice che, io per primo, stavolta avevo trattato con sufficienza all'annuncio della sua ennesima candidatura agli Oscar...
E invece la splendida Jennifer Lawrence la sua nomination se la merita, eccome. Possiamo dire tutto su di lei: che è onnipresente, costruita, un tantino antipatica e anche un po' smorfiosetta... ma è anche una delle migliori attrici in circolazione a Hollywood, capace di caricarsi sulle spalle il peso di un film intero e farlo diventare appetibile a un pubblico che, altrimenti, difficilmente si appassionerebbe alla biografia dell'inventrice di uno spazzolone... la Lawrence è un'interprete sopraffina, versatile, credibile in ogni ruolo. E i suoi ruoli finora sono stati quelli di donne "normali" e piene di difetti, problematiche, sole e spesso infelici, vale a dire i ruoli più difficili da interpretare: non si è mai "imbruttita" ad arte per ricattare il pubblico, non è mai ingrassata o dimagrita a comando, non ha mai interpretato donne handicappate o malate terminali per ingraziarsi i membri dell'Academy. Per certi aspetti (determinazione, coraggio, scelta dei ruoli) mi ricorda la grande Jodie Foster, che non a caso l'aveva già voluta con sè in Mr. Beaver.
JOYLa sua Joy, faccia da ragazzina e carattere d'acciaio, che combatte da sola contro un mondo di squali, sfidando gli assurdi pregiudizi e il maschilismo imperante in un Grande Paese finto progressista, è uno dei più bei personaggi femminili della stagione. La Lawrence per la prima volta in carriera è l'unica protagonista di un film non di fantasia, lasciando sullo sfondo i suoi abituali "compagni di viaggio" (Bradley Cooper e Robert de Niro, poco più che figuranti) e prendendosi tutto lo spazio necessario.
Vale la pena vederlo, solo per lei.

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